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Innovazione contro le lobby

I prossimi giorni in Europa saranno quelli decisivi per capire definitivamente le sorti di REACH, il nuovo regolamento che ha come obiettivo quello di riordinare tutta la normativa in tema di autorizzazione delle sostanze chimiche prodotte e utilizzate dal mercato, probabilmente la normativa più importante sul piano industriale e ambientale che l’Unione Europea abbia mai affrontato. E’ in corso una complessa trattativa tra Commissione, Consiglio e Parlamento in cui quest’ultimo sino adesso ha svolto il ruolo più “avanzato” scommettendo sul fatto che una norma severa dal punto di vista delle tutela dell’ambiente e della salute avrebbe anche favorito l’innovazione e la capacità  dell’industria di adeguarsi alle nuove richieste di sicurezza che vengono dai cittadini europei. Il Consiglio invece (e al suo interno non è ancora chiara la posizione del Governo italiano) è parso invece più sensibile alle richieste della lobby delle grandi industrie chimiche che vogliono in buona sostanza frenare il cambiamento. Il punto fondamentale su cui sta avvenendo lo scontro è  il “principio di sostituzione” – l’obbligo cioè di sostituire con prodotti che hanno la stessa efficacia ma sono meno dannosi, quelli più impattanti. Un principio che rappresenta un elemento fondamentale per l’interesse della salute dei cittadini e dell’ambiente ma anche per l’innovazione e la competitività  delle nostre imprese, a partire da quelle piccole e medie per le quali aver inserito il cosiddetto principio OSOR (ovvero one sostance, one registration) significa poter mettere in atto sistemi di filiera e non subire pesanti oneri economici.
C’è poi l’estensione dell’”obbligo di diligenza” (duty of care) che rende le industrie chimiche responsabili della sicurezza dei loro prodotti. Positivo almeno quanto l’aver stabilito il diritto dei consumatori ad accedere alle informazioni sulle sostanze chimiche presenti negli oggetti di uso quotidiano.
Il prossimo passaggio sarà  a questo punto l’assemblea plenaria dell’Europarlamento a metà  novembre nella quale  se si raggiunge la maggioranza qualificata, il testo potrà  passare al vaglio del consiglio competitività  di dicembre ed avere il definitivo via libera. Ed è per questo che è fondamentale che gli europarlamentari del centrosinistra si impegnino in maniera forte e univoca per salvare i punti qualificanti del REACH.

Se così non fosse l’iter prevede il ricorso al procedimento di conciliazione, che  oltre ad essere ritenuto di per sé rischioso per la tenuta del testo attuale, avrebbe in più lo svantaggio di essere espletato con la nuova presidenza europea, che spetterà  a gennaio alla Germania, paese da sempre ostile a questo regolamento sulla chimica.
E’ invece questa un’occasione fondamentale per spingere il nostro sistema industriale nella direzione dell’innovazione, l’unica che potrebbe garantirci un ruolo nel mercato globalizzato. Purtroppo anche in questo caso, e non è la prima volta, i rappresentanti della nostra industria – la Federchimica – non stanno cogliendo quest’occasione per cambiare strada. La storia della nostra chimica è già  piena di ritardi che hanno causato la perdita di un  primato che questo paese si era conquistato negli anni sessanta. Oggi siamo residuali nel mondo, per uscire da questa impasse l’unica strada è scommettere su una nuova chimica, piena di contenuti e conoscenze, più rispettosa dell’ambiente. La politica – i parlamentari, ma anche e soprattutto il Governo italiano nel Consiglio – ha oggi l’obbligo al contrario di indirizzare verso il nuovo chi resiste e dare così una chance per il futuro a un settore industriale così importante.

Conferenza sul Clima di Nairobi: “bisogna uscire dall’era del fossile”

 
Nel suo intervento in aula in merito alla mozione sulla conferenza mondiale in corso a Nairobi, il capogruppo della Commissione ambiente, Francesco Ferrante (Ulivo) ha dichiarato: “Si tratta di una mozione di fondamentale importanza, innanzitutto per il merito, ma anche per il fatto che è stata sottoscritta da senatori di entrambi gli schieramenti”. “I cambiamenti climatici non sono più una minaccia ma una grande realtà . Infatti – sottolinea Ferrante –  se ne iniziano a osservare le conseguenze anche alle nostre latitudini. I fenomeni estremi diventano sempre più frequenti: dalle alluvioni, che hanno colpito a più riprese l’Europa, all’aumento impressionante del numero e della forza di cicloni. Il più famoso e devastante dell’ultimo periodo è Katrina, che colpì News Orleans”. “Un dato preoccupante è che dal 1991 in poi si sono concentrati i dieci anni più caldi mai registrati. Ma ciò che ci deve far riflettere è una questione che assume una rilevanza etica. Le conseguenze più gravi dei cambiamenti climatici in atto le pagano quei popoli, quelle persone, quegli uomini e donne che non hanno alcuna responsabilità  nell’aumento delle emissioni di gas di serra che sono alla base, a loro volta, dell’incremento dell’effetto serra. Basti pensare a quei milioni di profughi ambientali spinti a scappare dalle proprie terre divorate dalla desertificazione dell’Africa sub sahariana”. “Per queste ragioni – continua Ferrante – dobbiamo cambiare il modo di procedere e di distribuire energia, senza più perdere tempo. Dobbiamo, insomma, responsabilmente e con tutte le gradualità  che non rendono velleitario questo percorso, incamminarci verso l’uscita dell’era del fossile. E’ necessario lavorare sul risparmio energetico, attraverso politiche che stimolino l’efficienza energetica, anche per colmare l’enorme gap che separa il nostro paese dagli altri paesi europei”. “Non è pensabile – aggiunge Ferrante – che in Germania ci siano 10 volte di più pale eoliche di quante ne abbiamo installate in Italia. Non possiamo più permetterci che nella piccola e fredda Austria ci siano 30 pannelli solari ogni 1 montato in Italia”. “Siamo convinti – conclude Ferrante – che chi si attarda in vecchie ricette sarà  tagliato fuori dalla competizione globale. Chi scommette invece sul risparmio energetico e sulle fonti rinnovabili può vincere”.

Prodotti tipici e patrimonio ambientale sono la carta vincente per lo sviluppo turistico di qualità 

Convegno a Castiglione del Lago – 4 novembre 2006

“L’identità  di una città : la tipicità  come risorsa”

“L’inestimabile patrimonio naturale, paesaggistico, culturale e gastronomico è il biglietto da visita del nostro Paese nel mondo. Ogni anno milioni di turisti scelgono l’Italia anche, e soprattutto, per la tipicità  dei piccoli borghi, delle aree naturali, delle città  d’arte. Valorizzare questi punti di forza è la chiave per rendere sempre più competitiva la nostra offerta, puntando sulla qualità  dei servizi e dei prodotti, aumentandone il prestigio internazionale. Con oltre 57mila aziende agricole, molte delle quali a produzione biologica, con l’alta qualità  di formaggi e legumi, l’olio e i vini, il tartufo e la norcineria, questa Regione vanta un curriculum agroalimentare di tutto rispetto”.

Ne è convinto Francesco Ferrante, senatore dell’Ulivo e direttore generale di Legambiente, che domani mattina interverrà  a Castiglione del Lago (PG) al convegno, organizzato dall’Assessorato allo Sviluppo Economico, “L’identità  di una città : la tipicità  come risorsa”.

“Il turismo del Trasimeno è ripartito grazie al miglioramento della qualità  ambientale delle acque del lago: oggi occorre vigilare e contrastare le pressioni della speculazione edilizia a forte impatto ambientale che propongono un’idea di sviluppo del territorio che è l’esatto opposto di quello che i turisti cercano in Umbria e in generale in Italia”.

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