Il ricettario antico di Berlusconi
Berlusconi è vecchio. Che l’anagrafe registri l’età avanzata del nostro premier rispetto a qualsiasi suo collega europeo, per non dire di Obama, è cosa nota. Ma il punto è che in questo momento di crisi globale e grave quello che , tutto sommato, potrebbe essere un aspetto ininfluente – la mancanza di energia e di visione futura bilanciata dalla saggezza e dall’equilibrio che si dovrebbero conquistare a una certa età -, si manifesta in tutta la sua drammaticità nella inadeguatezza delle risposte alle domande che quella stessa crisi suscita.
Prendiamo l’ultima trovata del Presidente del Consiglio: il piano casa. Se è comprensibile che per chi ha fondato il suo personale successo economico sul mattone negli anni della sua giovinezza scatti una sorta di riflesso da cane di Pavlov e venga l’acquolina in bocca di fronte alla prospettiva di costruire in città e campagna milioni di nuovi metri cubi di cemento, appare davvero pericoloso proporre quella ricetta per il Paese nel 2009. E non solo perché, come ha immediatamente detto anche Dario Franceschini, quella proposta rivela una strana idea di dove vivono gli italiani (tutti in villa?) e perché quella deregulation inevitabilmente significherebbe stravolgimento del paesaggio italiano, la nostra più preziosa risorsa, e un nuovo sacco delle nostre città . Ma quella proposta non ha alcun senso nemmeno da punto di vista economico, appunto perché “vecchia”. Il Paese vicino che più di altri ha fondato sull’edilizia il suo boom economico negli anni più recenti è stata certamente la Spagna, che ne ha anche pagato elevati prezzi ambientali specie sulle sue coste. Ebbene lo scoppio della crisi è stato tanto più deflagrante in Spagna proprio perché quel settore è stato, abbastanza ovviamente peraltro, il primo a risentire della contrazione dei consumi e delle preoccupazioni per il futuro dei cittadini. Oggi, piuttosto, il rilancio dell’edilizia può passare qui come dappertutto, sulla “riqualificazione” non su nuovo cemento. Riqualificazione che si deve ovviamente basare su risparmio energetico e fonti rinnovabili e che quindi richiede standard elevati e nuove regole – certo semplici e praticabili -, ma certamente non deregulation selvaggia.
Sono queste le proposte che nel mondo, nei Paesi con cui il nostro sistema economico deve competere nell’era della globalizzazione, stanno facendo i governi di sinistra (Obama) e di destra (Merkel, Sarkozy). Gli unici che non capiscono, che vagheggiano idee del secolo scorso, il Ponte sullo Stretto, il vecchio nucleare, ora la legalizzazione dell’abusivismo edilizio sono gli esponenti del nostro centro destra guidati dal più “antico” premier del mondo. E’ davvero ora di cambiare