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No al “processo breve”

Sintesi intervento in Commissione Giustizia del Senato

Il senatore FERRANTE (PD) osserva preliminarmente come la necessità  di assicurare una durata ragionevole dei giudizi risponda, da un lato, all’esigenza di tutelare le vittime dei reati e, dall’altro, di garantire la certezza dei diritti degli imputati. I ritardi processuali influiscono negativamente anche sulla situazione carceraria, già  caratterizzata da un evidente problema di sovraffollamento, che non può essere risolto unicamente con interventi di carattere infrastrutturale. Pur essendo quindi, in linea di principio, condivisibile l’obiettivo di assicurare il rispetto del principio della ragionevole durata del processo, ritiene che il disegno di legge n. 1880 non introduca misure efficaci in tal senso, limitandosi invece a prevedere norme ad personam. Il disegno di legge, inoltre, come peraltro rilevato già  nel corso del dibattito svoltosi ieri, presenta evidenti profili di incostituzionalità , nella parte in cui viola, di fatto, il principio di uguaglianza di tutti i cittadini. Il problema della riduzione dei tempi processuali non può essere poi risolto prevedendo ope legis limiti di durata, ma necessita di interventi più sostanziali quali la riorganizzazione dell’assetto geografico del sistema giudiziario e la razionalizzazione dei metodi di lavoro dei singoli uffici giudiziari.

Il provvedimento inoltre desta particolari perplessità  nella parte in cui esclude dal proprio ambito applicativo i giudizi relativi ad alcune tipologie di reato quale quello di immigrazione clandestina, scelta ispirata a logiche di carattere unicamente politico. Osserva poi come tale norma, in combinato disposto con quanto previsto dal disegno di legge in materia di intercettazioni, possa determinare la sostanziale impunità  di alcune fattispecie di reato, quali i delitti di natura ambientale, la cui riforma è stata peraltro sollecitata anche dal proprio Gruppo.

Sorprendente la decisione di reintegrare i medici che (non) hanno curato Cucchi

MORTE CUCCHI; AMAREGGIANO TONI ASPRI DEL CIMO CHE SI E’ OPPOSTO AL TRASFERIMENTO DEI TRE MEDICI

“Stupisce e amareggia la decisione del reintegro al Pertini dei tre medici indagati per omicidio colposo nell’inchiesta sulla morte di Stefano Cucchi. Dopo che la cartella di Stefano Cucchi è stata resa nota all’opinione pubblica riesce veramente difficile non avere forti dubbi sul trattamento sanitario che è stato corrisposto al giovane, e la misura cautelare di allontamento dei tre medici dal reparto non era certo una condanna anticipata o un provvedimento vessatorio, ma un atto dovuto che avrebbe permesso un più sereno proseguio delle indagini. Non resta che attendere con fiducia il responso della magistratura, ma i toni aspri e la minaccia di sciopero con cui la Confederazione Italiana Medici Ospedalieri (CIMO ) si è opposta al trasferimento d’ufficio dei tre medici del Pertini sicuramente amareggia e sorprende.” – lo ha dichiarato il senatore del Pd Francesco Ferrante.

Dissesto idrogeologico: dove sono finiti i soldi per Messina e per il piano nazionale?

Intervento del Senatore Ferrante in occasione del Question Time del 26 novembre

Presidente, onorevole Ministro, oggi discutiamo di una questione vitale per il Paese e per la sicurezza dei cittadini, il tema del dissesto idrogeologico. Non solo questo Paese è sottoposto, per la sua conformazione orografica e per il fatto che si trova su una falda sismica, a rischi naturali gravissimi, ma purtroppo tali rischi sono molto peggiorati dal modo in cui noi umani ci siamo organizzati. Invece di far fronte a quei rischi, in questi decenni, abbiamo fatto di tutto per aggravarli e così abbiamo tirato su palazzi, case, persino scuole, senza rispettare alcun criterio antisismico; abbiamo cementificato i fiumi e costruito laddove non si sarebbe potuto, in maniera abusiva o persino con licenze regolari, abbandonando il territorio senza averne alcuna manutenzione. 

Il risultato di tutto ciò è drammatico e proprio la tragedia di Messina ce lo ha ricordato nella maniera più luttuosa. Cogliamo l’occasione per esprimere nuovamente il nostro cordoglio ai familiari delle vittime di quella tragedia, che non si può dire né inaspettata né eccezionale. Non è eccezionale, perché sono numerosi gli episodi che avvengono periodicamente in tutto il Paese e anche a Messina e a Giampilieri ne era avvenuto uno simile poco tempo prima, per cui la tragedia non era nemmeno inaspettata. 

Le chiediamo come mai i 40 milioni che il Governo aveva stanziato all’indomani della tragedia non sono ancora stati trasferiti e quale fine hanno fatto la modifica dell’ordinanza (sembra che sia all’ordine del giorno del Consiglio dei ministri di domani, vorremmo capire se è vero) ed il decreto che proroga il pagamento di tasse e mutui per quell’area. 

Più in generale, il fatto veramente grave è che il nostro Governo, quello presieduto dall’onorevole Prodi, era arrivato a stanziare oltre 500 milioni per quel capitolo e invece voi avete diminuito queste risorse, arrivando a prevedere meno di 100 milioni, una vera e propria elemosina. 

Come  evidenziano i dati dall’ultimo dossier elaborato dal Dipartimento della  Protezione Civile e da Legambiente: nel 77%  dei  quasi  1500  comuni italiani esposti a rischio idrogeologico sono presenti  abitazioni  in  aree  a  rischio  e  nel  56%  ci sono fabbricati industriali. 

Si è parlato in questi giorni di un miliardo di euro, che prima doveva essere stanziato dal CIPE e poi doveva essere oggetto di un decreto che la ministro Prestigiacomo aveva annunciato al Consiglio dei ministri, del quale però abbiamo perso traccia. Ora sembra che sia oggetto di un emendamento alla finanziaria, che però non ci risulta presentato nemmeno in queste ore alla Camera e anzi qui al Senato avete bocciato numerosi nostri emendamenti che andavano in quella direzione. 

La domanda è semplice: ci sono i soldi per Messina e, più in generale, per questo drammatico problema, o no? Non vi rendete conto che questo è un problema drammatico per la sicurezza dei nostri cittadini? 

 

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