Posts by: redazione

Ahmadinejad e Scajola quasi gemelli

“Il dubbio ci tormentava da tempo, oggi e’ diventato una certezza: dopo avere ascoltato l’intervento alla Conferenza di Copenhagen del presidente iraniano sul ‘diritto’ del suo Paese al nucleare, abbiamo avuto la prova definitiva che Ahmadinejad e il nostro ministro dello sviluppo economico Claudio Scajola, anche lui un fanatico dell’energia dell’atomo, sono ‘separati alla nascita’: entrambi sono fissati con le centrali nucleari, entrambi pensano che siano simbolo di progresso e di indipendenza nazionale. Per fortuna sono tra i pochi a pensarlo, la gran parte dei leader politici considera un pericolo il nucleare iraniano e una sciocchezza il nucleare civile come risposta al problema dei cambiamenti climatici”.

Ong espulse dalla Conferenza di Copenhagen, è il fallimento dell’onu e della politica

“Da oggi, dunque nelle ore decisive per l’esito della Conferenza di Copenhagen, le Ong sono state di fatto espulse dalla sede del vertice: appuntamenti previsti da mesi sono stati cancellati, migliaia di persone arrivate nella capitale danese a proprie spese non hanno potuto partecipare ai lavori delle decine di ‘side-events’ in programma. Questo fatto gravissimo è la negazione dei presupposti stessi dell’Onu e delle sue conferenze, e segna il fallimento della politica. Che speranze possono esserci di fermare i cambiamenti climatici, se i potenti del mondo vedono l’opinione pubblica e chi la rappresenta come un fastidio o peggio come un avversario?”. Da Copenhagen, i senatori del Pd Roberto Della Seta e Francesco Ferrante commentano così l’ulteriore stretta negli accessi alla Conferenza sul clima: “Mentre la polizia danese – affermano i due parlamentari ecodem – tratta da black-block migliaia di pacifici ragazzi venuti qui per seguire da vicino i negoziati sul global warming, oggi il centro congressi che ospita il summit è trasformato in un fortino, il che dà  una rappresentazione quasi plastica all’estraneità  dei decisori politici rispetto ai cittadini. Naturalmente, noi auspichiamo che l’arrivo dei leader mondiali a Copenaghen scongiuri il rischio di un nulla di fatto, ma in ogni caso resterà  la pessima prova offerta al mondo, e in particolare a tanti giovani presenti a Copenaghen, da quelle che dovrebbero essere, non  solo chiamarsi, ‘nazioni unite’”.

L’Italia a Copenhagen conta quanto investe in ambiente: zero

A guardarla da Copenhagen appare davvero evidente la marginalità , la sostanziale irrilevanza dell’Italia rispetto alle trattative a livello internazionale e in particolare all’andamento e all’esito della Conferenza sul Clima: a decidere sono Stati Uniti, Giappone, Cina, India, Brasile, il gruppo dei Paesi poveri raccolti nel G77, e naturalmente l’Unione europea, dove però il nostro Paese non sembra in grado di svolgere un ruolo da protagonista. Questa nostra ‘minorità  geopolitica’, non dovrebbe affatto essere data per scontata, visto che siamo la sesta potenza economica del pianeta, ma al tempo stesso è spiegabilissima: siamo agli ultimi posti in Europa sia nello sforzo per collegare piani anti-crisi e incentivi all’efficienza energetica, alle fonti pulite, alla green economy, sia negli aiuti allo sviluppo dei Paesi del sud del mondo, decisivi per combattere la povertà  ma anche per fermare i cambiamenti climatici. Secondo uno studio del gruppo Hsbc il governo italiano nel 2008 ha destinato all’economia verde solo l’1,3% delle risorse impegnate per contrastare la recessione, contro il 16,7% della media europea e il 10% degli Stati Uniti. Al tempo stesso, quest’anno il nostro Paese ha toccato il fondo quanto a risorse per la cooperazione allo sviluppo: meno dello 0,1% del Pil. L’Europa ha deciso inoltre di stanziare risorse ingenti per favorire l’innovazione energetica nei Paesi in via di sviluppo: impegno a cui l’Italia contribuirà  con 600 milioni di euro in tre anni – sempre che all’annuncio di Berlusconi segua un provvedimento concreto -, molto meno di quanto è stato dato al sindaco di Roma Alemanno in un solo anno per ripianare i suoi buchi di bilancio. Quello che sembra mancare del tutto al nostro Paese è la consapevolezza che investire in ecosviluppo sia in casa che nel mondo, non è soltanto un imperativo morale: è anche una grande occasione economica per creare lavoro e dare nuovi sbocchi di mercato alle nostre imprese. La questione degli aiuti economici ai paesi poveri è peraltro uno dei punti più controversi in queste ore decisive della trattativa: i delegati dei G77 chiaramente dicono che se abbiamo trovato migliaia di miliardi dio dollari per salvare il nostro benessere dalla minaccia rappresentata dalla crisi finanziaria, non si capisce perché non dovremmo trovare qualche miliardo di euro per affrontare i cambiamenti climatici che mettono a rischio la loro (e la nostra) stessa sopravvivenza.
ROBERTO DELLA SETA
FRANCESCO FERRANTE

1 473 474 475 476 477 647  Scroll to top