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Rifiuti in Campania: il decreto penalizza i Comuni e non risolve l’emergenza

“Con questo decreto il governo non solo penalizza i Comuni della Campania ma non risolve l’emergenza rifiuti nella regione”. Lo dicono i senatori del Pd eletti in Campania Teresa Armato, Alfonso Andria, Vincenzo De Luca, Anna Maria Carloni, Franca Chiaromonte e i senatori democratici della commissione Ambiente Roberto Della Seta, Francesco Ferrante a proposito del decreto sui rifiuti in Campania, la protezione civile e il terremoto d’Abruzzo all’esame dell’Aula del Senato.
“Come abbiamo più volte denunciato con questo decreto, che contiene le più svariate misure d’emergenza – proseguono i senatori del Pd – i Comuni della Campania vengono definitivamente discriminati rispetto agli altri comuni italiani. L’Esecutivo, infatti, trasferisce in sostanza i poteri in materia di rifiuti in capo alle Province, andando in questo modo contro il dettato della Carta costituzionale e pensando di risolvere così il problema. Nella realtà , questo provvedimento non chiude un’emergenza, ma apre una nuova stagione di commissariamenti, perché ciò che manca è una visione complessiva e una strategia nazionale per affrontare e risolvere il problema della gestione del ciclo integrato dei rifiuti. Il governo pensa di avviare altri commissariamenti e altri tipi di gestione rispetto alla crisi sui rifiuti della Calabria, della Sicilia e del Lazio? Perché i cittadini della Campania devono essere diversi dal resto del Paese? Per quale motivo per i comuni della nostra Regione si è dovuta creare una condizione di spostamento di risorse alle Province, rispetto alle poche risorse ora disponibili nelle casse comunali come la Tarsu e la Tia? E’ questo il federalismo a cui pensa la Destra, quello della compressione delle amministrazioni locali, in prima linea rispetto ai cittadini?  Noi crediamo – concludono i senatori del Pd –  che si sia persa un’occasione per invertire la rotta e per cercare di avviare anche in Campania, con il pieno coinvolgimento dei Comuni, una gestione ordinaria del ciclo dei rifiuti”.

Ogm: autogol citare il diritto alla libertà  per i coltivatori di Ogm

“La tua libertà  finisce là  dove inizia quella di un altro”. Basta questo assunto a scardinare le motivazioni di Futuragra che, nella sentenza del Consiglio di Stato sugli Ogm, vede il riconoscimento del diritto di un agricoltore a coltivare il mais che preferisce.  Appellarsi alla libertà  è in questo caso quanto mai ridicolo – ha dichiarato  Francesco Ferrante, responsabile Agricoltura di Legambiente – dal momento che la possibilità  di coltivare piante geneticamente modificate cozza senza alternative con la libera scelta della maggioranza degli agricoltori italiani che invece puntano su qualità , biologico e tipicità . Oppure Futuragra ha trovato il modo di impedire la contaminazione accidentale e la diffusione incontrollata degli ogm coltivati in campo aperto? Sarebbe interessante capire con quali mezzi Futuragra intenda rispettare la volontà  della maggior parte degli agricoltori che, ad oggi, sono contrari all’uso delle piante biotech. Chiediamo al ministro Zaia – ha concluso Ferrante – di avviare il ricorso contro questa sentenza che, oltre a non rappresentare l’opinione dei consumatori e degli agricoltori italiani, rischia anche di ledere irrimediabilmente il diritto a produrre in modo sano, etico e tipico, così come previsto dalla migliore tradizione italiana di qualità ”. 

Energia: Governo assente su piano nazionale rinnovabili

“Tarda ad arrivare il decreto sul conto energia per il solare fotovoltaico, alimentando un clima di incertezza  che nuoce gravemente a un settore importante per l’economia e per la lotta ai cambiamenti climatici”. Lo denuncia il senatore del Pd Francesco Ferrante, che preannunciando sul tema un’interrogazione parlamentare ai ministri dell’Ambiente, dei Beni culturali e dello Sviluppo conomico, sottolinea come, inoltre, “non vengano aggiornati i Piani energetici regionali ed emanate le linee guida sulle rinnovabili. Tutti  ritardi che sono il segno tangibile dell’assenza del governo sulle tematiche ambientali, che si somma alla drammatica mancanza di una road map definitiva per il piano d’azione nazionale in materia di energie rinnovabili”.
“Occorre ricordare – continua l’esponente ecodem –  che l’Unione Europea ha emanato una direttiva che attribuisce a ciascuno Stato membro obiettivi nazionali vincolanti sulle rinnovabili per raggiungere la quota complessiva Ue del 20% entro il 2020. Tutti gli Stati devono elaborare, attraverso il piano d’azione nazionale,  misure a lungo termine e formulare stime dettagliate sul contributo delle fonti rinnovabili al consumo interno complessivo. Dei 27 paesi membri dell’Ue, solo 3 non hanno ancora presentato alcun documento: Regno Unito, Malta e Italia. Il ritardo dell’Italia potrà  comportare gravi conseguenze per la nostra economia, per le prevedibili sanzioni conseguenti al mancato raggiungimento dell’obiettivo, valutate nel Dpef in ben 2,56 miliardi di euro per il solo biennio 2008-2009, e per la perdita di competitività  e credibilità  del sistema industriale italiano in tema di efficienza energetica. Ci auguriamo dunque che il governo emani al più presto sia il piano nazionale che le linee guida per le rinnovabili, le quali dovrebbero rendere più semplici le autorizzazioni e meno complicato produrre energia pulita. E’ un impegno non solo nei confronti dell’Ue ma anche nei confronti dei cittadini italiani che fanno i conti tutti i giorni con l’ inquinamento atmosferico”.

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