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Frane: trasparenza su gestione fondi per dissesto idrogeologico

“Il rischio idrogeologico riguarda il 70% del territorio italiano e ben 5.581 comuni sono a potenziale rischio elevato, con punte del 100% in Calabria, come ci ha drammaticamente ricordato la cronaca di questi giorni. àˆ un problema ‘naturale’, ma le cui conseguenze sono rese drammatiche da decenni di malgoverno del territorio, di abusivismo, di cementificazione del territorio. Mentre si aggrava ogni giorno la condizione di dissesto idrogeologico, ora si profila anche il pericolo che i fondi stanziati per la lotta al dissesto del suolo siano spesi in modo non trasparente”. Lo dichiarano i senatori del PD Roberto Della Seta e Francesco Ferrante.
“Il governo e l’attuale ministro dell’Ambiente, pochi mesi fa, hanno riorganizzato il Ministero affidando alla Divisione XI – spiegano i senatori ecodem – compiti precisi, quali il monitoraggio dei programmi in materia di difesa del suolo, la valutazione degli effetti conseguenti all’esecuzione dei piani e il finanziamento e controllo degli interventi di difesa del suolo. Con l’ultima finanziaria è stato destinato al Piano straordinario contro il rischio idrogeologico un miliardo di euro. Ovviamente una parte fondamentale nella gestione di questi fondi sarebbe toccata alla Divisione XI, che però è stata di fatto commissariata con il recente decreto legge 195 che ne ha affidato le competenze a tre supercommissari nominati e controllati solo dal ministro. Occorre che il ministro Prestigiacomo faccia chiarezza su chi e come spenderà  questo denaro pubblico, e che dica rapidamente quali sono le priorità  di spesa dei prossimi mesi”. Della Seta e Ferrante hanno anche presentato un’interrogazione parlamentare sulla vicenda.

Primo marzo: oggi in piazza con gli immigrati il vero popolo delle libertà 

“Oggi in piazza, affianco degli immigrati, c’è il vero popolo della libertà .

In decine di città  italiane la parte migliore del nostro Paese si mobilita insieme a centinaia di migliaia di migranti nel nome di un obiettivo di progresso e libertà , fatto di un pieno riconoscimento per il diritto alla cittadinanza a chi è venuto in Italia per viverci, lavorando e facendoci crescere i propri figli.” – così i senatori del Pd Roberto Della Seta e Francesco Ferrante commentano l’iniziativa del ‘Primo marzo 2010, una giornata senza di noi’, a margine della manifestazione di Legambiente a Roma .

 

Della Seta e Ferrante hanno poi dichiarato di aver presentato oggi due iniziative legislative che vanno nel senso della mobilitazione degli immigrati: la prima, l’introduzione dello ius soli in Italia, affinchè chi nasca nel nostro Paese abbia automaticamente diritto alla cittadinanza italiana, e la seconda consistente nella proroga dei termini del permesso di soggiorno per i lavoratori extracomunitari che  per cause indipendenti dalla loro responsabilità   hanno perso il proprio posto di lavoro, concedendo dunque un ulteriore anno ai lavoratori stagionali e 24 mesi agli altri  con contratti subordinati  .

 

Sciopero primo marzo: una richiesta di diritti da portare in Parlamento

di Roberto della Seta e Francesco Ferrante*
Pubblicato su Articolo 21

Le date, i giorni esatti sul calendario, se associati ad un evento che per qualche ragione assume valenza simbolica, sembrano poi quasi vivere di vita propria, evocando ricordi, scenari, battaglie vinte e perse, svolte più o meno importanti.
L’abbiamo visto anche recentemente col 9 novembre, il cui potente potere evocativo associato all’immagine del Muro è universale, spingendo addirittura qualcuno, come il presidente Sarkozy, a voler dire a tutti i costi,  suscitando le ironie degli internauti francesi prima e del mondo poi, c’ero anch’io.
Invece noi, negli anni a venire, vorremmo dire con soddisfazione di essere stati presenti alla Manifestazione del 1° marzo 2010, primo sciopero in Italia e in Europa degli stranieri.
La mobilitazione nasce Francia, dove il 1° marzo del 1963 partì lo storico e durissimo sciopero di 200mila minatori, e dove, il 1° marzo del 2005, è entrato in vigore il cosiddetto codice degli stranieri, la legge che simboleggia la concezione utilitarista dell’immigrazione, cioè l’idea che questo fenomeno epocale sia da valutare esclusivamente con criteri economici.
Il comitato promotore si propone  di organizzare una grande manifestazione non violenta per far capire all’opinione pubblica italiana quanto sia determinante l’apporto dei migranti alla tenuta e al funzionamento della nostra società .
Abbiamo subito aderito, tra i primi parlamentari a farlo, seguiti da un ampio numero di esponenti del Pd e da tutto il nostro partito.
Abbiamo aderito perché rifiutiamo quegli stereotipi veicolati da chi, come la Lega nord e parte del centrodestra italiano, vuole inquinare la convivenza civile nel nostro Paese.
Abbiamo aderito perché un giornale di orientamento politico opposto al nostro ha titolato un articolo, con lo stile che gli è proprio,  ‘Il sindacato vieta lo sciopero ai negri’: un titolo strumentale, grezzo ma che conteneva poi tra le righe del pezzo la verità  ineluttabile, ovvero che è anche grazie agli stranieri che va avanti la baracca. Il primo marzo sarà  dunque il giorno di un’Italia dove chi fa i lavori più duri, quelli che nessuno vuole più fare, quelli che mandano avanti le fabbriche del Nord, i latifondi del Sud e le aziende del Nord-Est si ferma, sciopera, non lavora. àˆ un modo per contarsi e per mandare un segnale: noi ci siamo e siamo utili.
Utili sì, infatti lo sappiamo bene quali siano le realtà  economiche che si basano ormai quasi esclusivamente sulla manodopera straniera, dalle badanti dei nostri anziani ai mungitori indiani. Utili ma vittime di un sistema di accoglienza e integrazione miope, secondo il quale un lavoratore che si ritrova in cassa integrazione col permesso di soggiorno scaduto diventa clandestino e dunque deve abbandonare l’Italia.
Facciamo nostra in tal senso la proposta di allungare il periodo di tempo con cui uno straniero che ha perso il lavoro può continuare a risiedere in Italia che è stata avanzata dal Comitato immigrati di Roma. Lo porteremo avanti in Parlamento insieme alla proposta di legge per l’ adozione dello ‘jus soli’ come criterio fondamentale della cittadinanza, stabilendo che tutti i nati in Italia da genitori stranieri siano cittadini italiani .
Dopo i fatti di Rosarno probabilmente forse non possiamo più dipingerci come ‘italiani brava gente’, e non solo per il comportamento della esasperata popolazione locale, ma anche per quella reazione tiepida da parte dell’opinione pubblica, sicuramente al di sotto della gravità  del fatto.
Dunque mai come adesso abbiamo bisogno di una manifestazione dal grande valore simbolico, che vedrà  cittadini stranieri e italiani uniti insieme per rivendicare quel  sacrosanto diritto all’inclusione piena e completa che spetta a chi contribuisce, col proprio lavoro e la propria cultura, a fare dell’Italia un Paese migliore.
*Senatori Pd
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