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Commercio di armi per tortura indegno di un Paese civile, il Governo intervenga

“In Italia la tortura non è reato. Sono passati più di vent’anni da quando il nostro Paese ha ratificato la convenzione Onu del 1987 che vieta la tortura, ma da allora non è ancora stata tradotta in legge e i tribunali non possono perseguire adeguatamente i colpevoli. Un vuoto legislativo che ci colloca agli ultimi posti in Europa. Un buco nero che torna alla ribalta con l’inquietante dossier presentato da Amnesty International secondo il quale cinque aziende italiane sarebbero implicate in un commercio internazionale di strumenti di tortura che coinvolge diverse società  dell’Ue. Si tratta di un commercio indegno di un Paese civile e democratico, un business della sofferenza e del dolore su cui va fatta chiarezza urgentemente, e per il quale richiedo l’interessamento e l’intervento del ministro dell’Interno”. Lo dice il senatore del Pd Francesco Ferrante, preannunciando in merito un’interrogazione parlamentare urgente.
“L’assenza del reato di tortura nel nostro ordinamento – prosegue ferrante – è una mancanza gravissima, perché sebbene possa sembrare una pratica da paese dittatoriale sudamericano l’Italia non ne è purtroppo immune, e i famigerati fatti avvenuti nella caserma di Bolzaneto durante il G8 di Genova del 2001 ne sono una drammatica testimonianza. In quel caso i magistrati elencarono le pesanti vessazioni cui furono sottoposti i manifestanti, ma l’unica fattispecie di reato applicabile fu quella dell’abuso d’ufficio. Se fosse confermata la presenza in Italia di aziende che producono strumenti di tortura sarebbe un fatto gravissimo, sul quale – conclude Ferrante –  occorre che sia avviata rapidamente un’indagine, in modo che si spazzi via ogni traccia di questa pratica ripugnante”.

Campagna elettorale in Umbria, appuntamenti di giovedì 18

Giovedì 18 marzo il senatore del Partito democratico Francesco Ferrante sarà  a Perugia, per la campagna elettorale in vista delle elezioni amministrative. Interverrà  alle ore 17.00 al dibattito organizzato da Legambiente Umbria “Quali politiche ambientali per l’Umbria”, presso l’ Aula magna di Palazzo delle Associazioni, in via della Viola 1. 

Alle ore 21 l’esponente del Pd sarà  invece presso il circolo Arci di Collestrada (PG), per partecipare all’incontro col candidato al Consiglio Regionale Sauro Cristofani e discutere del tema “Sviluppo sostenibile del territorio e rete viaria”. L’intervento del senatore Ferrante verterà  sulle criticità  e le prospettive del sistema fluviale del fiume Tevere. 

Il senatore Ferrante, membro della Commissione Ambiente del Senato ed ex direttore generale di Legambiente, sarà  in Umbria per testimoniare come sempre il suo impegno in prima persona a favore della regione e dei cittadini umbri, e per portare il messaggio dell’ambientalismo del Partito democratico: incentivare la green economy, puntando sulle potenzialità  delle energie rinnovabili, e l’opposizione ad un ritorno sconsiderato all’energia nucleare, che il centrodestra vorrebbe in Umbria o ai suoi confini.

“Le  prospettive di sviluppo e di miglioramento dell’Umbria – afferma Ferrante –  sono legate a doppio filo con la tutela e la valorizzazione della qualità  ambientale, culturale, sociale e  imprenditoriale del territorio.

Solo valorizzando l’intreccio inimitabile di natura, cultura e coesione sociale, come ha fatto il centrosinistra  e come intende fare Catia Marini negli anni a venire, l’Umbria potrà  avere un futuro  prospero e sereno”.

Indecente che Frattini si schieri con la Libia

“Troviamo francamente indecente che il ministro degli Esteri italiano Franco Frattini si schieri con la Libia di Gheddafi in una vicenda che contrappone palesemente un governo dittatoriale a una democrazia come la federazione svizzera”. Lo dicono i senatori del Pd Roberto Della Seta, Francesco Ferrante e Claudio Micheloni.
“La vicenda che sta contrapponendo la Libia alla Svizzera – dicono i tre senatori democratici –  è ormai una guerra diplomatica assai delicata. Comprendiamo la volontà  di mediazione dell’Italia, visti i rapporti del nostro paese con la Libia, e dunque capiamo il tentativo svolto dal ministro Frattini con il viaggio a Tripoli. Tuttavia è chiaro che, se da un lato è necessario superare pacificamente l’attuale situazione di conflitto diplomatico, dall’altro è evidente che il nostro Paese non può esercitare una pressione unilaterale sulla federazione svizzera per il superamento della black list, accogliendo in questo modo completamente le ragioni della Libia, la quale peraltro sta operando una ritorsione non solo nei confronti del paese d’Oltralpe ma anche, in modo pretestuoso, di tutti gli stati europei aderenti al trattato di Schengen, tra i quali l’Italia. E’ assolutamente necessario che l’Italia recuperi lucidità  nelle valutazioni e che corregga il tiro della propria azione diplomatica operando per una soluzione equilibrata dell’intera vicenda. La ragione di Stato – concludono i tre senatori del Pd –  non può sconfinare in atteggiamenti che privilegino le pretese di un regime come quello di Tripoli rispetto alle ragioni del diritto e della legalità  internazionali”.

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