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Ogm: la vera illegalità  è la semina

”L’atto  illegale  comprovato e’ la semina di ogm e la vera vergogna e’ il
fatto  che  le autorita’ preposte non siano intervenute, prima per impedire
la  semina  illegale  e  poi per distruggere le piante ogm che rischiano di
contaminare  irreversibilmente  l’ambiente circostante”. Cosi’ il senatore
Francesco  Ferrante,  responsabile  per  le  politiche  per  i  cambiamenti
climatici  del  Pd,  commenta  il  blitz di un gruppo di no global veneti e
friulani  che  hanno  distrutto il campo di Vivaro di proprieta’ di Giorgio
Fidenato seminato con mais ogm.
 ”Prendersela con i no global – afferma Ferrante – e’ come guardare il
dito e non vedere la luna. Cio’ che e’ davvero intollerabile – ha concluso
il senatore del Pd per lungo tempo direttore di Legambiente – e’ il modo in
cui e’ stato tollerata l’illegalita’ da parte di tutte le
autorita’, compreso il Governo. E’ assurdo che non si abbiano ancora i
risultati delle analisi quando a Greenpeace sono bastate 48 ore per sapere
che quel campo, come gia’ si sapeva, era coltivato ad ogm”.
 

A chi giova il no alla Kdrink

“Quale interesse si cela dietro al ritiro dal commercio della bevanda Kdrink nonostante la bevanda sia del tutto legale perché aromatizzata con estratti di foglia coca decocainizzata così come previsto dall’art. 27

della Convenzione Unica delle Nazioni Unite?'” Lo chiede in

un’interrogazione rivolta ai ministri delle Politiche Alimentari e

Forestali e della Salute, e alla luce di articoli pubblicati sul

quotidiano ‘il Manifesto’, il senatore Francesco Ferrante, responsabile Pd per le politiche relative all’energia ed ai cambiamenti climatici del Partito Democratico, che spiega: “Anche il Consiglio d’Europa riconosce l’estratto di foglia di coca come uno degli aromatizzanti ammessi e che la Kdrink è il frutto di un accordo stipulato nel 2002 fra la ditta produttrice, la spagnola Royal Food&Drink, e il governo del Perù per creare sbocchi commerciali legali ai contadini peruviani che producono foglia di coca per favorire il decollo economico legale dei paesi dell’America Latina. Un tassello dello sviluppo alternativo, che fa parte delle politiche globali di contrasto alle narcomafie”.

“Inoltre – aggiunge il senatore – in questa vicenda non si comprende il comportamento dei Nas di Padova e delle autorità  preposte al controllo che hanno comunicato solo oggi, con due anni di ritardo, i risultati delle analisi dell’Iss che rilevano presunte ‘tracce di cocaina’ nella bevanda senza fornire però alla compagnia produttrice i contenuti dei test e compromettendo quindi ogni possibilità  di difesa”.

“In tutto questo – sottolinea Ferrante – non potevano mancare i richiami dei moralizzatori del nostro governo, che come il ministro Giovanardi non perdono occasione per partire lancia in resta con una campagna mediatica contro questa bevanda definita come “diseducativa”.

“A questo punto è lecito chiedersi se questo atteggiamento del governo non tenda a favorire la concorrenza della bevanda che in Italia vede in prima fila, tralasciando il colosso Coca cola, il liquore Coca Buton e la Coca Lime, prodotti da tempo e senza nessun problema dalla Buton rigorosamente aromatizzati con foglia di coca. E soprattutto è giusto chiedere ai Ministri delle Politiche Agricole, Alimentari e Forestali e della Salute, se, alla luce di quanto detto non intendano urgentemente mettere in campo tutte le iniziative in modo che in tempi brevi e certi possa ripartire la distribuzione di una bevanda che contribuisce concretamente a un piccolo ma importante progetto, a sostegno dei contadini peruviani, nato nell’ambito

della riconversione dell’economia illegale legata alla cocaina, per

favorire il decollo economico legale dei paesi dell’America Latina”, conclude il senatore Ferrante.

Afganistan, Fiat, nucleare, Casini. Ma il Pd è alternativo alla destra?

Articolo pubblicato da Il Manifesto

E’ nata in questi giorni una “sinistra Pd”? Qualche giornale l’ha scritto, commentando l’incontro di una decina di parlamentari democratici, tra cui chi scrive, con Nichi Vendola. E l’interpretazione sembra confermata dal fatto che più o meno le stesse persone hanno aperto di recente due altri “fronti interni”: contestando con forza la “deriva sudamericana” della Fiat di Marchionne, che sostenuta con entusiasmo dal governo e con diverse simpatie pure nel Pd ricatta il Paese minacciando di andarsene se non si riducono garanzie e diritti per i lavoratori; e chiedendo di ripensare la posizione del partito sulle missioni di pace e in particolare sulla presenza militare italiana in Afganistan, finora attestata su un appoggio acritico e notarile ai periodici decreti di rifinanziamento che giungono al voto delle Camere: siamo assolutamente affezionati al principio dell’ingerenza umanitaria, basta intendersi sull’aggettivo “umanitaria”..

Allora, è proprio questa l’intenzione – dare corpo a una posizione di sinistra nel Pd – di chi invoca una sensibile e visibile correzione della rotta democratica sui temi dei diritti sociali, della politica estera, degli assetti futuri del centrosinistra? Si può pure metterla così, basta sapere che a chiedere al nostro partito uno scatto di coraggio, a volerlo un po’ meno pigro e un po’ più risoluto, sono dirigenti – e sono, crediamo, moltissimi elettori, altrimenti non si spiegherebbero i recenti sondaggi che danno un largo seguito nel centrosinistra per Vendola (tutti comunisti?) – le cui sensibilità  scavalcano e confondono i confini tradizionali tra ex-Ds ed ex-Margherita, tra radicali e moderati. Insomma, come dimostrano le biografie decisamente eterogenee di coloro che hanno condiviso tali critiche, questo nostro non è un disagio che nasca dalle vecchie appartenenze e tanto meno dalle recenti militanze congressuali: riguarda il presente e il futuro del Pd, la sua stessa ragione sociale.

Semplicemente c’è un po’ di gente tra i democratici convinta che  per essere competitivi, o anche semplicemente riconoscibili, bisognerebbe che ci mostrassimo radicalmente alternativi alla destra sui programmi e sui valori. Bisognerebbe che se di fronte agli ultimatum di Marchionne i liberisti d’antan e quelli di ritorno ripetono “è la globalizzazione, bellezza”, noi non ci accodassimo. Che prima di considerare Casini più riformista  ed elettoralmente più solido di Vendola, almeno se ne discuta. Che non ci si sdraiasse sul quadro di regole e procedure che attualmente governano le nostre missioni militari all’estero, a cominciare dall’Afganistan.

L’elenco può continuare. Per esempio: per quale diavolo di ragione il Pd, che ha di fronte il governo e la destra più antiecologici di tutta Europa, non innalza l’ambiente, il no al nucleare e il sì all’innovazione energetica e alla “green economy” – temi non solo sacrosanti ma sempre più popolari – come suoi cavalli di battaglia?

L’ambizione da cui è nato il Pd – dare vita a una grande forza progressista che aggiorni e allarghi l’orizzonte dei riformismi novecenteschi – non può venire sfigurata nella ricerca di un’alleanza tattica con qualche sigla moderata: sarebbe la fine non tanto del Partito democratico quanto dlla possibilità  ravvicinata dui una vera, vincente alternativa all’idea di Italia e di futuro ottimamente riassunta nell’asse Pdl e Lega.

Dunque, saremo pure la sinistra Pd. Ma soprattutto siamo, ci pare, un campanello d’allarme – uno degli ultimi? – sulla terribile difficoltà  del Partito democratico, pur di fronte ai declino rovinoso del potere berlusconiano, di dare un senso e un futuro a questa storia. 

 

ROBERTO DELLA SETA

FRANCESCO FERRANTE

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