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Che tristezza D’Alema e Berlusconi supporter di Gheddafi

“E’ triste che in pima fila tra i difensori europei di Gheddafi vi siano due leader politici italiani, Berlusconi e D’Alema. Va bene la realpolitik, ma mostrare comprensione per un tiranno che sta sparando razzi su migliaia di manifestanti disarmati è un’autentica vergogna”.
E’ quanto dichiarano i senatori Pd Roberto Della Seta e Francesco Ferrante, che aggiungono: “In Nord Africa e in Medio Oriente sta esplodendo un movimento certo complesso e dagli esiti ancora non scritti: ma è un movimento che nasce, indiscutibilmente, da una voglia insopprimibile di libertà , di democrazia, dal rifiuto di regimi illiberali, polizieschi, corrotti. Che Berlusconi di questo se ne infischi non sorprende. Che non lo veda Massimo D’Alema, il quale incredibilmente auspica che a guidare la transizione democratica in Libia sia lo stesso Gheddafi, è francamente stupefacente”. 

Nucleare: modifiche a dlgs rendono controlli più virtuali

“Il Consiglio dei Ministri approvando oggi le modifiche al decreto legislativo
sull’individuazione dei siti per la realizzazione di impianti nucleari rende
sempre più virtuali i controlli sulla sicurezza e sulla compatibilità 
ambientale delle centrali e dei siti di stoccaggio delle scorie.
Questo significa che il Governo accentua il carattere autoritario della
procedura e contraddice lo spirito della Consulta, che nel dichiarare
l’illegittimità  costituzionale dell’art.4 del decreto attuativo del Dl in
materia di nucleare aveva previsto che la Regione interessata dovesse essere
adeguatamente coinvolta nel procedimento.”
Lo dichiarano i senatori del Pd Roberto Della Seta e Francesco Ferrante.
 

“Per rendere i controlli più virtuali – continuano i senatori Pd –  il Governo
ha infatti deciso che l’agenzia per la sicurezza nucleare dovrà  effettuare
l’istruttoria tecnica sulle singole istanze per la certificazione dei siti
entro trenta giorni dalla richiesta, e che il ministero dello Sviluppo
economico sottoporrà  poi entro 15 giorni i siti certificati all’intesa della
regione.
Queste modifiche da un lato sono l’ennesima forzatura del Governo sul piano
nucleare, e dall’altro confermano la vera e propria bulimia legislativa di cui
soffre l’esecutivo, che ha prodotto una montagna di norme, dalle quali finora
non è uscito nemmeno il famoso topolino.”
 

“E’ una situazione di palese ammuina, nella consapevolezza che due terzi degli
italiani sono contrari al ritorno al nucleare, un numero che si è addirittura
raddoppiato negli ultimi due anni, e che 19 regioni su 20, a partire dalla
Lombardia di Formigoni, non ne vogliono sapere di impianti nucleari sul
proprio territorio” – concludono gli esponenti del Pd.
 

Nucleare: in Umbria previsto sito scorie. Cittadini votino sì al referendum abrogativo

“All’ormai prossimo referendum di giugno indetto per votare l’abrogazione della legge che prevede la realizzazione in Italia di centrali nucleari voterò si. E ritengo che debbano votare si anche tutti i cittadini umbri che non vogliono correre il rischio di trovarsi a poca distanza da casa un deposito di scorie nucleari, come previsto da un documento che la Sogin ha fornito al Ministero dello Sviluppo economico.”
Lo dichiara il senatore Francesco Ferrante, responsabile per il Pd delle politiche relative ai cambiamenti climatici, intervenuto oggi a Perugia alla presentazione del comitato umbro ‘Vota Si per fermare il nucleare’.
“Come ha confermato il Governo stesso, rispondendo ad una interrogazione che ho presentato col collega Della Seta, la Sogin ha stilato un documento che contiene un elenco dei siti potenzialmente idonei ad ospitare il deposito di scorie nucleari. La lista è tenuta ancora segreta, ma tra i 55 siti papabili compare anche il territorio umbro,verosimilmente nella zona ai confini col Lazio, considerata anche tra quelle idonee ad ospitare una centrale atomica. I cittadini – continua Ferrante – dovrebbero opporsi con lo strumento del referendum al ritorno del nucleare perché, oltre ad essere potenzialmente molto pericoloso dal punto di vista della sicurezza, non risolverebbe assolutamente i problemi energetici del Paese. Per riuscire a rendere competitivo il chilowattora nucleare, lo Stato deve finanziare alcuni miliardi di euro a reattore, pagati dai contribuenti. E per costruire una centrale nucleare in Italia i tempi sono nell’ordine di circa una decina di anni, mentre i costi di realizzazione di un sito di stoccaggio definitivo delle scorie sono di circa 10 miliardi di euro e lo smantellamento a fine esercizio è circa 1 miliardo di euro a reattore. L’esempio lampante dei costi ci arriva dalla Finlandia, dove un reattore EPR (la stessa tecnologia proposta per l’Italia) previsto per il 2009 non partirà  – se partirà  – prima del 2013, e i costi sono quasi raddoppiati, raggiunti i 6 miliardi di euro, a cantiere ancora aperto.”
“Sono certo – conclude Ferrante –  che i cittadini umbri non si faranno influenzare dalla pubblicità  fintamente neutrale con cui il Forum Nucleare, un cartello di industrie pro nucleari, ha invaso i mezzi di comunicazione, ma voteranno si al referendum abrogativo che fermerà  il salto all’indietro che il Governo vorrebbe far compiere al Paese.”
 

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