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Rinnovabili: modificare Decreti, si rischia effetto “Tafazzi”

“Si rischia di spendere soldi ma di uccidere un intero settore”.
 
“Appoggiamo e condividiamo le principali proposte che vengono dalle associazioni che si sono riunite negli ‘Stati generali delle rinnovabili e dell’efficienza energetica’.
Per questo chiediamo che i decreti sulle rinnovabili in sede di Conferenza Stato – Regioni vengano modificati, perché allo stato attuale sono inadeguati al raggiungimento degli stessi obiettivi che il governo si è dato da oggi al 2020”.
Lo dice il senatore Francesco Ferrante, responsabile per il Pd delle politiche relative ai cambiamenti climatici.
 “Sosterremo – continua Ferrante –  l’impegno delle regioni nel confronto con il governo volto a cambiare i decreti e permettere così che gli obiettivi che lo stesso governo ha dato alle regioni con il decreto ‘burden sharing’ siano davvero conseguibili.
C’è molto da lavorare: dalla necessità  di emanare urgentemente il decreto sulle rinnovabili termiche che si attende dal settembre scorso e che aiuterebbe molto nell’efficienza energetica, alla proposta di abbandonare il sistema dei registri, introducendo invece un meccanismo di riduzione della tariffa che si autoregola in funzione del volume di installazioni, che otterrebbe  lo stesso risultato con strumenti di mercato e non con un approccio dirigista. Occorre poi  aumentare i plafond per le rinnovabili non fotovoltaiche,  a partire dal biogas che è pesantemente penalizzato, e bisogna prevedere le aste solo dai 10 MW in su. Va abrogata l’ingiusta norma che posticipa il pagamento dei certificati verdi, una misura retroattiva che mette a rischio la stessa sopravvivenza delle aziende, mentre vanno ripristinati i premi per il fotovoltaico più innovativo e per lo smaltimento dell’amianto. Obiettivo sul fotovoltaico in particolare  è quello di arrivare a una spesa massima di 7 miliardi, come d’altronde previsto dal decreto Romani, e non fermarsi a 6,5 come proposto dal governo. La mancanza di questi 500 milioni – conclude Ferrante –  avrebbe l’effetto ‘tafazziano’ di spendere tanti soldi, ma di uccidere un settore senza dargli la possibilità  di arrivare alla grid party e camminare con le proprie gambe”.

25 aprile: in marcia con i radicali per amnistia

“Bisogna accendere un faro sull’emergenza carceri”.

“Il 25 aprile saremo alla marcia che si terrà  a Roma, organizzata dai Radicali per l’amnistia, la giustizia e la libertà . Sarà  l’occasione, nel giorno di una storica ricorrenza per il nostro Paese, per accendere un faro sulle carceri italiane sempre più affollate e incapaci di rieducare, dove troppo spesso si muore  per suicidio o per cause da accertare.
L’amnistia si impone sempre più come una delle soluzioni, quasi una precondizione in  questa situazione emergenziale”. Lo dichiarano i senatori del Pd Francesco Ferrante e Roberto Della Seta.
“Occorre un impegno concreto – continuano i senatori del Pd –  per far fronte alle drammatiche condizioni in cui versano la giustizia e le carceri nel nostro Paese. Non si tratta solo della condizione delle carceri, nelle quali 67mila detenuti sono ammassati in celle che potrebbero ospitarne al massimo 45 mila, ma della vita di milioni di cittadini italiani e delle loro famiglie, che sono parti in causa negli attuali oltre 10 milioni di procedimenti penali e civili pendenti nei nostri tribunali, molti dei quali destinati a risolversi dopo troppi anni, se non anche vedere i reati imputati cadere in prescrizione”.
“Dallo stato delle carceri si misura il livello di civiltà  di un Paese, e uno Stato di diritto non deve mai  ripagare con la vendetta, ma solo col rispetto delle leggi e con processi rapidi e giusti. Finché la politica non avrà  il coraggio di affrontare con onestà  questa situazione- concludono i parlamentari –  l’Italia continuerà  a scontare un gap nei confronti dell’Europa e continuerà  ad essere messa all’indice dalla Corte europea dei diritti dell’uomo”.

Roma: venga ripristinata la fermata bus di via del Plebiscito

I Senatori Francesco Ferrante e Roberto Della Seta hanno presentato al Ministro dell’Interno un’interrogazione parlamentare per chiedere di revocare i motivi di sicurezza eccezionali che hanno comportato da parte del Prefetto di Roma la soppressione della fermata di via del Plebiscito.

 

“Sono passati160 giorni  dalle dimissioni di Silvio Berlusconi eppure – dichiarano i senatori del Pd –   nulla è cambiato, perché  non solo non è stata ripristinata la fermata ma l’imponente servizio di vigilanza permanente occupa ancora tutto il perimetro di Palazzo Grazioli come se Berlusconi fosse ancora Presidente del Consiglio 

Sono trascorsi inoltre  845 giorni da quella mattina del Dicembre 2009 quando, senza alcun preavviso, venne rimossa la fermata ATAC in via del Plebiscito che raccoglieva più di 18 linee di autobus e che permetteva uno scambio veloce da una linea all’altra per gli oltre 10.000 utenti quotidiani di quella fermata. Subito partì una raccolta firme che, grazie all’impegno di cittadini, residenti, commercianti, studenti, operatori del turismo e utenti del servizio pubblico, in poche settimane ha raccolto più di 10.000 adesioni consegnate a fine Febbraio 2010 al Prefetto di Roma.”

 

“Da quel giorno – aggiungono i senatori del Pd –  la fermata risulta ancora soppressa, nonostante le numerose iniziative intraprese da comitati, associazioni e dal Partito Democratico del Primo Municipio: il sit-in di protesta del PD Primo Municipio sotto la Prefettura di Roma, il tentativo di ripristino simbolico di una palina ATAC in via del Plebiscito e da ultimo – concludono i parlamentari –  la richiesta scritta inoltrata il 5 Aprile al Prefetto di Roma di un incontro formale dove, ancora una volta, presentare le motivazioni che spingono tutt’ora molti cittadini a mobilitarsi per chiedere che la fermata venga ripristinata.”

 

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