Posts by: redazione

Ministro Passera: bene su strategia energetica, ma ci vuole più attenzione a rinnovabili e meno a trivellazioni

“Le linee generali della  Strategia energetica delineata oggi in audizione dal ministro Passera basata su gas, efficienza e rinnovabili è certamente condivisibile, ma l’Italia non è la penisola arabica, il Ministro Passera concede troppo spazio e credito alle trivellazioni.”

Lo dichiara il senatore Francesco Ferrante, responsabile per il Pd delle politiche relative ai cambiamenti climatici.

 

“Il ministro – continua Ferrante –  ha colto le criticità  del sistema energetico del Paese, aggravate dalla mancanza di una strategia che ha determinato negli scorsi anni la realizzazione di un numero esorbitante, rispetto alle necessità , di modernissime centrali a ciclo combinato che oggi sono un costo per il sistema.

L’Italia si deve muovere su più direttrici, con eguale convinzione: ridurre il costo del gas attraverso più rigassificatori, più gasdotti e una maggiore capacità  di stoccaggio, incentivare l’efficienza energetica e sostenere convintamente le energie rinnovabili.

Purtroppo sull’efficienza la sempre citata misura fiscale della detrazione del 55% ancora non viene  stabilizzata, mentre per quanto riguarda le energie rinnovabili il governo rischia il cortocircuito, perché pone sì giusti obiettivi, ma dal suo orizzonte sembra scomparso il decreto sulle rinnovabili termiche e quelli che saranno sottoposti alla Conferenza Stato Regioni vanno assolutamente modificati, pena l’affossamento del settore.”

 

“Sarebbe un errore grave – conclude Ferrante –  cercare quei fantomatici 20 mila posti di lavoro nelle trivellazioni, mentre ce ne sono sino a 100 mila a rischio nel settore delle rinnovabili.”

 

Con #salvaiciclisti 28 aprile a Roma, si ascolti appello ai cittadini

“Il movimento  #salvaiciclisti rappresenta una campagna di civiltà  e una formidabile forma di impegno da parte di migliaia di cittadini, che con l’appuntamento di sabato 28 aprile ai Fori Imperiali metterà  in connessione Roma e Londra, nel segno della mobilità  sostenibile e della sicurezza per i ciclisti. I sindaci, che hanno la responsabilità  delle politiche sulla mobilità  sostenibile, ascoltino l’appello dei cittadini, per  rendere le città  più sicure per chi pedala e cammina”. Lo dice il senatore del Pd Francesco Ferrante, primo firmatario di un disegno di legge a sostegno della sicurezza dei ciclisti che ha avuto, con l’eccezione della Lega,  una larga adesione trasversale in Senato.
 “La politica e le amministrazioni locali – continua Ferrante – devono  ascoltare l’appello dei cittadini, perché occorre intervenire per fermare quella che e’ una vera strage, cioè i 2.556 ciclisti che sono state vittime della strada in Italia negli ultimi 10 anni. Bisogna passare ad un approccio alla mobilità  diverso nelle nostre città , perché la bicicletta non può rimanere confinata alle domeniche senza auto o essere il mezzo di trasporto di temerari che affrontano, come abbiamo visto con un sopralluogo fatto con colleghi e ciclisti, strade nel centro di Roma su cui le auto sfrecciano a 70- 80 km/h . Bisogna dotare le città  di una rete capillare di piste ciclabili, e con il nostro disegno di legge si può fare a costo zero per le casse dello Stato, ma ancora più urgente – conclude Ferrante – è l’introduzione dell’obbligo del limite di 30 km/h di velocità  massima nelle aree residenziali sprovviste di piste ciclabili”.

Amnistia, ma non solo

I numeri delle carceri italiane sono penosamente noti. O almeno dovrebbero esserlo, dato che si parla della vita di decine di migliaia di persone. Della vita che molti, anche per le  condizioni indegne di detenzione, si tolgono per disperazione. Le ultime lugubri cifre tratte dal Dossier “Morire di carcere” di Ristretti Orizzonti recitano così: 20 detenuti suicidi da inizio anno, 57 il totale delle morti in cella. Un suicidio ogni 5 giorni, un decesso ogni 2. L’età  media dei detenuti che si sono tolti la vita è di 35 anni, 6 erano stranieri e 14 italiani. Altre 23 persone sono morte in cella per “cause naturali” (avevano un’età  media di 40 anni), mentre su 14 decessi sono in corso indagini volte ad appurarne le cause. Impressionante la “serie storica”: dal 2000 ad oggi sono 712 i detenuti che si sono suicidati (58 di media l’anno) e 1.990 il totale dei decessi in carcere (160 di media l’anno). Nello stesso periodo nelle carceri della Turchia, dove sono rinchiusi circa 100mila detenuti, i decessi sono stati poco meno di 1.000 (dati del Consiglio d’Europa).

Quest’ultimo raffronto la dice lunga sulle condizioni detentive nelle carceri italiane. Ma vi è un altro dato statistico che dice con ancora più eloquenza del modo inaccettabile in cui l’Italia tratta i suoi detenuti: nonostante i recenti, drammatici casi di suicidi causati o favoriti dalla crisi economica, restiamo uno dei Paesi europei dove meno persone scelgono il gesto estremo e disperato del suicidio, ma se si limita lo sguardo all’universo carcerario siamo invece il il Paese dove ci si suicida di più.

Di fronte a una situazione così, la cui prima causa è nel sovraffollamento delle strutture carcerarie – quasi 70mila detenuti in luoghi che ne dovrebbero ospitare poco più della metà  -, la prima condizione perché in Italia si possa parlare di vera giustizia, per dare senso al principio scritto in Costituzione che afferma la funzione riabilitativa della pena, è una immediata e drastica riduzione del numero delle persone detenute, anche attraverso lo strumento dell’amnistia. Perché a una grave emergenza sociale, che provoca così tanti morti, occorre rispondere con misure d’emergenza. In tanti ripetono che l’amnistia farebbe crescere il numero dei reati, ma questo è un luogo comune del tutto infondato come dimostra l’esiguo numero di recidive che si è registrato a seguito dell’ultimo indulto.

Certo l’amnistia non basta, occorre contemporaneamente cambiare due tra le leggi più odiose che ci ha lasciato in eredità  il ventennio berlusconiano: la Bossi-Fini e le altre norme sull’immigrazione irregolare, per le quali le nostre carceri sono affollate anche da chi ha come unica colpa quella di essere venuto in Italia senza permesso di soggiorno; la Fini-Giovanardi, frutto di un approccio ideologico e punitivo al problema delle tossicodipendenze, che colpisce con il carcere anche tanti che avrebbero bisogno di “cura” e non di “pena”.

Nelle carceri italiane vi sono troppi detenuti e troppo pochi agenti, costretti a lavorare in condizioni assai dure. Contro questa vergogna si battono  da anni soprattutto i radicali, che ieri, 25 aprile, hanno tenuto a Roma una marcia per la giustizia, l’amnistia, la libertà  alla quale chi scrive ha scelto di aderire. La data scelta per questa bella iniziativa non è ovviamente casuale: gli stessi valori di umanità , di civiltà  per i quali 70 anni fa i partigiani diedero il proprio sangue e offrirono il loro coraggio, sono negati e calpestati se si condanna alla disperazione del suicidio chi è stato privato della libertà  per la sicurezza di tutti.

 

Roberto Della Seta

Francesco Ferrante

 

1 288 289 290 291 292 745  Scroll to top