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Diaz: bene le scuse di Manganelli, assordante silenzio De Gennaro

Le parole del capo della Polizia Antonio Manganelli, che dopo la sentenza sui fatti della Diaz ha dichiarato che questo ‘è il momento delle scuse’, fanno onore a lui che le ha pronunciate, e sono la via più saggia e diretta per restituire piena dignità  alle forze dell’ordine, il cui impegno a difesa dei cittadini e della legge non può tollerare macchie come quella finalmente evidente nel caso delle violenze di Genova. Sarebbe auspicabile che parole ugualmente sagge e responsabili venissero ora dal sottosegretario Gianni De Gennaro, che nel 2001 era capo della Polizia, e dunque anche dei dirigenti e dei funzionari infedeli condannati in Cassazione. Il suo silenzio sulla decisione comincia a farsi assordante”. Lo dicono i senatori del Pd Roberto Della Seta e Francesco Ferrante.

Diaz: bene la conferma delle condanne, ora commissione di inchiesta parlamentare

“E’ una buona notizia la conferma delle condanne e l’interdizione dai pubblici uffici dei funzionari di polizia che nel 2001 ordinarono e consentirono il massacro alla scuola Diaz”.

Lo dichiarano i senatori del Partito democratico, Roberto Della Seta e Francesco Ferrante che da tempo hanno sollecitato a Palazzo Madama la costituzione di una Commissione di inchiesta sui fatti di Genova.

“Ora che la giustizia penale ha detto l’ultima parola sulle responsabilità  esecutive di quei gravissimi eventi – proseguono gli esponenti pd – è auspicabile che il Parlamento, come proposto da più parti, promuova una commissione di inchiesta per fare luce sulle responsabilità  politiche”.

“Per Amnesty international quei fatti restano l’episodio più grave di sospensione dello Stato di diritto in un paese occidentale – concludono Della Seta e Ferrante – dalla fine della Seconda Guerra mondiale. Purtroppo è capitato in Italia. Il solo modo per evitare che situazioni analoghe possano ripetersi è non dimenticare”.

Non votiamo la legge sui soldi ai partiti: è occasione mancata

“Questa legge non scioglie i nodi che hanno fatto delle vecchie norme sul finanziamento pubblico dei partiti il simbolo più perfetto delle ragioni che danno forza e fiato all’antipolitica. Per questo non la votiamo”. E’ quanto dichiarano i senatori del Pd Roberto Della Seta e Francesco Ferrante, motivando la scelta di non partecipare al voto del disegno di legge che regola i contributi pubblici ai partiti politici.
“E’ apprezzabile – affermano i due parlamentari – che le nuove norme prevedano una forte riduzione del contributo pubblico ai partiti. Ma restano tutti interi gli equivoci, le ambiguità  della normativa precedente. Si continua a calpestare la volontà  espressa in un referendum da oltre 31 milioni di italiani, chiamando rimborsi elettorali una forma di contributo pubblico che restava, e resta tuttora, strutturata come finanziamento a fondo perduto. E continuano a mancare controlli minimamente trasparenti sul modo in cui i partiti spendono i contributi loro assegnati: controlli assenti in base alla vecchia legge, come dimostra largamente la recente cronaca politica e giudiziaria; controlli che le nuove norme affidano ad un organismo tutt’altro che terzo rispetto agli stessi partiti. Ciò fa di questa legge un’evidente, vistosa occasione perduta nello sforzo sempre più urgente per restituire dignità  alla funzione preziosa e insostituibile dei partiti politici”.

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