intervista a Fiammetta Cupellaro pubblicata su repubblica.it
Francesco Ferrante, vice presidente di Kyoto Club: “Il nostro è un paese virtuoso ma non basta. Il Global Recycling Day serve a spiegare che la sostenibilità fa bene anche agli affari”
Ogni anno consumiamo miliardi di tonnellate di risorse naturali sottovalutando un punto fondamentale: prima o poi si esauriranno. Per questo, recuperare materiali non serve solo ad aiutare l’ambiente, ma ha anche benefici economici. Per tutti. Dalla plastica ai rifiuti elettronici, dai tessuti alla carta, la strada del riciclo è ormai spianata. Dai grandi brand di moda e della tecnologia fino alle piccole realtà artigianali e le famiglie. Convinti che l’uso consapevole delle risorse migliora la qualità dell’acqua e dell’aria che respiriamo, riduce l’energia che usiamo e combatte il cambiamento climatico. Ed ora, il 18 marzo il mondo è pronto a celebrare un nuovo Global Recycling Day, la manifestazione globale dedicata al riciclo con una novità. Proprio alla vigilia, gli Stati membri dell’Unione europea hanno trovato l’accordo sulle nuove norme sul packaging e il riuso. Un tema tra i più importanti degli obiettivi ambientali europei al 2030.
Solo nel 2021 ogni europeo ha generato circa infatti 190 chili di imballaggi, una cifra destinata a crescere di quasi il 20% nel 2030, se non si cambia rotta. Per questo il regolamento sugli imballaggi e i rifiuti di imballaggio che è stato approvato in Europa è una buona notizia: contribuirà a ridurre alcune barriere tra i Paesi introducendo norme comuni sull’etichettatura e sulla gestione dei rifiuti. L’obiettivo è chiaro: meno rifiuti produciamo più diminuisce l’impatto sul pianeta.
Da quando il Global Recycling Day è diventato un giorno riconosciuto dall’ONU nel 2018, si sono moltiplicate le iniziative dedicate al riciclaggio. Così anche quest’anno in Italia, da nord a sud sono molte le proposte che arrivano dalle associazioni che hanno organizzato raccolte di rifiuti all’aperto, incontri nelle scuole sull’economia circolare, corsi per insegnare a riutilizzare vecchi oggetti e reinventare vecchi capi di abbigliamento. Sì, perché la creatività sta occupando un grande posto nel mondo del recycling facendo salire l’interesse soprattutto tra i più giovani che usano piattaforme per riutilizzare, riciclare dare una seconda vita alle cose. Perfino grandi case di moda stanno ormai progettando collezioni create con materiali provenienti dalla plastica raccolta in mare, dagli scarti tessili e di pelletteria, perfino dalla frutta. E sembra funzionare.
L’Italia leader in Europa per il riciclo
“L’Italia è tra i Paesi leader in Europa per l’economia circolare avendo raggiunto nel 2022 una percentuale di 72% di rifiuti riciclati. Fino a quell’anno eravamo primi, l’anno scorso siamo arrivati secondi dietro i Paesi Bassi – spiega Francesco Ferrante vice presidente di Kyoto Club che tra i soci vede anche Comieco, il Consorzio Nazionale di Recupero e Riciclo degli Imballaggi e il Corepla che si occupa della raccolta e riciclo della plastica – un dato che a molti può sembrare inaspettato. Non solo per l’efficienza delle imprese responsabili della raccolta e del riciclo e per la disciplina con cui i cittadini separano il vetro dalla carta e dalla plastica, e da tutti gli altri materiali per cui è disponibili un servizio di conferimento. Ma rispecchia anche un nuovo modo di fare impresa: l’industria italiana negli anni si è adattata ad un modello economico che non può più prescindere dalla sostenibilità. Ad esempio, funziona la macchina del recupero degli scarti dell’industria e delle attività commerciali. Più in generale le materie prime dell’industria manifatturiera italiana sono prevlentemente ‘materie prime seconde’ recuperate dalla differenziazione di rottami, macerie, rifiuti recuperati post-produzione o post-consumo”.
L’intera filiera del riciclo vale complessivamente oltre 70 miliardi di euro di fatturato, mentre in termini ambientali il recupero di materia nei cicli produttivi permette un risparmio annuo pari a 23 milioni di tonnellate equivalenti di petrolio e a 63 milioni di tonnellate di CO2.
L’Italia è dunque un paese virtuoso, ma basta a tenere in piedi tutto il sistema di smaltimento? “Non proprio – continua Ferrante – perché se leggiamo attentamente i dati, vediamo che l’Italia è un Paese-Arlecchino nel senso che mostra due volti largamente discordanti: da un lato ci sono regioni, città e anche piccoli comuni virtuosi, come ad esempio Milano considerata la città europea con il più alto tasso di raccolta differenziata, dall’altro c’è chi arranca. Ma non si tratta di una differenza tra Nord e Sud perché ci sono paesi in Sicilia con tassi di riciclo paragonabili a quelli del Veneto. Il problema è istituzionale: ci sono pochi impianti e troppo materiale da smaltire”.
E secondo l’Istituto di Ricerche Ambiente Italia, tra le migliori prestazioni di sostenibilità ambientale ci sono il Trentino-Alto Adige e le Marche a distanza dalla Lombardia, Veneto, Toscana, Friuli Venezia-Giulia, Lazio e Liguria. In fondo alla classifica c’è la Puglia preceduta da Sicilia, Sardegna, Basilicata, Campania e Calabria.
Perché sono importanti le Giornate mondiali
Consultando il sito delle Nazioni Unite, si contano 152 giornate internazionali, in media una ogni due giorni. Ma allora la giornata dedicata al riciclo ha ancora la forza di sostenere gli sforzi compiuti dalla società civile, di sollecitare cittadini e aziende verso le buone pratiche e incalzare le istituzioni, oppure la proliferazione di giornate mondiali su vari temi rischia di svuotare di senso anche di questo 18 marzo? “Se lo scopo è riunire nel mondo le persone interessate ad un determinato tema e portare l’attenzione su problemi di interesse così ampio, di sicuro sono utili. E questo è ciò che è avvenuto negli anni per la Giornata mondiale del Riciclo. L’attenzione mediatica è cresciuta anche grazie a questa Giornata e alle iniziative che vengono organizzate ogni anni sui territori, e che spesso non durano una sola giornata, dove possiamo raccontare questa Italia all’avanguardia, ma anche spiegare quanto siano fondamentali le buone pratiche sia dei singoli che delle aziende alle quali ci teniamo a dire quanto sia conveniente, anche economicamente investire nella sostenibilità. Forse di questo aspetto se ne parla ancora poco in realtà”.
Se dovesse pensare ad un tema per questo 18 marzo 2024, Francesco Ferrante non ha dubbi: “Bisogna continuare a spiegare che la sostenibilità fa bene anche agli affari. Ormai è chiaro: le aziende che hanno capito che la sostenibilità, ambientale economica e sociale è un investimento, stanno avendo più successo nelle competizioni globali. I clienti apprezzano questa scelta. Anche se l’impostazione green di un azienda può sembrare un sacrificio, in realtà, non è così. Va spiegato ancora e meglio soprattutto alle piccole aziende. E che ci sia un ritorno positivo economico non ci sono dubbi: lo dimostra il fatto che una volta imboccato questo percorso nessuno torna più indietro”.