Lo sconcertante caso di Giuseppe Uva

IL MIO INTERVENTO IN AULA (presidente Vannino Chiti)

 

FERRANTE (PD). Signor Presidente, ho chiesto di intervenire a proposito di una interrogazione da me depositata oggi. Quindi, più che una sollecitazione, questo intervento mira a sottolinearne la gravità . L’interrogazione, signor Presidente, che lei stesso ha voluto firmare con me, riguarda il caso di Giuseppe Uva, un signore morto nel giugno del 2008 a seguito di un trattamento sanitario obbligatorio, disposto a seguito del suo fermo in una caserma dei carabinieri a Varese. La vicenda, molto dolorosa, è assurta agli onori delle cronache in questi ultimi giorni grazie alla denuncia, non solo delle associazioni che si occupano di questi problemi (in questo caso, dell’associazione «A buon diritto», presieduta da Luigi Manconi), ma anche della sorella della vittima. Anche in questo, tale vicenda presenta una somiglianza dolorosa con quella di Stefano Cucchi.  La vicenda è particolarmente grave, anche perché, come per Stefano Cucchi, presenta dei gravi dubbi sul modo in cui si sono svolti i fatti all’interno della caserma dei carabinieri. àˆ probabile che vi sia stato un vero e proprio pestaggio, a seguito del quale, anche per la somministrazione di farmaci errati, Giuseppe Uva è morto.  Mi permetto di sottolineare la gravità  della vicenda e nell’interrogazione chiedo che sia il Presidente del Consiglio a riferirne qui in Senato, perché si tratta di un ennesimo caso di un quadro più ampio. Nelle nostre carceri e nei nostri centri permanenti di detenzione, infatti, si verificano sempre più spesso casi di questo genere, dolorosissimi per le vittime, ma che generano inquietezza anche se guardiamo a chi dovrebbe rappresentare lo Stato al meglio, mantenendo i diritti di tutti e anche di coloro che sono, appunto, privi della libertà  (e, forse, di questi ancor prima di chiunque altro).  

  

Energia: buone notizie dai Comuni, il Governo si svegli

I dati che ha diffuso Legambiente con Gse sulla diffusione delle fonti rinnovabili di energia sono molto positivi. Sono infatti quasi 7000, e dunque oltre l’80 per cento, i comuni italiani che hanno almeno un impianto di produzione di energia da fonti rinnovabili. E gli ultimi dati di Terna ci dicono che 1 chilowattora su 4 di energia elettrica  prodotti in Italia proviene da fonti rinnovabili “. Lo dice il senatore del Pd Francesco Ferrante, vicepresidente del Kyoto club, che ha partecipato al convegno “Comuni rinnovabili” di Legambiente e Gse.
“Sono dati – prosegue Ferrante – che fanno prevedere che si sia raggiunta una percentuale intorno al 10 per cento di energia prodotta da fonti rinnovabili sui consumi finali e che quindi l’obiettivo del 17 per cento al 2020 fissato dall’unione europea non è più irraggiungibile. Questo risultato è stato ottenuto grazie all’attività  delle imprese e alla riforma degli incentivi messa in campo dal centrosinistra nel 2007, e che però adesso è stata abbandonata dal governo. E’ chiaro che l’Esecutivo deve adesso cambiare passo. Ha già  accumulato una serie di ritardi e di inadempienze: non ha emanato le linee guida per agevolare le procedure autorizzative per le rinnovabili, non ha emanato il conto energia sul fotovoltaico, ancora non c’è traccia del piano delle rinnovabili che ci chiede l’Europa e infine, ma non in ultimo, il governo pensa solo al nucleare, un programma obsoleto e costoso, che semmai produrrà  energia solo tra 3 decenni e il cui unico risultato finora è quello di spostare risorse preziose dalle fonti rinnovabili”.

Nucleare: bene Bersani, se vince la destra torna l’atomo nel Lazio

“Le dichiarazioni del segretario del Partito democratico, Pierluigi Bersani, rilasciate a Latina in merito alla totale contrarietà  del Pd al programma nucleare del governo Berlusconi rendono ancora più chiaro che dall’esito del voto di domenica e lunedì dipende se nel Lazio, e in particolare a Latina e a Montalto di Castro, verranno realizzate centrali atomiche”. Lo dicono i senatori ecodem Roberto Della Seta e Francesco Ferrante.
“La scelta nucleare del centrodestra – aggiungono i senatori del Pd –  è economicamente irrazionale, ed è un pericolo grave per l’ambiente e per la sicurezza dei cittadini.
Da questa scelta il Lazio sarebbe una delle regioni più colpite visto che nei suoi confini vi sono ben due aree candidate ad ospitare impianti nucleari. Su questo punto il Pd ed Emma Bonino hanno detto parole chiare: se il Lazio sarà  governato dal centrosinistra  dirà  no alla localizzazione sul suo territorio di centrali nucleari. Questa – concludono Ferrante e Della Seta – è una ragione in più per votare Bonino “.

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