Il Presidente della Repubblica Napolitano incontra Legambiente per i 30 anni dell’associazione

Il Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano ha ricevuto questa mattina al Quirinale, in occasione del trentennale dell’associazione, una delegazione di Legambiente composta da Vittorio Cogliati Dezza, presidente di Legambiente, Rossella Muroni, direttore generale dell’associazione, e dai parlamentari Ermete Realacci, Roberto Della Seta e Francesco Ferrante. Al Presidente della Repubblica è stato consegnato il libro che racconta gli ultimi 30 anni dell’associazione e del nostro Paese, accompagnato dal dossier Ecomafia 2010 e dal rapporto annuale Ambiente Italia.

Al Presidente della Repubblica sono stati illustrati i temi ai quali l’associazione sta dedicando particolare attenzione: la crisi climatica, con la necessità  di abbattere da subito le emissioni di gas serra e controllare l’evoluzione del clima, e la legalità , per la cui tutela occorre evitare un nuovo condono edilizio, rafforzare da subito l’azione di contrasto delle ecomafie e garantire alle forze dell’ordine strumenti adeguati contro chi specula su ambiente, salute e territorio.

“Abbiamo espresso al Presidente della Repubblica – dice Vittorio Cogliati Dezza – la nostra preoccupazione sul disegno di legge sulle intercettazioni, che ne impedirebbe l’uso in relazione al reato di traffico dei rifiuti, uno dei business principali delle ecomafie. Abbiamo sollevato forti perplessità  sull’attacco alle fonti rinnovabili contenuto nella manovra economica, che indebolisce un settore della green economy proprio quando la crisi impone investimenti più sostenibili. Mentre l’approvazione di un nuovo condono edilizio sarebbe un regalo alle mafie del cemento”.

La balla del mare pulito

Articolo pubblicato su L’Unità 

E’andata in scena in questi giorni la “grande bufala” di Ferruccio Fazio. Il Ministro della Salute ha presentato alla stampa il Rapporto annuale sulle acque di balneazione, da cui si dovrebbe capire quanti e dove sono i tratti di mare troppo inquinati per poterci fare il bagno.
I dati contenuti nel Rapporto sono rassicuranti: sui 5175 chilometri di litorale controllati (oltre due terzi di tutte le coste italiane), i chilometri da vietare alla balneazione per inquinamento sono appena il 4%, poco più di 224. In trentacinque province la percentuale di mare pulito è superiore alla media nazionale, in molti casi raggiunge anche il 100%. Così per esempio nelle province di Imperia, Livorno, Potenza, Taranto, Campobasso, Ancona, Trieste e Agrigento. Meritano infine la lode l’Emilia Romagna e la Sardegna, regioni nelle quali tutte le province fanno registrare il 100% di balneabilità  delle coste controllate.
I siti vietati alla balneazione sono invece 302, e cinque le province con meno del 90% di mare balneabile. Maglia nera a Caserta, dove solo il 35% della costa è in regola.
Tutto bene dunque? No, tutta una balla. Perché le tabelle distribuite ai giornalisti, e scaricabili da chiunque sul sito del Ministero, sono quelle di un anno fa, con dati che si basano su analisi effettuate tra il 2008 e l’inizio del 2009.
Difficile dire come sia nata questa vicenda incredibile. Forse è soltanto sciatteria, forse qualcosa di peggio.
Fino a pochi giorni fa, sembrava che il Ministro della Salute si fosse dimenticato di comunicare agli italiani, come impone la legge, i dati sullo stato di salute del mare, sui tratti di costa balenabile  e su quelli vietati. La stagione estiva è già  entrata nel vivo, ogni fine settimana centinaia di migliaia di famiglie vanno sulle spiagge, ma del Rapporto sulla balneazione nemmeno l’ombra. Non è la prima volta che succede: nel 2008 fu reso noto il 2 luglio, l’anno scorso addirittura il 4 agosto, con buona pace di chi aveva già  fatto il bagno dove il depuratore funzionava poco e male e di chi aveva prenotato, pagando, una vacanza in una località  di mare inquinata. Quest’anno Fazio ha scelto un’altra strada: per accelerare i tempi – si fa per dire – ha fatto un po’ di copia e incolla, riciclando dati vecchi e spacciandoli per nuovi.
Il fatto è di assoluta e inedita gravità . In un Paese come il nostro con una spiccata vocazione balneare, e dove le cronache degli ultimi mesi dicono di zone costiere anche molto estese – per esempio il litorale del Golfo di Napoli – senza depuratori o con impianti andati in tilt, la condotta di Fazio è un ennesimo monumento all’irresponsabilità , al cinismo, al dilettantismo di troppi che sono pur sempre classe dirigente.
 

Roberto Della Seta
Francesco Ferrante
Parlamentari Pd
 

G20, fondi cooperazione italiani spariti. Grazie a Berlusconi pessima figura dell’Italia

“Berlusconi, lo sappiamo, ha l’abitudine di promettere e non mantenere.
In  Italia,  grazie  a  buona  parte dei mezzi di comunicazione, questa sua
cattiva  abitudine  non  viene  denunciata a sufficienza. Ma da domani, con
l’inizio  del  G8  e del G20 l’Italia farà  i conti a livello planetario con
le  false promesse del Premier, come quelle pronunciate l’anno scorso al G8
abruzzese,  quando  Berlusconi  annunciava  il  varo del fondo “Aquila Food
Security Initiative” (20 miliardi di dollari in tre anni contro la fame). O
come  a   dicembre del 2009, durante la Conferenza di Copenhagen, quando il
Premier  aveva  annunciato  lo  stanziamento a sostegno dei Paesi in via di
sviluppo  di  200  milioni  di  euro  l’anno  per tre anni, nell’ambito del
pacchetto  clima.  In  entrambi  i  casi il solito trucco dell’illusionista
Berlusconi, perché nessuno di tali impegni è stato mantenuto”.
Lo  dichiara  il senatore Francesco Ferrante, responsabile per le politiche
per  i  cambiamenti  climatici  del  Pd,  che  sul  tema  ha presentato due
emendamenti alla manovra finanziaria in discussione.
“C’è  chi,  invece  –  precisa Ferrante – come Stati Uniti e Inghilterra, i
suoi aiuti li ha addirittura aumentati, per una precisa questione di scelte
politiche ed economiche. Il governo italiano ha semplicemente scelto di non
dare.
“Auguriamoci  che  nessuno  del  governo  voglia giustificare questi tagli,
imputandoli  a  una  crisi economica che ha colpito indistintamente tutti i
Paesi  sviluppati,  perché  i  fondi  alla  cooperazione  non  sono solo un
elementare  dovere  di solidarietà , ma – conclude Ferrante –  sono anche un
propellente   per   l’economia   e  un  deterrente  per  la  criminalità   e
l’emigrazione di massa”.

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