Incentivi: solo una legge mancia e nulla per 55% e Industria 2015

“Gli  italiani  hanno  atteso mesi un ministro dello Sviluppo economico, ma
alla  luce  del  decreto  firmato  oggi  da Romani possiamo ben dire che la
montagna ha partorito il topolino. Le misure di incentivazione ripropongono
scelte deludenti già  fatte, un fritto misto di legge mancia e provvedimenti
a  pioggia,  che  non  è il volano che serve alla nostra economia e che non
andrà   incontro  alle  esigenze  dei  cittadini”.  Lo  dichiara il senatore
Francesco  Ferrante,  responsabile  per  il  Pd delle politiche relative ai
cambiamenti climatici.
“Oggi  –  sottolinea Ferrante – il governo tedesco ha alzato le stime sulla
crescita  economica  del  paese per il 2010 e il 2011, mentre per colpa del
Governo  Berlusconi  e  la politica del ‘meglio che niente’ il nostro Paese
rimane impantanato nella crisi.
“Due, fra le altre, erano le misure concrete e realizzabili che il ministro
Romani  avrebbe  dovuto annunciare: la proroga delle detrazioni fiscali del
55  per  cento  a sostegno degli interventi di riqualificazione energetica,
una  boccata  d’ossigeno per le imprese e l’economia, in considerazione dei
591.800 interventi effettuati, per investimenti pari a 12 miliardi dal 2007
al 2009.
E   poi   –   aggiunge  Ferrante  –   ‘Industria  2015’  ,il  programma  di
incentivazione  per  progetti  di  innovazione industriale inspiegabilmente
fermo:  molte  imprese,  soprattutto  le  più  piccole, sono in difficoltà ,
perchè  hanno  già   iniziato  a  investire  ma i rimborsi si sono persi nei
meandri della burocrazia.”
“Pessimo  esordio  quello  del  ministro Romani, ma a rimetterci – conclude
Ferrante – saranno ancora le imprese e i cittadini italiani”.

Enea: bene la ricerca, ma sia estranea a nucleare vecchio e pericoloso del Governo Berlusconi

“La riaccensione dei reattori nucleari nel centro dell’Enea a Casaccia sarà  una buona notizia per la ricerca italiana se gli stessi saranno usati bene

e non piegati alle logiche della politica avventurista dell’attuale

Governo”. Lo dichiarano i senatori del Pd Francesco Ferrante e Roberto Della Seta.

“Con uno dei due rettori infatti – spiegano i senatori – si possono esplorare tecnologie per i reattori di quarta generazione che potrebbero forse consentire in futuro di costruire nuove centrali elettronucleari che ricicleranno il combustibile riducendo ad una frazione poco rilevante la

produzione di scorie purché la ricerca sia supportata da adeguati

finanziamenti. I due piccoli reattori nucleari dell’Enea inoltre potrebbero costituire un utile campo di ricerca e sperimentazione per applicazioni in vari campi, tra cui quello importantissimo delle tecnologie mediche, purché non si faccia propaganda ma si dicano quanti investimenti in ricerca si

vuole impiegare e si evidenzi attualmente il numero di tecnici e

ricercatori

“Invece – segnalano i senatori Pd – è di questi giorni la denuncia del sindacato per cui sembrerebbe che la situazione di ‘cassa’ dell’Agenzia è assai preoccupante, soprattutto a causa dell’ultimo ‘taglio’ operato in applicazione della manovra di luglio. Tanto che sembrerebbe che per far fronte a questa emergenza, l’amministrazione abbia deciso di non rinnovare i contratti a tempo determinato e gli assegni di ricerca in scadenza e di non attivare graduatorie di concorsi. Inoltre un rilancio del processo di ricerca e innovazione chiaramente non dovrebbe avere a nulla a che fare con i vecchi e pericolosi reattori atomici di terza generazione che il governo Berlusconi vorrebbe piazzare nel nostro Paese, contro la volontà  dei cittadini”.

“Il ritorno al nucleare del governo Berlusconi è destinato a un costoso fallimento, perché gli italiani non hanno nessuna intenzione di mettersi sotto casa i vecchi reattori francesi Areva e le scorie che emanano radioattività  per centinaia di anni.

Ne è la prova concludono Della Seta e Ferrante – il fatto che anche un pasdaran del centrodestra come Formigoni ha già  detto di essere contrario alle centrali in Lombardia”.

Made in Italy, a lezione dalla Cina

I cinesi vengono a produrre in Italia elettrodomestici. Forse da qui dovremmo partire, da questa notizia in controtendenza rispetto alla vulgata della globalizzazione che indurrebbe a inevitabili delocalizzazioni e perdita di occupazione, per parlare di lavoro. Per pensare a una politica, ma anche a una precisa identità  del Pd sul tema delicatissimo del lavoro, uscendo dalle polemiche interne di questi ultimi giorni relativamente alla manifestazione della Fiom. Credo che abbia infastidito molto non solo me, ma milioni di nostri elettori, leggere delle “solite” divisioni all’interno del partito su quella manifestazione. Abbiamo ascoltato dichiarazioni davvero incredibili, indice di confusione mentale –  provenienti da ogni “corrente” in maniera davvero e tristemente trasversale: uno che invitava a “stare lontano dalle piazze”, e di grazia, compagno,dove dovrebbe stare un partito che si dice popolare se non tra i cittadini e nelle piazze? l’altro amico che “provava pena per chi sgambettava dietro il sindacato”, come se non fosse un preciso dovere per chi sta nelle istituzioni cercare e mantenere un rapporto stretto con i sindacati dei lavoratori. Ma certamente non basta ribadire con forza, come va fatto, che non passa attraverso la riduzione dei diritti una nuova e più efficace politica per il lavoro. Serve di più. Il sindacato faccia il suo mestiere, auspicabilmente tornando a farlo rapidamente in maniera unitaria, magari facendo i conti con errori del passato e con la coazione a ripetere vecchie ricette non più adeguate. Serve comunque un’elaborazione del partito che, senza mettere in discussione valori di fondo, dia una risposta di prospettiva alla vera domanda in questo periodo di crisi: come si fa a difendere il lavoro che c’è  e creare nuova occupazione?  Allora, forse ci tornano utili i cinesi. Haier è il più grande produttore al mondo di elettrodomestici, nata appena poco più di vent’anni fa, con una crescita impetuosa (60% l’anno nell’ultimo periodo) e grazie al fatto che ha conquistato il 70% del crescente ed enorme mercato cinese è diventato il numero uno al mondo. Ma non gli basta: vuole muovere alla conquista dell’Europa. E, sorpresa, vuole farlo non con prodotti low cost ma puntando sulla qualità  e, guarda un po’, siccome ritiene che qualità , innovazione, design (fondamentale nel settore)  si trovano qui, in questo Paese, acquisisce una fabbrica vicino Padova e lì produce i frigoriferi – ad alta efficienza – per tutta Europa. Nei giorni scorsi Haier ha annunciato un’ulteriore espansione di quel sito produttivo dove lavorano gli italiani, con i loro diritti e le loro capacità , le loro competenze, intelligenze e sensibilità . Possibile che ce lo debbano insegnare i cinesi che la strada da seguire per un paese come il nostro sia quella della qualità ? Quella che premia le caratteristiche che sono le stesse che hanno tenuto in vita quel tessuto di piccole e medie imprese che ci ha permesso, anche nella crisi, di rimanere al disopra della linea di galleggiamento. Non fa onore alla nostra classe dirigente che, nel nostro provincialismo, si debba aspettare che sia un bravo giornalista inglese –  Bill Emmott nel suo “Forza, Italia” – a descriverci quelle tante iniziative imprenditoriali che nell’Italia berlusconiana – nonostante Berlusconi si potrebbe dire – puntando su qualità  e innovazione crescono, prosperano, danno lavoro valorizzando magari anche il territorio e le comunità  locali dove sono insediate. La “soft economy” di Realacci e la green economy è quello che andrebbe premiato, incentivato, sostenuto per costruire una seria politica economica e le occasioni di nuova occupazione. Altro che polemiche interne, è questa la strada da battere, non solo nei documenti da approvare nelle assemblee, ma anche nell’azione politica concreta quotidiana nei territori e nelle istituzioni.

 

FRANCESCO FERRANTE

 

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