“La vicenda riguardante il Sistri, il sistema di tracciabilità dei rifiuti,
si arricchisce ancora di interrogativi, problematiche e incongruenze. Il 30
settembre il ministro Prestigiacomo aveva annunciato di avere chiesto la
rimozione dal Sistri di quello che impropriamente aveva definito segreto di
stato, mentre sul sistema vige la cosiddetta classifica di sicurezza. Resta
il fatto che dopo quasi tre mesi dall’annuncio del Ministro dell’Ambiente
il progetto Sistri non è ancora pienamente accessibile, mentre si
moltiplicano le problematiche e i malfunzionamenti del sistema”.
Lo dichiara il senatore Francesco Ferrante, responsabile per il Pd delle
politiche relative ai cambiamenti climatici.
“Alla lista degli aspetti controversi che stanno rendendo oltremisura
gravoso l’avvio del meccanismo di tracciabilità dei rifiuti – continua
Ferrante – si aggiunge persino il malfunzionamento delle Sim card
telefoniche necessarie al funzionamento delle black box, fondamentali
perché permettono la tracciabilità dei mezzi e di conseguenza dei rifiuti.
Queste Sim montate sui mezzi hanno già generato del traffico dati – con
conseguente costo in bolletta per l’azienda in questione – nonostante
l’azienda stessa non abbia mai utilizzato il Sistri. Inoltre oltre
all’esplosione dei costi dell’operazione, si aggiungono i rischi per
l’ambiente derivanti dalla presenza in Italia di vettori esteri, ai quali,
come è noto, è consentito di circolare liberamente senza dover rispettare
le regole imposte alle nostre imprese”.
“Con queste e le altre criticità che sono state evidenziate da tempo da
tutti gli operatori del settore, si fa davvero fatica a pensare che il
Sistri possa diventare operativo dal primo gennaio 2011, e dunque riteniamo
che il Ministro dell’Ambiente debba necessariamente studiare un meccanismo
di proroga”, conclude Ferrante.
Morte di un senegalese asmatico nel carcere di Brescia indegna di un Paese civile
“Rinchiudere una persona malata d’asma in una cella gelida solo perché
sprovvista del permesso di soggiorno è il risultato indecente del combinato
disposto della legge Bossi – Fini e il pacchetto sicurezza, che rendono
reato il solo fatto di esistere.
Il caso drammatico del cittadino senegalese Alhdy Saidou Gadiaga morto in
una cella di sicurezza della caserma dei carabinieri di Brescia in una
situazione tutta da chiarire è indegna di un Paese civile, che richiede
un’indagine approfondita”.
Lo dichiara il senatore del Pd Francesco Ferrante, che ha presentato in
merito un’interrogazione parlamentare al Presidente del Consiglio.
“Alhdy Saidou Gadiaga, in Italia da 15 anni, è stato fermato mentre
circolava tranquillamente per le strade di Brescia alla vigilia di una
manifestazione di solidarietà per coloro che hanno protestato in cima ad
una gru.
In ottemperanza alla legge Bossi/Fini e al pacchetto sicurezza – continua
Ferrante – è stato rinchiuso per 36 ore in cella,dove la temperatura era
di circa 5°, perché non avendo più il permesso di soggiorno in seguito alla
perdita del posto di lavoro. Tutto ciò è avvenuto sebbene un certificato
medico italiano comprovasse che fosse malato cronico di asma, ed è morto
dopo solo quaranta minuti la chiamata di un’ambulanza”.
“Si tratta di una vicenda – conclude Ferrante – che unisce
all’indignazione per una legge che ha ormai scatenato una vergognosa
‘caccia al negro’ gli interrogativi gravi sulla condotta di chi aveva in
custodia il cittadino senegalese”.
Gramazio: un fascista in Senato
L’intervento di Domenico Gramazio (Pdl)
ha scatenato in aula la rabbiosa reazione del Pd che lo ha piu’
volte interrotto. Gramazio ha affermato: “Voi avete sempre
affiancato e protetto la canea sovversiva e rossa. Io e tanti
giovani negli anni ’60 e ’70 difendevamo Almirante”. Francesco
Ferrante (Pd) lo ha interrotto: “Devi stare zitto, fascista!
Taci”. Gramazio ha proseguito: “Quando voi eravate con il patto
di Varsavia, quando eravate nello schieramento politico della
soppressione, noi eravamo con l’Occidente”. Marilema Adamo (Pd)
e’ intervenuta: “Siai con Pinochet, tu, fascista!. Stai con
Delle Chiaie”.