pubblicato su greenreport.it
Semplificare le procedure autorizzative evitando che progetti approvati e finanziati siano poi bloccati dalla burocrazia
Manca all’appello il bando per attivare i fondi del PNRR dedicato ai piccoli comuni per la costituzione delle CER
Per Legambiente e Kyoto Club la pubblicazione del decreto sulle Comunità energetiche rinnovabili entrato in vigore in questi giorni è «Un passo importante per l’ambiente e per il futuro energetico del nostro Paese basato anche sugli esempi di autoproduzione condivisa di energia pulita da parte di più soggetti e che portano benefici anche sociali e nuove opportunità per i territori. Ora in questa partita manca da percorrere l’ultimo miglio con il GSE, il Gestore dei servizi energetici, che entro 45 giorni dovrà elaborare le regole operative e completare il portale che serve per la presentazione delle domande».
L’auspicio delle due associazioni è che «Avvenga in tempi rapidi per farsi che la rivoluzione delle comunità energetiche possa trovare ampia diffusione in tutta la Penisola, dalle grandi città ai piccoli comuni, e che inoltre si risolva il problema degli impianti già realizzati dopo l’uscita del Decreto 199 sulla base del quale molte realtà hanno già installato gli impianti di produzione, tema sul quale non entra il decreto incentivi».
Legambiente e Kyoto Club sottolineano che «In questa partita, è anche importante che si arrivi però al più presto alla pubblicazione del Bando per attivare i fondi del PNRR dedicato ai comuni sotto i 5000 abitanti per la costituzione delle Comunità Energetiche Rinnovabili (CER), offrendo un accesso al credito agevolato auspicabilmente con una quota del 40% a fondo perduto, per sostenere la distribuzione di vantaggi economici, sociali e ambientali diffusi in queste comunità».
Legambiente e Kyoto Club tornano a chiedere al Governo e al ministero dell’ambiente e della sicurezza energetica, che «Nel bando previsto dal PNRR destinato ai piccoli comuni per la costituzione delle CER si faccia uno sforzo reale di semplificazione nella formulazione, non solo per la realizzazione degli impianti ma anche per la costruzione delle comunità, e soprattutto per le procedure autorizzative, evitando che progetti approvati e finanziati siano poi bloccati dalla burocrazia».
Stefano Ciafani, presidente nazionale di Legambiente, ha commentato: «Con l’approvazione del decreto e il successivo lavoro che dovrà fare il GSE auspichiamo che si possa assistere nel Paese ad una larga diffusione delle comunità energetiche, che in questi anni sono state frenate, come le rinnovabili, da troppi ostacoli, ritardi e lungaggini burocratiche. Per questo chiediamo di accelerare sull’ultimo miglio che manca da percorrere e che vede per protagonista il GSE, e dall’altra parte che si semplifichi il Bando per attivare i fondi del PNRR dedicato ai piccoli comuni per attivare le CER. L’Italia ha bisogno di accelerare il passo e la diffusione delle rinnovabili e delle comunità energetiche, ce lo impone la crisi climatica che avanza ma anche la transizione ecologica ed energetica che va fatta velocemente e bene. Le CER rappresentano una importante opportunità per il nostro Paese, dalle grandi città ai piccoli comuni, perché parliamo di un nuovo e importante modello sociale basato su democrazia energetica e transizione ecologica che nasce da processi di partecipazione dal basso. Un modello energeticamente strategico che contribuisce ad uscire dalla dipendenza dalle fonti fossili dando un importante contributo alla lotta crisi climatica. La comunità energetica di San Teduccio, nata per altro in quartiere periferico di Napoli, è il simbolo di quanto stiamo dicendo e un esempio da replicare in tutto il Paese».
Secondo Francesco Ferrante, vicepresidente di Kyoto Club, «La pubblicazione del decreto (seppur con un anno e mezzo di ritardo) è stata un’ottima notizia –Siamo fiduciosi che con il contributo delle linee guida che sta già elaborando il GSE si possano risolvere gli ultimi dubbi, a partire dalla compatibilità tra contributi e incentivi. Ma sarà necessario pubblicare immediatamente dopo, il Bando per attivare i fondi del PNRR dedicato ai piccoli comuni per la costituzione delle CER. L’attesa di queste risorse dedicate del PNRR si prefigura come un’occasione unica per le comunità sparse del paese, per procedere verso una giusta transizione ecologica, ma per superare l’attuale modello centralizzato di produzione energetica sono indispensabili modalità semplici e efficaci nella formulazione dei bandi sia per la concessione di finanziamenti sia nel concedere procedure e tempi congrui per la spesa che non vadano a gravare sull’apparato già fragile di questi piccoli comuni».
Rispetto alla questione bando previsto dal PNRR destinato ai piccoli comuni per la costituzione delle CER, nei mesi scorsi Legambiente e Kyoto Club, insieme a insieme a Legacoop, Borghi più Belli di Italia, Bandiere Arancioni del TCI e associazione Nazionale Borghi autentici di Italia, ha indicato delle precise proposte di modifica in una lettera inviata al MASE: 1) è importante che il bando copra l’impegno di spesa dei comuni diversificando le fasi di spesa. In un primo momento servono risorse per la progettazione preliminare delle CER sia per la parte tecnica in cui calcolare dimensionamenti e bilanciamenti corretti sia nella parte di coinvolgimento della comunità per la raccolta di adesioni, successivamente poi il finanziamento più consistente per la realizzazione delle CER. Inoltre, la logica di una CER è proprio quella di permettere una corretta pianificazione di produzione e consumo locale quindi il bando dovrebbe sia favorire l’aggregazione di impianti ben dimensionati da realizzare a beneficio di maggiore efficienza e minori costi di realizzazione sia l’insieme di impianti piccoli e diffusi. 2) è estremamente complicato raccogliere documentazione relativa ai consumi di diversi anni per tutte le utenze considerate, per questo le associazioni ritengono che sia più equilibrato e più incentivante far riferimento solo ai consumi dell’ultimo anno. 3) Sarebbe importante lasciare la ricerca di un soggetto da incaricare per la progettazione dell’intervento ad una fase successiva all’aggiudicazione del bando e altresì di posticipare la definizione puntuale della CER successivamente alla partecipazione del bando lasciando nella progettazione un margine di sovradimensionamento della CER dei consumi calcolati sulla base delle adesioni, senza incorrere in penalità, permettendo così una maggiore capacita di adesione alla CER successivamente alla chiusura del bando e un maggiore dinamismo nella sua successiva gestione e implementazione. 4) occorre chiarire a quale soggetto possono essere intestate le spese se alla CER, lasciando almeno alla parte pubblica la possibilità di poter pagare gli impianti vista la poca bancabilità di un ente di nuova costituzione, indicando anche qu ali sono i soggetti garanti. È altrettanto importante chiarire se la richiesta di ammissione al finanziamento possa essere fatta da una CER costituenda e non già costituita così attivare le spese di costituzione una volta avuto riscontro positivo dal GSE e allo stesso tempo chiarire se l’IVA non recuperabile sia ammissibile al contributo. È infine importante indicare sia quale ruolo può essere riconosciuto al pubblico dentro la CER sia come si accede in via prioritaria agli incentivi.
Legambiente e Kyoto Club, insieme ad AzzeroC02, sono impegnate nel progetto “BeCome- Dai borghi alle comunità energetiche”, pensato per favorire la realizzazione di comunità energetiche nei piccoli comuni e per informare, formare ed assistere i piccoli comuni in questo percorso di sostenibilità ambientale che unisce le comunità locali. La scorsa estate, in occasione della XX edizione della campagna Voler Bene all’Italia, dedicata ai piccoli comuni, sono stati presentati i casi studio di 3 borghi (sui 15 totali) selezionati come laboratori CER nell’ambito di BeCome: Amandola, Oriolo Romano e Castelmezzano. Tutti e tre, da soli, contribuiscono alla realizzazione delle CER con i seguenti numeri: 30 edifici sostenibili, 1.570 kW di impianti Fotovoltaici ipotizzati, 543 soci delle CER e oltre 740 tonnellate di CO2 evitate, corrispondenti al 45% del totale di CO2 non prodotta (1.650 tonnellate) da tutti i 15 laboratori CER.