pubblicato su La Svolta
Questa la posizione del Governo tedesco, che in una lettera afferma di avere «presentato una proposta per eliminare l’esenzione» per gli inceneritori di rifiuti pericolosi e urbani prevista dalla direttiva ETS
Nel 2022 ha ancora senso scegliere l’incenerimento quale chiusura del ciclo dei rifiuti? Questa domanda che sembra celare immediatamente una polemica tra contrapposte “ideologie” se si pensa ai rifiuti urbani (quale ad esempio quella in essere a Roma), in realtà è assai seria, coinvolge l’evoluzione delle tecnologie e le scelte politiche a livello europeo anche sui rifiuti pericolosi.
Come è noto l’Europa nella tanto dibattuta tassonomia ha deciso di escludere gli inceneritori dagli impianti industriali finanziabili perché non rispettano il principio Do No Significant Harm nel processo di decarbonizzazione su cui tutti hanno deciso di convergere. E il Parlamento europeo di recente a stragrande maggioranza (trasversale) ha deciso di chiedere che cessi al 2026 l’esenzione dell’incenerimento dallo schema ETS. E su questa scelta pesa soprattutto appunto l’evoluzione della tecnologia: quando infatti fu scelto di esentare quella pratica dallo schema per il quale tutti gli altri impianti industriali pagano per emettere CO2, la quantità di emissioni per kilowattora prodotto attraverso l’incenerimento dei rifiuti era paragonabile a quella del mix elettrico a livello europeo e valutando che le alternative allora disponibili non sarebbero state in grado di realizzare risparmi significativi sul piano delle emissioni si scelse di esentare gli inceneritori.
Ma quella motivazione è venuta a cadere per due motivi. Il primo è che oggi le emissioni dovute alla produzione di energia elettrica si sono clamorosamente ridotte grazie al progressivo ricorso alle fonti rinnovabili e che quindi sono circa la metà dei 600g/kWh di CO2 che inevitabilmente (la chimica resta tale) un inceneritore di rifiuti urbani emette, la seconda altrettanto rilevante è che oggi le alternative esistono e sono altamente convenienti dal punto di vista ambientale ed economico per tutti le tipologie di rifiuti. Si pensi appunto a rifiuti pericolosi quali gli oli minerali esausti che nel nostro paese (un campione mondiale in questo) per oltre il 98% (novantotto!) vengono rigenerati e non bruciati.
E’ quindi normale che a livello europeo se ne prenda atto e in autunno con l’avvio del trilogo tra Parlamento, (di cui abbiamo ricordato la recente votazione), la Commissione e il Consiglio si arriverà a una decisione in merito che sembra sempre più scontata vista anche la posizione del Governo tedesco che in una lettera inviata alle associazioni ambientaliste di quel paese testualmente afferma di avere già “presentato una proposta – in sede di Consiglio n.d.r. – per eliminare l’esenzione per gli impianti di incenerimento di rifiuti pericolosi e urbani prevista dall’allegato I della Direttiva UE ETS. Questa proposta della Germania va quindi oltre la proposta della Commissione Ambiente del Parlamento Europeo (che lo stesso Parlamento ha successivamente approvato in plenaria n.d.r.) che si limita agli impianti di incenerimento dei rifiuti urbani”.
Si tratterà di una scelta rilevante perché si potrà riconoscere un primato italiano su un settore importante come quello degli oli esausti avvantaggiando le nostre imprese più avanzate costringendo quelle degli altri paesi membri a rincorrerci, e penalizzerà le scelte di chi vuole ancora oggi rivolgersi a tecnologie del passato sorpassate e obsolete.