pubblicato su Huffingtonpost.it
Chi si ricorda di Ignazio Marino? Esattamente sette anni fa, il 12 giugno 2013, il “marziano a Roma” – così, parafrasando Flaiano, intitolerà Marino un suo libro di “memorie capitoline” – veniva proclamato sindaco, eletto a furore di popolo (63,9% nel ballottaggio con il primo cittadino uscente Alemanno). Pochi mesi dopo arrivò la tempesta giudiziaria che prese il nome di “Mafia capitale”, rivelatrice di un intreccio antico, profondissimo di malaffare con protagonisti e complici sia nella destra che nella sinistra romana. Sul piano politico fu l’inizio di un inarrestabile piano inclinato, fino all’ottobre 2015 quando Marino venne “defenestrato” dal suo stesso partito, il Pd divenuto nel frattempo renziano che lo vedeva nemmeno come un “marziano” ma come un “nemico” e fece dimettere davanti a un notaio i propri consiglieri (26 su 50) per ottenerne la decadenza. Da allora è tornato al suo mestiere, quello di chirurgo. Vive a Filadelfia e lavora nell’ospedale della “Jefferson University”, da medico è impegnato su uno dei fronti più caldi della lotta contro la pandemia negli Stati Uniti (la Pennsylvania, lo Stato di Filadelfia, conta a oggi 80 mila casi accertati e oltre 6 mila morti).
Intanto Roma sprofonda, i suoi mali diversamente dal Covid-19 sono tutt’altro che in via di guarigione. L’amministrazione della sindaca Raggi, eletta (anche lei con un voto plebiscitario: 67% nel ballottaggio con Giachetti candidato del centrosinistra) come alternativa “pulita” allo spettacolo della capitale corrotta, fa rimpiangere per la propria inettitudine non soltanto Marino ma molti suoi predecessori. I problemi della città non nascono con Virginia Raggi, certo, ma in quattro anni questa amministrazione non ne ha affrontato seriamente nessuno e ne ha lasciati marcire tanti. Dalla mobilità ai rifiuti, dalla manutenzione urbana al collasso economico e di efficienza dei servizi pubblici locali, la capitale è prigioniera di un assoluto immobilismo amministrativo che oggi, affiancato dal blackout del turismo per il coronavirus, rende il suo futuro quanto mai opaco. Per dire: la chiusura della megadiscarica di Malagrotta, uno degli atti più rilevanti di Marino sindaco, poteva e doveva essere il punto d’avvio per una politica dei rifiuti finalmente responsabile e sostenibile come c’è in tante città italiane con governi di ogni colore, fatta di raccolta differenziata capillare e di nuovi impianti per il riciclo. Nulla di tutto questo: a Roma sotto la giunta Raggi la raccolta differenziata è addirittura diminuita in percentuale e in numero di cittadini serviti, i rifiuti restano per giorni nelle strade e una volta raccolti vengono spediti in giro per l’Italia e per l’Europa.
Nebbia fitta anche su chi fra un anno correrà come nuovo sindaco. Per ora c’è l’auto-ricandidatura della stessa Raggi, che sembra però destinata o a cadere prima del voto oppure a scontrarsi con un consenso personale della sindaca ormai ai minimi termini. Per il resto siamo ancora ai preliminari.
Roma che a settembre celebrerà i centocinquant’anni dall’arrivo dei bersaglieri italiani a Porta Pia e nel febbraio prossimo, alla vigilia delle elezioni comunali, un secolo e mezzo da capitale, è orfana di qualunque progetto, visione, scommessa su come cercare di sciogliere i nodi che rischiano di strangolarla: quelli di un’ordinaria amministrazione sempre più fatiscente, quelli – che condivide con tutte le grandi metropoli – dell’evoluzione delle forme e organizzazioni urbane per fare fronte alle sfide globali dei prossimi decenni cominciando dalla crisi climatica.
Si parli di pandemia o di Roma, Marino è indiscutibilmente un testimone informato e interessante. Per questo l’associazione Green Italia lo incontrerà in un evento web, sabato 13 giugno dalle ore 17 sulla sua pagina Facebook. Ci saremo noi che scriviamo, ci saranno il giornalista Roberto Giovannini (”La Stampa”), la deputata Rossella Muroni, la consigliera regionale del Lazio Marta Bonafoni e la portavoce di Green Italia Annalisa Corrado. Dal “marziano” verranno di sicuro informazioni utili e magari, chissà, anche qualche consiglio.
ROBERTO DELLA SETA
FRANCESCO FERRANTE