Una transizione desiderabile. E conveniente

pubblicato su La Nuova Ecologia

Noi ambientalisti dobbiamo dismettere la ritrosa a utilizzare parole come sviluppo e ricchezza, sempre guardate con sospetto

Qualche mese fa su queste stesse pagine, condividevo con voi l’impegno a difendere il Green Deal europeo in un momento in cui era evidente il tentativo di di “tornare indietro” presente in Europa e soprattutto in Italia e aldilà dell’Oceano con la vittoria in Usa di Trump. Difendere il primato dell’Europa nella sfida per la decarbonizzazione dell’economia, essere orgogliosi di qualche primato italiano nell’economia circolare è la chiave per una politica industriale che possa garantire un futruo migliore: questo l’asse del ragionamento. Da allora, in pochi mesi, abbiamo assistito a una svolta epocale : non è solo il Green Deal a rischio, ma l’idea stessa di Europa, di welfare, del sistema in cui si possono difendere i diritti di ciascun individuo e la democrazia si basa sui contrappesi e la divisione dei poteri, che viene messa in discussione. Una spettacolare – e preoccupante – accelerazione messa in campo da Trump che fa emergere con forza, al contrario, che quando dicevamo che l’impegno per un futuro più pulito era un tutt’uno con quello per un mondo più giusto, non sbagliavamo. E’ passato un quarto di secolo da quando marciavamo dietro striscioni che declamavano che “Un mondo diverso è possibile”. Ora drammaticamente dobbiamo riconoscere che sì, è davvero possibile, ma non è quello che desideravamo, anzi tutto il contrario. Come combattere la questa deriva? Unica strada che conosco è quella di persistere con tenacia nell’impegno per dimostrare che ci “conviene”. Conviene a tutti usare meno risorse, essere più efficienti e bravi a riciclare. Conviene produrre acciaio e gli altri metalli e riducendo le emissioni. Guadagnamo in salute perché riduciamo l’inquinamento e in moneta perché le bollette si abbassano, se produciamo più elettricità con le rinnovabili (vento, sole, biomasse, biometano, geotermia, idro) invece che con il gas. Avremo città più belle e più pulite, dove si potra vivere meglio se cambiamo il nostro modo di muoverci promuovendo trasporto pubblico e quelle forme di mobilità “dolce”, le biciclette innanzitutto, che grazie anche all’innovazione elettrica si possono diffondere sempre di più. Dobbiamo con i fatti dimostrare che la transizione energetica non è affatto “un bagno di sangue” come negazionisti, conservatori e dinosauri fossili vanno ripetendo ossessivamente, ma che al contrario è proprio il contenuto di innovazione che è alla base di quella transizione che consentirà di difendere posti di lavoro, sviluppo e ricchezza di chi oggi si sente minacciato. E sì credo anche che dobbiamo dismettere la ritrosia a utilizzare parole come “sviluppo” e “ricchezza” che il movimento ambientalista ha sempre guardato con un certo sospetto. Il futuro deve essere desiderabile anche in termini di sicurezza e di reddito. E’ così credo che dobbiamo intendere l’antica ma sempre valida lezione di Langer: “la conversione ecologica potrà affermarsi soltanto se apparirà socialmente desiderabile”. E oggi peraltro grazie all’innovazione tecnologica che ha abbassato il costo delle rinnovabili, reso conveniente riciclare i rifiuti ed elettrificare trasporti e riscaldamento/raffrescamento delle nostre case, abbiamo più carte da giocare di quante ne avesse lui trent’anni fa. Forza!

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