pubblicato su Europa
Più Europa, più coesione, competizione e valorizzazione dei nostri talenti. Anche quest’anno la fondazione presieduta da Ermete Realacci si riunisce nelle Marche per riflettere su un futuro di «benessere nuovo»
Anche quest’anno nelle Marche la Fondazione Symbola, presieduta da Ermete Realacci e guidata da Fabio Renzi, rinnova la sua sfida: prima con “Soft economy – Il festival delle qualità italiane”’ tra Mogliano, Camerino e Macerata da oggi a giovedì 26, e poi a Treia venerdì e sabato con il suo seminario estivo dedicato a “Coesione e competizione”.
La Fondazione chiama a raccolta in questi giorni marchigiani coloro che non si rassegnano a un «ineluttabile declino» del nostro paese, ma che al contrario hanno ancora voglia di scommettere su un futuro di «benessere nuovo».
Un’adunata di pianisti del Titanic che non si accorgono del dramma imminente? O piuttosto il luogo dove, consapevoli che nei prossimi decenni la geo-economia mondiale continuerà il suo cambiamento rivoluzionario, per cui in tempi rapidi nessun paese europeo, nemmeno la Germania, sarà tra le 8 più importanti economie del mondo, si attrezza all’evoluzione, questa sì ineluttabile?
Per evitare il primo rischio ed essere attori positivi del cambiamento, tre sono i punti essenziali: non c’è futuro per il nostro paese fuori dall’Europa, la coesione sociale non è impaccio alla competitività ma al contrario senza la prima non ci può essere nemmeno la seconda, e dobbiamo saper individuare, scegliere e puntare sulle nostre proprie risorse e talenti, «l’Italia deve fare l’Italia» (come, non a caso, ama ripetere Realacci).
Tre condizioni apparentemente semplici ma che richiedono invece scelte radicali.
Sull’Europa, non è più possibile dare per scontata un’appartenenza, che per colpa delle politiche sbagliate che si sono fatte a Bruxelles e a Strasburgo (non per un destino cinico e baro) è messa in discussione da tanti che vagheggiano persino su una disastrosa uscita dall’euro quale rimedio della crisi (sic!). Bisogna avere il coraggio invece di scegliere un’idea federalista e unitaria che reclami “più Europa” e cessione di sovranità nazionali. Sembra una bestemmia nell’attuale dibattito politico e invece è unica strada per difendere i livelli di benessere e di diritti conquistati.
Su coesione e competizione, Aldo Bonomi recentemente ha scritto sul «ventennio dello scavallo di secolo… con la sua ideologia che vedeva la primazia del competere con tutti i mezzi, finanza in primis, della politica ancella dell’economia, infine della scomparsa della coesione come bene comune». Oggi dobbiamo invertire questo paradigma e (ri)mettere al centro la coesione. Non si compete con i paesi emergenti sui “diritti” abbassando il livello dei nostri. Lo si è detto molte volte. Si tratta di scegliere quindi nuove e più “vere” forme di responsabilità sociale delle imprese e rifiutare la logica di chi, come ad esempio anche di recente Marchionne, si rifiuta persino di leggere una lettera inviatagli da alcuni operai della “sua” Maserati.
Infine anche la valorizzazione delle nostre risorse richiede scelte nette. «Quando l’Italia scommette su suoi talenti, usa le nuove tecnologie per i rilanciare territori e il loro saper fare – citando ancora Realacci – investe sulla qualità , la bellezza e la coesione sociale, sulla cultura e la ricerca, allora ce la fa e infatti siamo, uno dei soli cinque paesi al mondo – con Cina, Germania, Giappone e Corea del Sud – ad avere un surplus manifatturiero sopra i 100 miliardi di dollari».
Allora è su quello che dobbiamo puntare. Sul record per cui siano il paese in Europa con la migliore industria del riciclo, e per esempio recuperiamo, con grandi risparmi di energia e materia e grande beneficio per nostra industria manifatturiera, più alluminio di chiunque altro al mondo. Ma Paul Samuelson (il Nobel americano famoso anche per i suoi studi sulla crisi del 1929) diceva «o burro o cannoni».
E il “ burro” di una società low carbon e meno dipendente energeticamente dall’estero non va d’accordo con il “cannone” dello «spalmaincentivi sulle rinnovabili» (e anche di questo in particolare discuteremo il 25 a Camerino in una sessione organizzata in collaborazione con il Kyoto Club).
Su queste scelte radicali che ci attendono, i protagonisti chiamati a raccolta da Symbola, porteranno esperienze e opinioni. Alla politica che si rinnova la responsabilità – urgente – di saperle tradurre in atti concreti.