CONTRARI 4 ELETTORI DEL PD SU 5
“La propaganda nuclearista del governo Berlusconi portata avanti negli
ultimi due anni ha evidentemente fatto colpo sugli italiani: i cittadini
hanno preso coscienza del pericolo concreto e la grande maggioranza, il 62
per cento, dice no allo scellerato ritorno delle centrali atomiche nel
nostro Paese. Insomma per il nucleare si potrebbe ben dire ‘più lo conosci,
più lo eviti’ con buona pace del fiume di denaro che già in questi mesi
Governo e operatori elettrici stanno spendendo e sperperando in
comunicazione e propaganda”. I senatori del Pd Roberto Della Seta e
Francesco Ferrante commentano così il sondaggio Ipsos pubblicato oggi su
‘la Repubblica’, che fotografa la posizione dal 2008 ad oggi degli
italiani sull’energia nucleare.
“Non stupisce che la maggioranza degli italiani del ritorno al nucleare nel
nostro Paese non ne voglia sapere. Piuttosto – continuano gli esponenti
ecodem – il Governo e i convinti nuclearisti italiani dovrebbero
riflettere sul fatto che da quando una simile ipotesi si è riaffacciata
concretamente i cittadini che si dichiarano contrari alle centrali atomiche
sono aumentati di numero, in maniera elettoralmente trasversale.”
“Evidentemente – aggiungono i senatori Pd – non è stato possibile
nascondere agli italiani che i vecchi reattori francesi che il governo
Berlusconi vorrebbe importare non sono così sicuri e che le scorie sono un
problema irrisolto. Ma soprattutto non trova credibilità alcuna quella
bugia per cui il nucleare aiuterebbe a ridurre i costi della bolletta
elettrica. E’ vero l’esatto contrario, il nucleare è più caro delle forme
tradizionali di produzione di energia elettrica e presto lo sarà persino
delle nuove fonti rinnovabili e infatti quello che i cittadini vogliono
sono più investimenti nelle energie rinnovabili, sicure e convenienti, e
non avventure pericolose e costose con una tecnologia ormai vecchia.”
“Sul piano politico è particolarmente significativo che oltre l’80 per
cento dei nostri elettori si dichiari contraria al nucleare, un dato –
concludono Ferrante e Della Seta – che farebbe apparire incomprensibili
eventuali titubanze del gruppo dirigente del Pd su questa materia, e che
invece richiede un più forte protagonismo del partito nell’opposizione al
nucleare e più in generale sulle questioni ambientali”.