Pubblicato su greenreport.it
Sconcertante. La lettura del Corriere della Sera di oggi 5 giugno, Giornata mondiale dell’Ambiente. Sconcerto ancor più che malinconia o rabbia. Queste “giornate” dell’Onu come è noto non servono praticamente a nulla, sono cerimonie istituzionali più o meno vacue, qualche ong in giro per il mondo coglie l’occasione per organizzare qualche meritoria iniziativa di sensibilizzazione. Ma onestamente non è che si facciano passi avanti concreti in difesa dell’ambiente. L’unico effetto positivo è che, almeno per un giorno si alza il livello dell’attenzione mediatica sulle questioni ambientali. Un effetto tanto più positivo e atteso in un Paese come il nostro, nel quale i direttori dei giornali, gli opinionisti più noti – come d’altronde l’intera classe dirigente, politica ed economica – ritengono tali questioni una nicchia buona per qualche boy scout invecchiato male e non comprendono, con poche eccezioni, né l’urgenza degli interventi contro i cambiamenti climatici, né l’opportunità che la green economy offre contro la drammatica crisi economica. E’ per questo che l’articolo di Taino che parte in prima e che occupa pagina 2 e 3 del più diffuso quotidiano italiano desta sconcerto. In pratica si da spazio solo alle tesi di due noti “pentiti” dell’ambientalismo, il “nostrano” Chicco Testa , novello “Orlando furioso” contro le rinnovabili, e il più internazionale Lomborg (l’ambientalista scettico per la verità abbastanza screditato nella comunità scientifica) per rappresentare le seguenti teorie: il solare è fallito, l’auto elettrica una bufala, il protocollo di Kyoto non è servito a niente, i cambiamenti climatici nel breve periodo hanno un effetto positivo (sic!), e nel medio non ci costeranno mica tanto! Malinconia perché ennesima prova della grettezza dei media? Rabbia per evidenti falsificazioni? O piuttosto sconcerto per l’operazione giornalistica davvero inqualificabile? Voi credete che sia possibile leggere sul New York Times, su Le Monde, o sul The Times (non dico sul Guardian notoriamente “ambientalista”) ma neanche sul Financial Times un articolo del genere che si fa forte dell’opinione solo di una “parte” , peraltro minoritaria nel dibattito pubblico del mondo? Che si scelga di citare solo Lomborg e non Lord Nicolas Stern o i rapporti di noti covi di estremisti ambientalisti, quali la Banca Mondiale o il Fondo Monetario Internazionale, sulle conseguenze economiche dei cambiamenti climatici in atto? Che si possa irridere alle politiche sulle rinnovabili della Germania che anche su quelle politiche ha fondato la sua capacità di essere la “locomotiva d’europa” tanto citata, senza pensare fosse utile ascoltare pericolosi fondamentalisti “verdi” come la Merkel? Si potrebbe continuare. Ma non vale la pena e non vale la pena mettersi a confutare dato per dato il misto di luoghi comuni e parzialità di cui è farcito quell’articolo. Più utile dismettere immediatamente sconcerto, rabbia e malinconia, tornare a rimboccarsi le maniche e a lavorare affinché anche in questo Paese le proposte di politiche che si fondino su tela ambiente e rilancio della green economy acquistino quella dignità nel dibattito pubblico che le elites nostrane sembrano ostinatamente voler negare .
Francesco Ferrante