Roma: trecento metri che fanno rigenerazione urbana.

pubblicato su DIAC

Mercoledì 16 aprile è stato inaugurato il primo pezzo del GRAB (il Grande Raccordo Anulare delle Bici), quei trecento meravigliosi metri di Via San Gregorio che vanno dall’Arco di Costantino, a fianco del Colosseo, fino al Circo Massimo. Il percorso ciclopedonale è stato realizzato togliendo spazio alle automobili: una corsia per senso di marcia. E regalando quello spazio appunto a ciclisti e pedoni. Rendendo – se possibile – ancora più bella, con più verde e nuove piante, quella strada che corre lungo il Palatino. Entusiasmante per turisti e cittadini romani che la potranno “vivere” e non solo percorrere per raggiungere i Fori e le altre “grandi bellezze” della Capitale. Ma quei trecento metri sono un segno importante di “rigenerazione urbana”. Troppo? No, se si pensa a come è nato il progetto e il suo sviluppo nel prossimo futuro. Il progetto del GRAB nasce dalla passione e dalle intelligenze di attivisti, cittadini organizzati in associazioni, grandi e piccole – dalla Legambiente al Touring Club, da Salviamo le Mura Latine a Mamma Roma, per citarne solo alcune – che si sono unite in Velolove e successivamente In Rete Grab. Associazioni che non si sono limitate a progettare un percorso ciclabile che collegasse le aree centrali con le periferie, ma ne hanno appunto immaginato la rigenerazione anche nelle aree della città più difficili e, soprattutto, sono riuscite a trovare le risorse necessarie per realizzarlo, grazie all’intelligenza e disponibilità dell’allora Ministro dei Trasporti Delrio che dispose in una legge di bilancio i fondi per realizzare questa e altre ciclabili di interesse nazionale. Il progetto poi si inabissò causa le solite lungaggini burocratiche e la mancanza di volontà politica delle amministrazioni locali romane che si sono succedute da allora. Merito quindi di questa giunta e in particolare dell’Assessore Patanè e di Roma Servizi Mobilità avere finalmente iniziato a rendere concreta quella ipotesi visionaria che veniva dal basso, partendo dal luogo più affascinante (una bella vetrina senz’altro) ma anche più difficile. Perché – paradossalmente forse – l’attenzione occhiuta della Soprintendenza rischiava di difendere lo status quo (una specie di autostrada verso il Colosseo) e ostacolare il rinnovamento che promuove una mobilità dolce. Certo, è solo l’inizio e già si vedono gli ostacoli, che per esempio il Ministero dei Trasporti vuole mettere sui varchi che servirebbero sull’Appia nel proseguimento del GRAB, e la sfida non potrà dirsi vinta se non si metterà rapidamente mano anche ai lotti in periferia che vogliono cambiare l’assetto di aree adesso abbandonate al degrado o “appaltate” alle automobili e solo a quelle. Ma questa inaugurazione può far guardare con più fiducia alla reale volontà politica di mettere mano al modo di muoversi nella Capitale: nella competizione per l’uso del suolo nelle nostre città è finita l’era in cui vincevano sempre le automobili. Il GRAB può davvero essere il segno distintivo di questa nuova fase e un modello da replicare anche altrove.

Francesco Ferrante

Vicepresidente Kyoto Club

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