Rifiorme: su soldi ai partiti Grillo e Renzi hanno ragione, noi i soli del Pd a non votare quella riforma-beffa

“Grillo e Renzi hanno ragione da vendere: i rimborsi elettorali ai partiti vanno azzerati, perché sono la stessa cosa del finanziamento pubblico bocciato a suo tempo in un referendum dalla larghissima maggioranza degli italiani. Il Pd avrebbe dovuto chiederlo lui per primo, invece nella scorsa legislatura noi fummo i soli parlamentari democratici a non votare la legge che ha confermato, pur riducendoli di un po’, i rimborsi”.

E’ quanto dichiarano i senatori uscenti del Pd Roberto Della Seta e Francesco Ferrante.

“I rimborsi elettorali per anni sono stati utilizzati dai partiti senza trasparenza e in modo spesso improprio. Oggi sono diventati un simbolo, più che giustificato, della caduta di etica pubblica nella politica: per questo vanno cancellati, cancellati in fretta e qualunque sarà  il prossimo governo”.

Governo: cancellare il ministero dell’ambiente sarebbe una pessima notizia

“L’idea preannunciata da Pierluigi Bersani di cancellare nel prossimo Governo il Ministero dell’ambiente, assorbendone le competenze in un fantomatico Ministero dello sviluppo sostenibile, se realizzata ci allontanerebbe ancora di più dall’Europa e dal futuro. L’ambiente, certo, è utilissimo all’economia e indispensabile per un’efficace strategia contro la crisi e per il lavoro, ma ridurlo a questo significa ignorare che per una quantità  crescente di cittadini l’ambiente è prima di tutto qualità  della vita, lotta all’inquinamento e ai cambiamenti climatici, tutela del paesaggio, difesa dei beni comuni. Per questo in tutti i Paesi europei c’è un Ministero dell’ambiente autonomo ed autorevole”.

E’ quanto dichiarano i parlamentari uscenti del Pd Roberto Della Seta e Francesco Ferrante , per i quali “la proposta del segretario del Pd dimostra una preoccupante incapacità  di vedere che la cultura ecologica ha modificato in profondità  il modo delle persone di intendere il progresso, il benessere, la stessa prosperità  economica. Peraltro, vista l’arretratezza culturale e programmatica di buona parte della classe politica italiana, affidato alle cure di un superministro dello sviluppo, sia pure sostenibile, l’ambiente diventerebbe la foglia di fico per coprire e giustificare politiche vecchie e antiecologiche. Piuttosto, c’è da sperare che il futuro governo cambi radicalmente l’orientamento delle politiche energetiche, industriali, delle scelte in materia di infrastrutture. Due esempi per tutti: si rinunci all’inutile Tav Torino-Lione e si investano quei soldi per dare alle nostre città  sistemi di trasporto pubblico di standard europeo, e poi si metta la parola fine ai programmi di trivellazioni petrolifere e invece si punti su efficienza energetica e fonti pulite. Queste sì sarebbero decisioni coraggiose e di vera svolta, che oltre a migliorare la qualità  dell’ambiente porterebbero anche molto più lavoro”.

La risposta al decalogo di Greenreport

Pubblicato su greenreport.it

I 10 punti sulla sostenibilità  ambientale e sociale proposti da Greenreport sono più che condivisibili: ottimi! Ma non per un “compromesso storico” tra Pd e M5S , che aldilà  dell’infausto nome che avete scelto (#sischerza) non ha possibilità  alcuna di realizzarsi. Innanzitutto perché a me pare evidente, e tutta la sua storia lo conferma, che  Grillo non abbia alcuna intenzione di firmare alcun tipo di “compromesso” di qualsiasi genere con chicchessia ma anche perché nel Pd non sembra affatto prevalere l’idea che questi siano i temi essenziali su cui fondare una nuova politica che dia le risposte concrete alla crisi in atto. Bersani ha detto che “la crisi ha sopravvanzato le nostre risposte”: giusta analisi che andrebbe completata dal riconoscimento che le risposte offerte dal Pd erano appunto incomplete. E lo erano soprattutto proprio sul fronte della sostenibilità  e dei costi della politica su cui si incentrano i 10 punti. Niente da fare quindi? Assolutamente no, credo esattamente il contrario: la politica, tutti gli uomini e le donne di “buona volontà ” dovrebbero mettersi a lavoro proprio su quei 10 punti che io personalmente condivido sino in fondo con i seguenti appunti:

1.      Al punto 2:  grazie per la citazione del disegno di legge che avevo presentato nella scorsa legislatura sugli incentivi per il recupero di materia, ma davvero quello deve diventare centrale in una nuova politica industriale italiana. Greeneconomy è questo: innovazione nei processi industriali, nuovi prodotti, energia rinnovabile e distribuita, valorizzazione del made in Italy.

2.      Al punto 3: sulla strategia energetica, oltre allo stop alle trivelle e al fracking (che in Italia non è però dirimente non essendo nemmeno un’opzione concreta) bisogna approfondire di più l’accompagnamento delle tecnologie rinnovabili alla grid parity e studiare bene la transizione che oggi vede il paradosso per cui tra le termoelettriche lavorano (quindi inquinano di più) le centrali a carbone e molto meno i moderni cicli combinati a gas

3.      Al punto 5: ci deve essere un collegamento più stretto possibile tra rappresentati ed eletti quindi i collegi (io ritengo sempre il sistema uninominale a doppio turno – come in Francia – il migliore) non devono essere troppo grandi, come il semplice dimezzamento indurrebbe a fare. Risparmi più importanti, efficacia migliore e tutela della democrazia rappresentativa si otterrebbero invece dal superamento del bicameralismo

4.      Al punto 6: condivido e rafforzerei l’opposizione a ogni ipotesi di uscita dall’Euro e dall’Europa, che deve invece restare il nostro orizzonte e la nostra sfida

5.      Infine a mio avviso è necessario aggiungere un undicesimo punto sulla mobilità  sostenibile. Nelle nostre città  non ci si muove più e si muore di inquinamento. E’ un punto ineludibile e peraltro c’è un movimento forte nella società , tra “salvaiciclisti”, comitati di pendolari, associazioni che lavora su una mobilità  nuova che è fertile e interessante

 

 

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