Green Italia: il nuovo movimento politico ecologista italiano sbarca a Firenze

Il battesimo ufficiale del Comitato Promotore è avvenuto soltanto pochi giorni fa a Roma, durante un partecipato incontro che si è svolto all’auditorium Maxxi. Ma il movimento politico Green Italia, che fonda le proprie radici tra gli ambientalisti e alcuni imprenditori che operano nell’ambito delle energie pulite, è già  pronto per creare gruppi di lavoro regionali e un’assemblea costituente, in tempo per la fine dell’anno. Alla base del manifesto costituente il progetto Green New Deal per l’Italia: una necessità  inderogabile per fronteggiare i crescenti problemi ambientali e rilanciare l’economia.

Firenze, 09 luglio 2013

Tante, troppe le problematiche ambientali e le questioni sulla sostenibilità  che, quotidianamente, continuano ad essere ignorate e che invece, se affrontate, possono rilanciare il sistema economico mondiale.

E’ partendo da questo assunto che il Comitato Promotore del nuovo movimento politico Ecologista Italiano,

Green Italia, intende costruire un progetto politico di forte innovazione che aiuti gli italiani ad uscire dal tunnel nel quale ormai il Paese è da anni incuneato, per riscoprire un futuro desiderabile.

E la formula su cui si basa è davvero semplice: il progetto Green New Deal per l’Italia, ovvero la certezza che soltanto mettendo in atto le pratiche in difesa dell’ambiente, nei più svariati settori di attività , è possibile rilanciare l’economia.

Al punto in cui si è oggi giunti è infatti impensabile poter scindere la difesa dell’ambiente dalla prospettiva concreta di rilancio economico; è dunque necessario mettere l’ecologia nel cuore della politica, affinché quest’ultima possa contribuire a innescare nuovi impulsi per la creazione di posti di lavoro, attraverso il potenziamento di settori altamente strategici che sappiano sfruttare le agevolazioni e i contribuiti europei, messi a disposizione di chi intraprende investimenti

ecosostenibili.

Non a caso hanno già  dato la propria adesione al progetto giovani imprenditori, tecnici ed esperti, ambientalisti, scrittori e giornalisti. Personalità  ed esperienze differenti unite tuttavia da un fil rouge: la necessità  impellente di riscoprire il “verde” prima di tutto come valore etico e sociale e in secondo luogo come “carburante” per rimettere in moto l’economia. In questa ottica il progetto ha connotati fortemente bipartisan che non sposano – non potrebbe essere altrimenti – nessuno dei

partiti politici presenti nell’attuale panorama.

Fra le principali linee di indirizzo del movimento ecologista l’esaltazione della pluralità  di pensieri e di esperienze, in modo tale da superare i “localismi ideologici” e le egemonie parlamentari.

A breve è prevista la nascita di gruppi di lavoro regionali e, entro la fine dell’anno, l’assemblea costituente di un vero e proprio soggetto politico, deciso a pesare nella competizione per il consenso degli italiani.

L’occasione per presentare ufficialmente nel capoluogo toscano il nuovo Movimento Green Italia, alla presenza di uno dei fondatori, Francesco Ferrante, è data dalla 24esima edizione del Florence Dance Festival, che si svolge domani, 10 luglio 2013, a partire dalle 19,30 all’interno della suggestiva cornice del cortile del Museo del Bargello. Durante la serata, fra l’altro, verrà  consegnata una targa di riconoscimento a Averaldo Farri, Vice Presidente di Power One (azienda leader

mondiale nel campo delle energie rinnovabili) per lo sviluppo di progetti d’avanguardia rivolti alla sostenibilità  ambientale. La targa sarà  consegnata da Furio Fabbri, Presidente Eco.Energia e Direttore Generale Gorent Spa, premiato per l’anno 2012 per lo sviluppo del progetto “OLLY”, il più moderno sistema di raccolta e di recupero degli oli alimentari esausti di provenienza domestica o da utenze produttive.

A seguire, alle 21,30, ci sarà  uno spettacolo di danza offerto dalla Florence Dance Company dal titolo “Quattro Maggiore Adi Da Samraj per Vivaldi”, con musica tratta da Le Quattro Stagioni di Antonio Vivaldi.

Alla serata sarà  presente anche Lucia Venturi, Presidente del Parco della Maremma, nonché rappresentante toscana del partito Green Italia.

Green Italia: dal 6 all’8 dicembre l’assemblea fondativa

PARTE DAL RADICAMENTO SUL TERRITORIO DEL NUOVO MOVIMENTO:

ADESIONE APERTA A CITTADINI ITALIANI E STRANIERI MAGGIORI DI 16 ANNI.CODICE ETICO COMMISSIONE ANTIMAFIA, FINANZIAMENTI ON LINE

Si è riunito oggi il comitato dei fondatori di “Green Italia”, il nuovo movimento politico nato per dare visibilità  e rappresentanza anche in Italia ai temi della qualità  ambientale, della difesa del paesaggio e del patrimonio culturale, della green economy, dei beni comuni e della legalità . Del comitato fanno parte Monica Frassoni (presidente partito verde europeo), Roberto Della Seta e Francesco Ferrante (già  parlamentari Pd), il presidente dei verdi italiani Angelo Bonelli, Fabio Granata già  parlamentare di Fli, Rossella Muroni e Edoardo Zanchini (direttrice generale e vicepresidente di Legambiente), l’imprenditrice Ilaria Catastini, Anna Donati, il direttore della Fondazione Symbola Fabio Renzi, Beppe Gamba presidente di “Azzero CO2€³, Francesco Fiore animatore di “Padova 20/20€³, Fiorello Cortiana, Monica Centanni, Peppe Nanni, Luana Zanella, Andrea Di Stefano, Assunta Brachetta.

Nel corso della riunione è stato stabilito che l’assemblea fondativa di “Green Italia” si terrà  a Roma dal 6 all’8 dicembre 2013. Da subito partono invece le iniziative per radicare il movimento in tutte le regioni italiane. Possono aderire a “Green Italia” tutti i cittadini italiani e stranieri residenti in Italia maggiori di 16 anni; unica condizione richiesta, il rispetto dei requisiti previsti dal codice etico approvato nella scorsa legislatura dalla Commissione parlamentare anti-mafia, che esclude dalla partecipazione politica chi abbia condanne o rinvii a giudizi per reati di criminalità  organizzata e di corruzione.

Il comitato dei fondatori di “Green Italia” ha inoltre stabilito la pubblicazione on-line sul sito www.greenitalia.org della documentazione relativa ai contributi ricevuti e alle spese sostenute dal movimento.

Quando un taglio di CO2 crea lavoro e Pil

Pubblcato su ilsussidiario.net

Con il voto di ieri del Parlamento europeo si è evitata la morte dell’ETS, il sistema europeo di scambio delle emissioni di CO2. Un ripensamento del Parlamento, che poche settimane fa si era espresso in maniera opposta subendo la pressione lobbistica dell’industria più arretrata – compresa purtroppo come troppo spesso avviene la nostra Confindustria, che va salutato con soddisfazione. Ora la palla passa al Consiglio per l’approvazione finale ma poi di dovrà  avviare la necessaria riforma strutturale dell’ETS al fine di evitare nuovi surplus sul mercato.

L’Europarlamento ha approvato la proposta della Commissione di congelare (backloading) la vendita all’asta dei permessi “una sola volta per un numero massimo di quote pari a 900 milioni” al fine di incoraggiare le imprese a investire in innovazione a basse emissioni di carbonio, dopo la bocciatura di misura avvenuta in aprile. Con il congelamento delle quote sarà  possibile ripristinare l’effetto d’incentivazione del sistema di scambio di emissioni, progettato per diminuire le emissioni di gas a effetto serra e contrastare i cambiamenti climatici.

Il sistema ETS è quasi al collasso per il forte accumulo di eccedenze – stimate al 2020 in almeno 1.8 miliardi di quote – dovuto non solo alla recessione economica, ma anche alla generosa allocazione di quote nella precedente fase 2008-2012. Eccedenze che hanno portato il prezzo del carbonio da 30 ad appena 4 euro per tonnellata di CO2, disincentivando così gli investimenti nelle tecnologie a basse emissioni di carbonio.

Per far fronte a questa situazione di forte emergenza, è importante procedere immediatamente con il backloading. Si tratta di una soluzione di buon senso, in grado di garantire nell’immediato la stabilità  del sistema, in attesa dell’adozione delle necessarie misure strutturali di lungo periodo, senza compromettere la competitività  dell’industria europea. Il backloading, infatti, non riduce in alcun modo le quote concesse gratuitamente alle imprese dei settori – come l’acciaio o il cemento – ad alta intensità  energetica.

Subito dopo si dovrà  concordare una riforma strutturale del sistema. La soluzione più efficace è innalzare dal 20% al 30% l’obiettivo europeo di riduzione delle emissioni in modo da garantire l’eliminazione strutturale del surplus previsto al 2020. Una grande opportunità  anche per rivitalizzare l’economia europea.

E’ quanto emerge da uno studio del governo tedesco che evidenzia come con il passaggio al 30% nei prossimi anni in Europa si possono creare ben 6 milioni di nuovi posti di lavoro. Con un aumento medio annuo rispetto all’attuale trend dello 0.6% del PIL e del 4% (dal 18% al 22% del PIL comunitario) degli investimenti.

Mantenere l’obiettivo del 20% – considerato dal mercato ormai raggiunto con le politiche climatiche in atto visto che si è già  raggiunto il 17.5% rispetto al 1990 – significherebbe invece scoraggiare gli investimenti nell’innovazione, senza i quali l’economia europea non ha futuro.

Secondo lo studio tedesco per sfruttare al meglio le potenzialità  del passaggio al 30% è fondamentale integrare la politica climatica in un quadro di misure economiche e fiscali coordinate a livello comunitario e finalizzate ad incentivare gli investimenti nelle tecnologie pulite “low-carbon”. In questo modo l’industria europea può consolidare e rafforzare la sua competitività  globale scongiurando qualsiasi rischio di delocalizzazione.

Tutti i settori economici – agricoltura, energia, industria, servizi – ne trarrebbero vantaggio. Ma in particolare il settore delle costruzioni grazie alle grandi opportunità  per gli investimenti nell’efficienza energetica degli edifici vecchi e nuovi.

Una grande opportunità  anche per il nostro paese con una riduzione della disoccupazione del 2.6% (dal 7.6% al 5%), un aumento medio dello 0.5% (dall‘1.8% al 2.3%) del PIL e del 6% (dal 20.4% al 26.4%) degli investimenti. Un’opportunità  che Europa ed Italia non possono lasciarsi sfuggire se vogliono davvero vincere la doppia sfida climatica ed economica.

Un obiettivo ormai a portata di mano. In Europa le emissioni di gas-serra sono diminuite del 17,5% tra il 1990 e il 2011, mentre il PIL comunitario è aumentato del 48% nello stesso periodo. Per l’UE15 si è avuto invece una riduzione delle emissioni del 13,8% e un aumento del PIL del 43%. Per quanto riguarda poi i principali paesi europei si sono riscontrate le seguenti performance per emissioni e PIL rispettivamente: Italia -5,6% e +24%; Germania -26,2% e +35%; Francia -10,9% e +31%; Regno Unito -27,4% e +57%.A dimostrazione che l’azione climatica non compromette lo sviluppo economico, sfatando così anche il mito che è possibile ridurre le emissioni solo in tempo di crisi.

L’Europa insomma è già  nelle condizioni per aumentare al 30% il proprio impegno di riduzione al 2020. Non richiede grandi sforzi aggiuntivi per i prossimi anni. E può così contribuire a colmare il preoccupante gap esistente (8-13 Gt di CO2 secondo il recente rapporto dell’UNEP) tra gli impegni di riduzione assunti sino ad ora dai diversi paesi e la riduzione di emissioni indispensabile entro il 2020 per rientrare nella traiettoria di riscaldamento del pianeta non superiore almeno ai 2°C. Dà  nuova linfa ai negoziati per un nuovo accordo globale ambizioso e giusto. E può contribuire a farci superare l’attuale crisi economica.

L’Europa e l’Italia possono infatti rivitalizzare le proprie economie fortemente indebolite dalla crisi finanziaria solo investendo nella green economy per vincere la sfida climatica, non più una nicchia ma un nuovo modo di concepire l’economia e il suo sviluppo.

Mauro Albrizio – Direttore Ufficio Europeo Legambiente
Francesco Ferrante – Vicepresidente Kyoto Club

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