Emergenza ambientale nei siti industriali in Sicilia

La Commissione Ambiente del Senato apre un’indagine conoscitiva 

“Un’attenta indagine sull’emergenza ambientale e sanitaria nelle aree industriali siciliane, che vedrà  la Commissione visitare i siti di Priolo e Gela ai primi di marzo. Obiettivo è quello di individuare le maggiori criticità  e definire gli strumenti per rendere compatibili le produzioni con la salute dei cittadini, dei lavoratori e la salvaguardia dell’ambiente”.
 
E’ quanto riferisce il senatore Francesco Ferrante, capogruppo dell’Ulivo in Commissione Ambiente e promotore dell’iniziativa.
 
Occorre che la chimica nel nostro Paese, e in particolare la petrolchimica in Sicilia, metta al primo posto degli investimenti l’innovazione tecnologica e la questione sicurezza. Solo lo scorso anno ci sono stati incidenti agli impianti di Priolo, Milazzo e Gela. Nel 2007 si deve garantire alla popolazione che vive in queste città  la possibilità  di dormire sonni tranquilli senza che la presenza delle industrie a rischio alle porte di casa venga vissuta come un incubo”.
 
 

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Audizione del Ministro Pecoraro Scanio su clima. Ferrante: “basta con le parole, il Governo si rimbocchi le maniche”

“Se l’ambiente e la lotta ai cambiamenti climatici sono una priorità , allora il Governo lo dimostri: smetta di dedicare tempo alle chiacchiere e passi alle azioni concrete. Che il surriscaldamento del pianeta è responsabilità  dell’uomo, lo sappiamo perché la comunità  scientifica internazionale ce lo ripete da tempo. Compito di chi governa è quello di definire politiche di intervento per porre rimedio al problema”. Così il senatore Francesco Ferrante, capogruppo dell’Ulivo in Commissione Ambiente, commenta l’audizione di oggi del Ministro Pecoraro Scanio in Commissione.

“Invece, dopo che per anni la classe dirigente di questo Paese ha fatto finta di non accorgersi dell’emergenza – prosegue Ferrante – adesso da alcuni mesi ha deciso di dedicarsi agli allarmi e alle dichiarazioni di intenti. Mi auguro che la stagione delle esternazioni stia per finire e che cominci quella dei fatti, cominciando dalla riduzione delle emissioni di gas climalteranti che vede l’Italia in gravissimo ritardo rispetto al raggiungimento degli obiettivi fissati dal Protocollo di Kyoto. In questo senso sarà  un primo banco di prova la prossima Conferenza governativa su energia e ambiente, che dovrà  definire le misure necessarie a rientrare nei ranghi”. 

  

  

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Prodi come Blair: il governo si impegni a ridurre le emissioni di CO2, cominciando da premier, ministri e sottosegretari

“Un piccolo, ma tangibile, segno della volontà  del Governo Prodi di abbattere le emissioni di gas climalteranti dell’Italia? Basterebbe copiare i colleghi inglesi. Blair ha dichiarato che i danni climatici provocati dall’uso non strettamente necessario dell’aereo dei membri del suo esecutivo verranno compensati con 3 milioni di sterline investiti in progetti per lo sviluppo di energie rinnovabili nei paesi in via di sviluppo. E allora perché i 25 ministri e i 76 sottosegretari italiani, oltre a evitare i voli interni sulle tratte più brevi facilmente sostituibili con il treno, non prendono l’esempio dato dall’esecutivo del Regno Unito?

E’ quanto propone il senatore dell’Ulivo Francesco Ferrante in un’interrogazione al Primo Ministro Prodi.

L’Italia si è assunta l’impegno di ridurre entro il 2012 il 6,5 per cento delle emissioni di gas climalteranti rispetto al 1990. Ma dalla ratifica del Protocollo di Kyoto nel 1997 il contributo negativo è aumentato fino a un più 12%. Ora ci troviamo dover abbattere non più il 6,5 ma il 18,7% dell’inquinamento prodotto.
Secondo l’European Federation for Transport and Environment, il traffico aereo incide dal 4 al 9% sul totale delle emissioni di gas serra. Il rapido aumento del traffico dal 1990 a oggi ha fatto crescere l’anidride carbonica dell’83%. A questo ritmo nel 2050 le emissioni dei voli aerei rappresenteranno il 40% del totale.

“Quella aerea – ha aggiunto Ferrante – è una modalità  di trasporto particolarmente inquinante. Per giunta il settore ha fatto pochi sforzi per migliorare la sua efficienza ambientale, tanto che le compagnie aeree sono diventate un tema specifico di discussione all’interno dell’Unione Europea. Basti pensare che i moderni aeroplani consumano la stessa quantità  di combustibile dei vecchi modelli del 1950 ”. 
 
 

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