Social Forum Mondiale: “il Governo italiano si assuma impegni concreti per combattere desertificazione e povertà  in Africa”

Il senatore dell’Ulivo Francesco Ferrante oggi alla Marcia per la Pace di Nairobi

“E’ l’Africa a pagare il prezzo più alto dei mutamenti climatici. E il paradosso è che solo una minima parte delle emissioni di gas serra che provocano il surriscaldamento del pianeta viene dai paesi poveri, che però subiscono l’avanzamento delle zone desertiche e l’aumento dell’incidenza delle malattie endemiche come la malaria”.
Così il senatore della Margherita Francesco Ferrante, capogruppo dell’Ulivo in Commissione Ambiente, che oggi a Nairobi, insieme ai colleghi del Gruppo dell’Ulivo Nuccio Iovene, Silvana Pisa e  Giovanni Bellini, partecipa alla marcia per la Pace che inaugura i lavori del VII Social Forum Mondiale, il primo forum mondiale africano della storia del movimento.
 
Parliamo di 400 milioni di persone che si trovano a combattere ogni giorno contro il progredire inesorabile dei quasi 700 milioni di ettari di deserti. I dati sulla desertificazione sono impressionanti: in media essa conquista ogni anno il 3,5% delle terre fertili ed è uno dei fattori principali della povertà  e del sottosviluppo, che costringe milioni di persone a vivere con meno di un dollaro al giorno (solo a Nairobi sono 2 milioni), e in particolare la causa prima di un fenomeno che spesso assume connotati biblici: quello dei profughi ambientali.
 
Per sconfiggere la povertà  – prosegue il senatore Ferrante – occorre innanzitutto combattere il circolo vizioso tra mutamenti climatici e sottosviluppo. Una responsabilità  che ricade sui paesi ricchi e quindi anche su di noi. Il governo italiano si impegni dunque nel fare la sua parte: abbattendo le emissioni di gas serra attraverso la drastica riduzione dei consumi di petrolio e di fonti energetiche fossili e mettendo a disposizione dei paesi più poveri gli aiuti e le tecnologie necessarie per uno sviluppo davvero sostenibile”.


 

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Inquinamento atmosferico: il governo emani subito il decreto sui filtri anti-particolato (FAP)

Il 2006 è stato un annus horribilis per l’inquinamento atmosferico urbano, con 206 giorni di superamento dei limiti a Palermo, 183 a Verona, 162 a Torino, 159 a Padova, 156 a Venezia, 152 a Milano e 125 a Roma (da gennaio all’inizio di dicembre). E’ inquietante il quadro che emerge dai dati delle centraline di rilevamento delle polveri sottili nelle maggiori città  italiane. E in prima fila sul banco degli imputati ci sono i 35 milioni di automobili circolanti in Italia.

“Una situazione grave che non può più essere ignorata e richiede provvedimenti strutturali in grado di ridurre l’impatto devastante del traffico sulla salute dei cittadini, a cominciare dalla definizione di serie politiche di limitazione dell’uso dell’auto privata nelle città  e dal potenziamento del trasporto pubblico. Ma un contributo positivo può venire anche dalle tecnologie esistenti: per questo il Governo deve emanare al più presto il decreto sull’omologazione dei filtri antiparticolato (FAP) per gli autoveicoli, un provvedimento già  scritto, ma ancora nel cassetto”.

E’ quanto chiede il senatore e capogruppo dell’Ulivo in Commissione Ambiente Francesco Ferrante in un’interrogazione parlamentare al ministro dei Trasporti Bianchi , della Salute Turco e dell’Ambiente Pecoraro Scanio.
I dati sul PM10, aggiornati al 4 dicembre scorso ed elaborati da Legambiente, riportano un numero impressionante di superamenti giornalieri della soglia consentita dalla legge che fissa, dal 2005, il valore limite medio giornaliero per le polveri sottili a 50 μg/mc, che può essere superato al massimo per 35 giorni all’anno. Secondo il rapporto della Commissione Nazionale Inquinamento Atmosferico del Ministero dell’Ambiente, nelle grandi città  il traffico contribuisce per il 70% delle emissioni di PM10. La seconda fonte è il riscaldamento, che varia da un contributo del 26% al nord all’8% al sud.
I filtri antiparticolato sono dispositivi in grado di abbattere del 90% le emissioni di polveri sottili dei motori diesel e sono già  adottati con successo in diversi paesi europei.

“Non si capisce l’assurdo e incomprensibile iter procedurale attivato dalla Circolare del Ministero dei Trasporti, n° 2380MOT2/B, che considera questi dispositivi come un silenziatore sostitutivo limitandone l’uso agli autobus di tipo urbano, suburbano ed interurbano euro 0, 1 e 2 – conclude Ferrante – . Ragione per cui, a oggi, nel nostro Paese non possono essere installati alle successive motorizzazioni e ai veicoli commerciali”.
 
 

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Tra borghi antichi e sciacchetrà  – lettera a Il Manifesto

Cari amici de Il Manifesto, la lettura incrociata – lettura che voi stessi invitare a fare nell’occhiello de secondo articolo – dei pezzi usciti venerdì 5 gennaio su Monticchiello e sabato 6 sul Parco delle Cinque terre dipingono un pezzo di realtà  che francamente mi riesce difficile riconoscere. Conoscendo bene quelle due zone e le storie relative permettetemi di provare a spiegare perché a mio parere leggete male ciò che lì sta succedendo. Secondo Stefano Chiarini a Monticchiello un professore (Asor Rosa) con la complicità  delle associazioni ambientaliste (tutte) ha scatenato un’ingiustificata campagna mediatica contro Regione Toscana e amministrazioni locali della Val d’Orcia su un intervento alle porte di Montichiello tutto sommato poco impattante e che sarebbe invece necessario per dare risposta alla richiesta di case della popolazione locale. Ciò che si tace nell’articolo è che però la supposta pressione demografica che giustificherebbe tale espansione edilizia è smentita (ovviamente) dagli stessi documenti programmatori del Comune. Al contrario quell’intervento è figlio di un’impostazione – cemento, brutto cemento per seconde case – che tanti scempi ha causato in tutta Italia, specie al Sud dove ciò è avvenuto fuori da ogni regola e con diffuso abusivismo, ma anche al centro e al nord dove molto spesso si sono fatti danni “legalizzati”. Anche nella splendida Val d’Orcia e nella meglio amministrata Toscana  (anche se mi pare eccessivo definire la Regione che si batte con forza per la realizzazione dell’inutile autostrada tirrenica come un modello “non solo in Italia”) quella “cultura” urbanistica ha colpito: basta andare in giro per quelle splendide lande e dare un’occhiata anche alle espansioni che negli scorsi decenni sono cresciute attorno ai borghi antichi. Oggi finalmente qualcuno riesce a  mettere un stop, e la protesta degli ambientalisti ottiene che il Ministro Rutelli ponga attenzione alla vicenda a e insieme alle amministrazioni locali provi a mitigare l’impatto di una scelta rovinosa e sbagliata qualche anno fa. Credo che chi si batte per cambiare questo paese e contro gli interessi dei pochi (costruttori) e a favore dell’interesse generale dovrebbe essere felice di questo processo e non criticarlo. Invece Alessandra Fava il giorno dopo dipinge la situazione del Parco delle Cinque Terre come un luogo dove la democrazia sarebbe addirittura sospesa – da un  presidente-faraone – e dove i “dissidenti” avrebbero persino paura di incontrarsi al bar. Addirittura! Con tutta evidenza non è così e anzi l’esperienza del Parco nato nel 1999, innanzitutto grazie alla passione di chi ci lavora, è un modello positivo che andrebbe approfondito, quello sì che meriterebbe un’inchiesta, grazie alla quale si sta recuperando un territorio splendido che correva il rischi dell’abbandono completo e dello spopolamento. Oggi la fatica e la passione di quegli uomini e di quelle donne sta recuperando le terrazze, dove si producevano e si tornano a produrre vino e sciacchetrà , che stavano franando anche sotto il peso di quei pini che niente c’entrano con la storia e la biodiversità  di quei luoghi e dei quali alcuni oggi si ergono a strenui difensori. Oggi quasi 200 persone (in un territorio dove ne vivono circa 5000)  lavorano grazie al Parco e alle cooperative che sono nate attorno ad esse. Tutta l’economia della zona ne ha tratto beneficio (e questo tenendo bassi i prezzi di alberghi e ristoranti contro ogni tentazione di turismo d’”elite” e invece promuovendo culture e prodotti locali) e tornano a nascere bambini qui e quindi servono scuole. E’ un successo straordinario non qualcosa di cui lamentarsi. Poi sui singoli progetti e ovviamente legittimo il dibattito. Io continuo a pensare il progetto sul Villaggio Europa sia una riqualificazione importante e che la scuola sia utile e bella realizzata con i criteri della bioarchitettura. Ma anche se sbagliassi su quelle due cose ritengo che è ben più grave non cogliere quanto sia “rivoluzionario” il progetto complessivo del Parco.

Comunque la Val D’Orcia  e le Cinque Terre sono posti talmente splendidi che valgono certamente un viaggio dei lettori de Il Manifesto per verificare quale è la lettura della realtà  più corretta.

 
Francesco Ferrante (Direttore generale Legambiente)

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