Il senatore dell’Ulivo Francesco Ferrante, capogruppo in Commissione ambiente ha espresso grande soddisfazione per l’approvazione del decreto sull’emergenza rifiuti in Campania. “Si tratta di misure molto importanti – spiega Ferrante – che rappresentano un primo necessario passo per fronteggiare una situazione che ha assunto, nel tempo, dimensioni allarmanti”. “Il risultato raggiunto – aggiunge il senatore dell’Ulivo – è frutto di uno sforzo comune per liberare la Campania dall’assedio dei rifiuti e per voltare finalmente pagina”. Ferrante sottolinea che si tratta di “una battaglia di civiltà per attuare un sistema moderno di smaltimento dei rifiuti nel rispetto dell’ambiente e della salute dei cittadini”. Quanto all’ipotesi di dimissioni del capo della protezione civile, Guido Bertolaso, che aveva lamentato la mancanza di risorse necessarie per combattere il problema dei rifiuti, il senatore dell’Ulivo ha precisato: “Abbiamo risposto concretamente alle legittime preoccupazioni del capo della protezione civile Bertolaso mettendo mano al capitolo fondi e stanziando 20 milioni di euro per garantire la copertura necessaria ad affrontare la grave situazione in Campania. Un passaggio necessario – ha concluso Ferrante – per far funzionare il decreto e per mettere in condizione di lavorare le persone che hanno incarichi specifici per governare l’emergenza “
Innovazione contro le lobby
I prossimi giorni in Europa saranno quelli decisivi per capire definitivamente le sorti di REACH, il nuovo regolamento che ha come obiettivo quello di riordinare tutta la normativa in tema di autorizzazione delle sostanze chimiche prodotte e utilizzate dal mercato, probabilmente la normativa più importante sul piano industriale e ambientale che l’Unione Europea abbia mai affrontato. E’ in corso una complessa trattativa tra Commissione, Consiglio e Parlamento in cui quest’ultimo sino adesso ha svolto il ruolo più “avanzato” scommettendo sul fatto che una norma severa dal punto di vista delle tutela dell’ambiente e della salute avrebbe anche favorito l’innovazione e la capacità dell’industria di adeguarsi alle nuove richieste di sicurezza che vengono dai cittadini europei. Il Consiglio invece (e al suo interno non è ancora chiara la posizione del Governo italiano) è parso invece più sensibile alle richieste della lobby delle grandi industrie chimiche che vogliono in buona sostanza frenare il cambiamento. Il punto fondamentale su cui sta avvenendo lo scontro è il “principio di sostituzione” – l’obbligo cioè di sostituire con prodotti che hanno la stessa efficacia ma sono meno dannosi, quelli più impattanti. Un principio che rappresenta un elemento fondamentale per l’interesse della salute dei cittadini e dell’ambiente ma anche per l’innovazione e la competitività delle nostre imprese, a partire da quelle piccole e medie per le quali aver inserito il cosiddetto principio OSOR (ovvero one sostance, one registration) significa poter mettere in atto sistemi di filiera e non subire pesanti oneri economici.
C’è poi l’estensione dell’”obbligo di diligenza” (duty of care) che rende le industrie chimiche responsabili della sicurezza dei loro prodotti. Positivo almeno quanto l’aver stabilito il diritto dei consumatori ad accedere alle informazioni sulle sostanze chimiche presenti negli oggetti di uso quotidiano.
Se così non fosse l’iter prevede il ricorso al procedimento di conciliazione, che oltre ad essere ritenuto di per sé rischioso per la tenuta del testo attuale, avrebbe in più lo svantaggio di essere espletato con la nuova presidenza europea, che spetterà a gennaio alla Germania, paese da sempre ostile a questo regolamento sulla chimica.
E’ invece questa un’occasione fondamentale per spingere il nostro sistema industriale nella direzione dell’innovazione, l’unica che potrebbe garantirci un ruolo nel mercato globalizzato. Purtroppo anche in questo caso, e non è la prima volta, i rappresentanti della nostra industria – la Federchimica – non stanno cogliendo quest’occasione per cambiare strada. La storia della nostra chimica è già piena di ritardi che hanno causato la perdita di un primato che questo paese si era conquistato negli anni sessanta. Oggi siamo residuali nel mondo, per uscire da questa impasse l’unica strada è scommettere su una nuova chimica, piena di contenuti e conoscenze, più rispettosa dell’ambiente. La politica – i parlamentari, ma anche e soprattutto il Governo italiano nel Consiglio – ha oggi l’obbligo al contrario di indirizzare verso il nuovo chi resiste e dare così una chance per il futuro a un settore industriale così importante.
Conferenza sul Clima di Nairobi: “bisogna uscire dall’era del fossile”
Nel suo intervento in aula in merito alla mozione sulla conferenza mondiale in corso a Nairobi, il capogruppo della Commissione ambiente, Francesco Ferrante (Ulivo) ha dichiarato: “Si tratta di una mozione di fondamentale importanza, innanzitutto per il merito, ma anche per il fatto che è stata sottoscritta da senatori di entrambi gli schieramenti”. “I cambiamenti climatici non sono più una minaccia ma una grande realtà . Infatti – sottolinea Ferrante – se ne iniziano a osservare le conseguenze anche alle nostre latitudini. I fenomeni estremi diventano sempre più frequenti: dalle alluvioni, che hanno colpito a più riprese l’Europa, all’aumento impressionante del numero e della forza di cicloni. Il più famoso e devastante dell’ultimo periodo è Katrina, che colpì News Orleans”. “Un dato preoccupante è che dal 1991 in poi si sono concentrati i dieci anni più caldi mai registrati. Ma ciò che ci deve far riflettere è una questione che assume una rilevanza etica. Le conseguenze più gravi dei cambiamenti climatici in atto le pagano quei popoli, quelle persone, quegli uomini e donne che non hanno alcuna responsabilità nell’aumento delle emissioni di gas di serra che sono alla base, a loro volta, dell’incremento dell’effetto serra. Basti pensare a quei milioni di profughi ambientali spinti a scappare dalle proprie terre divorate dalla desertificazione dell’Africa sub sahariana”. “Per queste ragioni – continua Ferrante – dobbiamo cambiare il modo di procedere e di distribuire energia, senza più perdere tempo. Dobbiamo, insomma, responsabilmente e con tutte le gradualità che non rendono velleitario questo percorso, incamminarci verso l’uscita dell’era del fossile. E’ necessario lavorare sul risparmio energetico, attraverso politiche che stimolino l’efficienza energetica, anche per colmare l’enorme gap che separa il nostro paese dagli altri paesi europei”. “Non è pensabile – aggiunge Ferrante – che in Germania ci siano 10 volte di più pale eoliche di quante ne abbiamo installate in Italia. Non possiamo più permetterci che nella piccola e fredda Austria ci siano 30 pannelli solari ogni 1 montato in Italia”. “Siamo convinti – conclude Ferrante – che chi si attarda in vecchie ricette sarà tagliato fuori dalla competizione globale. Chi scommette invece sul risparmio energetico e sulle fonti rinnovabili può vincere”.