“Esprimo un forte rammarico”. Cosi’ Francesco Ferrante, senatore della Margherita, riguardo alla bocciatura del Consiglio dei ministri di oggi ai progetti alternativi al Mose. Il rammarico, secondo Ferrante, e’ che “il governo non abbia voluto, anche a costo di divisioni interne, procedere nella linea tracciata dal comune di Venezia, che metteva in guardia e richiamava l’attenzione sulle opere alternative”. Queste, sostiene il senatore Dl, sarebbero “piu’ efficaci e meno invasive per l’ambiente. E se qualcuno dicesse che c’e’ troppa fretta, si potrebbe rispondere che sono anni che viene portata avanti la questione”.
Ma conclude Ferrante: “Anche le commissioni, sia della Camera che del Senato, avevano dato indicazioni. Pertanto ritengo sia stato commesso un errore nel Consiglio dei ministri di oggi”.
OGM. Soldi a biotech, Italia ha già detto no
I progetti di biotech nell’agroalimentare non sono “ne’ utili ne’ importanti”, la scelta “deve essere quella della qualita’”, percio’ lo Sviluppo economico “dovra’ rivedere qualle parte”. Cosi’ il senatore della Margherita Francesco Ferrante, a proposito del finanziamento accordato da Via Veneto alle Piccole e medie imprese che partecipino a progetti transnazionali sul biotech, incluso l’Agro/Food.
Non e’ questione di oscurantismo, pero’. “Nel fatto che l’Italia partecipi a progetti nel biotech, settore decisivo e fondamentale per la scienza, non ci vedo niente di male- spiega Ferrante– ma e’ altrettanto vero che per quanto riguarda l’agroalimentare, l’Italia ha fatto una scelta che deve essere quella della qualita’, e percio’ non abbiamo bisogno di Ogm”. Quindi, “non si capisce come a fronte delle dichiarazioni del ministro delle Poltiche agricole Paolo De Castro su coesistenza e biologico- aggiunge il senatore Dl- si pensi di poter finanziarie progetti di biotech nell’agroalimentare”. Progetti “che l’Italia, come membro Ue, ha deciso essere ne’ utili ne’ importanti” aggiunge.
Quindi, ora il ministero dello Sviluppo economico “dovra’ rivedere quella parte, pur marginale, che si dovra’ togliere, perche’ non ha senso” conclude Ferrante.
Finanziaria. Cinquantuno senatori Unione: “Governo reintroduca 5 per mille”
Stralci della lettera appello che verrà domani pubblicata su Europa
“Dai rumours di fonte governativa apparsi su alcuni quotidiani sembrerebbe che il Governo non sia più intenzionato ad accogliere l’emendamento attualmente depositato alla Camera dei Deputati che prevede la reintroduzione del 5 per mille nella Finanziaria 2007. Noi senatori dell’Unione non accetteremmo questo incomprensibile rifiuto e ci impegniamo sin da adesso a inserire la norma in ogni caso quando il provvedimento arriverà in questo ramo del Parlamento”. Lo scrivono, in una lettera appello che verrà domani pubblicata sul quotidiano Europa, cinquantuno senatori dell’Unione che, aderendo all’iniziativa promossa dai senatori dell’Ulivo Francesco Ferrante, Luigi Bobba, Nuccio Iovene, Fiorenza Bossoli e Marina Magistrelli, hanno oggi presentato un Ordine del giorno al Decreto Fiscale per impegnare il governo alla reintroduzione del 5 per mille. I firmatari sono: Benedetto Adragna, Emanuela Baio, Egidio Banti, Giovanni Bellini, Giorgio Benvenuto, Paola Binetti, Willer Bordon, Daniele Bosone, Paolo Brutti, Antonello Cabras, Bartolo Fazio, Marco Filippi, Franco Bruno, Pietro Fuda, Mario Gasbarri, Salvatore Ladu, Luigi Lusi, Roberto Manzione, Luca Marcora, Ignazio Marino, Augusto Massa, Giorgio Mele, Vidmer Mercatali, Claudio Molinari, Accursio Montalbano, Gianfranco Morgando, Magda Negri, Nino Papania, Giorgio Pasetto, Carlo Perrin, Manfred Pinzger, Silvana Pisa, Edoardo Pollastri, Giovanni Procacci, Nino Randazzo, Sabina Rossa, Paolo Rossi, Simonetta Rubinato, Lido Scarpetti, Gianpaolo Silvestri, Giannicola Sinisi, Albertina Soliani, Giorgio Tonini, Renato Turano, Walter Vitali e Valerio Zanone.
“Con il 5 per mille – si legge nella lettera appello – milioni di cittadini contribuenti partecipano al futuro di altri milioni di cittadini meno fortunati attraverso quella società civile organizzata che da sempre è motore di coesione e sviluppo”.
“Non avrebbe alcun senso – scrivono i cinquantuno senatori – il rifiuto del Governo di riconsiderare la sua decisone e ci attendiamo che reinserisca il 5 per 1000 in finanziaria”.