10 azioni per il clima in città 

Il Comune deve:
 

Nelle grandi città  predisporre e attuare veri e propri Piani Energetici Comunali, nei Comuni più piccoli predisporre programmi di azione in campo energetico. I Piani e i programmi devono fissare obiettivi concreti e misurabili di riduzione delle emissioni di gas a effetto serra, di sviluppo delle fonti rinnovabili, di miglioramento dell’efficienza energetica sul territorio comunale nel quadro degli obiettivi europei “20-20-20”. Vanno promosse campagne per il risparmio energetico negli uffici comunali e delle aziende municipalizzate e partecipate.

  1. Adottare norme urbanistiche coerenti con gli obiettivi specifici dei piani energetici. Questi gli obiettivi da perseguire: ridurre l’espansione urbanistica a macchia d’olio puntando prioritariamente al riuso delle aree già  edificate e prevedendo eventuali nuove urbanizzazioni nelle aree metropolitane esclusivamente lungo gli assi esistenti del trasporto pubblico su ferro; fissare standard di efficienza energetica per le nuove edificazioni e le ristrutturazioni coerenti con i Piani energetici  e l’obiettivo del “20-20-20”, promuovendo la diffusione delle fonti rinnovabili a partire dal solare termico e fotovoltaico e dal microeolico e semplificando tutte le relative procedure autorizzative; intensificare le azioni di forestazione e riforestazione.

  1. Realizzare infrastrutture ecologiche nelle aree produttive. Evitare la dispersione territoriale e la frammentazione delle aree industriali e commerciali per non moltiplicare fonti di inquinamento e mobilità . Privilegiare sempre la riqualificazione delle aree industriali esistenti e realizzare le nuove, ove fossero necessarie, attrezzandole con impianti energetici efficienti (cogenerazione), parchi fotovoltaici, centri unificati per il carico e scarico delle merci, bacini di stoccaggio di acque meteoriche per usi industriali, centri per la raccolta differenziata dei rifiuti assimilati agli urbani.

  1.  Avviare immediatamente il radicale rinnovamento delle reti ambientali ed energetiche. Gli acquedotti, le reti fognarie, la depurazione delle acque, la regimazione delle acque meteoriche e la sicurezza idraulica dei territori, la distribuzione dell’energia prodotta localmente da fonti rinnovabili sono componenti fondamentali dello sviluppo sostenibile delle città . Investire nel loro ammodernamento e nella loro efficienza costituisce un dovere per i governi locali e per i gestori dei servizi. 

  1. Incentivare il trasporto pubblico e scoraggiare gli spostamenti su auto private; investire in mezzi pubblici più efficienti, più comodi, più puliti, più puntuali. Aumentare il numero delle corsie preferenziali e proteggerle efficacemente; trovare le risorse per realizzare  nuove filobusvie,  tramvie o  metropolitane, e per nuovi bus ibridi o  elettrici o a basso impatto di standard Euro 5; utilizzare al meglio le possibilità  offerte  dalle nuove tecnologie (internet, servizi di telefonia mobile) per organizzare al meglio la mobilità  e ridurre gli spostamenti in auto privata; sviluppare e consolidare esperienze innovative come le  zone  a “traffico rallentato” con velocità  massime consentite di 30 km/h.

  1.  Introdurre e promuovere servizi di mobilità  alternativi all’uso individuale dell’auto, promuovere l’uso della bicicletta, potenziare la rete di piste ciclabili, difendere i diritti dei pedoni. Organizzare servizi efficienti di “car sharing”; promuovere il “car pooling” nei percorsi casa-lavoro, e i percorsi sicuri casa- scuola a piedi e in bicicletta (pedibus e bicibus); spingere le aziende e gli enti pubblici (a partire dagli stessi Comuni e dalle aziende partecipate) a realizzare piani di gestione della mobilità  per i propri dipendenti  realizzare parcheggi custoditi e installare rastrelliere per le biciclette; introdurre servizi di bike sharing; aumentare le zone pedonali e quelle a traffico limitato; aumentare le zone in cui si paga il parcheggio; ricorrere al pedaggio urbano a seconda delle esigenze di ciascuna città .

  1. Aumentare la raccolta differenziata dei rifiuti. Puntare sui metodi “porta a porta”, gli unici in grado di portare la raccolta differenziata a livelli di eccellenza, nel rispetto degli obiettivi di legge (60% al 2012). Promuovere la raccolta differenziata anche negli uffici comunali e delle municipalizzate e aziende partecipate e nelle scuole di ogni ordine e grado.

  1. Fare acquisti “verdi”. Promuovere l’acquisto di prodotti ecologici e/o con un ciclo di vita a basso impatto (per esempio carta riciclata, macchinari ad alta efficienza energetica, veicoli ecologici). Nelle mense degli uffici pubblici,delle scuole e delle aziende partecipate privilegiare gli alimenti biologici e tipici locali e promuovere i prodotti del commercio equo e solidale.

  1. Ripensare la città  a misura di bambino. Migliorare la sicurezza stradale, aumentare e curare di più gli spazi verdi, sottrarre più strade e piazze  al dominio delle automobili.

  1. Promuovere la partecipazione dei cittadini. Coinvolgere i singoli cittadini, le associazioni, gli stakeholders sociali ed economici  nelle scelte sull’organizzazione e il futuro delle città .

Marzo 2009

“Piano Casa, bene lo stop delle Regioni”

“Esprimiamo grande soddisfazione per lo stop imposto dalle Regioni al decreto legge fortemente voluto dal governo Berlusconi sul Piano Casa. Un provvedimento evidentemente incostituzionale, come abbiamo denunciato a più riprese nei giorni scorsi”: questi i contenuti di una nota diffusa oggi dall’esecutivo nazionale degli Ecologisti Democratici.

“Ora che è prevalsa la saggezza istituzionale – continuano gli Ecodem – è fondamentale che anche nel merito il provvedimento sia completamente diverso da quello ipotizzato dal governo. Diciamo no a condoni preventivi, a libertà  di costruire, ad ampliamenti o ricostruzioni in spregio a qualsiasi piano regolatore o normative urbanistiche mentre siamo favorevoli ad utili semplificazioni che stimolino la riqualificazione energetica nell’edilizia e che possano utilmente contribuire a un rilancio di un settore industriale importante. Un provvedimento quindi, nel pieno rispetto della legalità , che incentivi l’innovazione tecnologica e l’edilizia di qualità .

“Il piano casa è un condono incostituzionale”

 “Provvedimento inutile e dannoso che toglie il potere decisionale alle Regioni”

“Il piano casa così come descritto dal decreto legge che il governo sottoporrà  domani alle Regioni, e che sembra intenzionato ad approvare venerdì, non solo presenta forti aspetti di incostituzionalità , come hanno rilevato numerosi governatori regionali, ma è anche inutile ai fini del rilancio dell’economia e dannosissimo per lo scempio che causerà  nel territorio: questo il commento al provvedimento di Francesco Ferrante, Direttore generale del Gruppo Pd del Senato e membro dell’esecutivo nazionale degli Ecodem. 

 

“Incostituzionale – continua Francesco Ferrante – perché il comma 2 dell’articolo 1 di tale decreto ne prevede l’immediata entrata in vigore ‘sino alla emanazione di leggi regionali in materia di governo del territorio”: si entra quindi in un campo di esclusiva competenza regionale senza peraltro considerare le ripercussioni per quelle Regioni dove si è già  legiferato, spesso con criterio, in materia. Per questo apprezziamo le nette prese di posizioni che sono venute dai numerosi governatori di centrosinistra, e vorremmo che anche quelli di centrodestra fossero più coerenti con le loro dichiarazioni sul federalismo nel frenare le voglie centraliste del governo Berlusconi”. 

 

“Ma oltre al profilo di incostituzionalità  – prosegue l’esponente Ecodem – ciò che ci preoccupa è il merito del provvedimento che non da alcuna risposta alla continua richiesta di abitazioni che aumenterà  fin dai prossimi giorni a causa della crisi economica e dell’emergenza sfratti. Il governo abbia almeno il coraggio di non chiamarlo ‘piano casa’ perché non affronta concretamente il problema ma elimina di fatto la licenza edilizia, concedendo la possibilità  di aumentare del 20 per cento le cubature: si tratta in pratica di un condono preventivo di un anno (quanto dura il decreto) che fa rabbrividire. Senza dimenticare il riferimento al risparmio energetico che permetterebbe l’aumento di cubatura, in caso di ricostruzione, sino al 35 per cento: così come è previsto non significa niente rischierebbe di causare vere e proprie truffe. Il governo si fermi e pensi piuttosto a misure serie sul fronte degli affitti da una parte e della riqualificazione energetica degli edifici dall’altra, l’unico strumento efficace e sostenibile per rilanciare davvero un settore economico importante, come l’edilizia, senza devastare il Bel Paese” 

 

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