In Umbria i primi 9 condannati d’Italia per il reato di traffico illecito di rifiuti

La notizia della condanna in primo grado di nove degli imputati del processo a Spoleto aperto in seguito alla maxi-operazione del NOE denominata Greenland è una buona notizia e segna una svolta fondamentale nella lotta al traffico illecito dei rifiuti nel nostro Paese. Si tratta infatti della prima applicazione dell’art 53 bis D. Lgs.22/97 sull’attività  organizzata per traffico illecito dei rifiuti, che prevede la reclusione per questo tipo di reato.
“Finalmente in Italia viene applicato fino in fondo il principio del ‘chi inquina paga’ – ha commentato il direttore nazionale di Legambiente Francesco Ferrante -. Queste condanne sono un precedente importante, che ci fa ben sperare per il buon esito dei restanti 60 processi in corso, in cui sono coinvolte oltre 1240 persone denunciate e 414 arrestate.  Ormai il fenomeno delle ecomafie ha valicato i confini delle regioni del sud e si insinua in aree del paese, come l’Umbria, al di sopra di ogni sospetto. Occorre mantenere alta la guardia, per questo continueremo a batterci  perché i reati contro l’ambiente vengano inseriti nel codice penale”.
Stiamo parlando di un’inchiesta, cominciata nel 1999, che ha portato nel 2004 al rinvio a giudizio di 52 persone con l’accusa di associazione a delinquere finalizzata alla gestione illecita di rifiuti speciali, anche pericolosi: gli imputati avrebbero smaltito milioni di tonnellate di rifiuti speciali sotto forma di fertilizzanti in alcune aziende agricole della zona e fanghi industriali nelle acque dei torrenti Clitunno e Marroggia. Nel 2003 Legambiente si è costituita parte civile al processo, assistita dall’avvocato Antonietta Marucci, e oggi la sentenza vede riconosciuta la bontà  di quella scelta: oltre al ripristino del danno ambientale, gli imputati sono stati condannati al risarcimento del danno a Legambiente, da quantificare in sede civile.
“Questa vicenda ha visto l’Umbria per la prima volta al centro di un’articolata attività  criminale ai danni dell’ambiente – ha sottolineatoVanessa Pallucchi, presidente regionale di Legambiente -. Ed è stato umbro il primo arresto in Italia in base all’articolo 53bis.  Una novità  inquietante se si pensa che la nostra regione ha nell’integrità  del territorio il suo valore aggiunto. Per questo ci siamo costituiti parte civile al processo e oggi registriamo con soddisfazione il primato delle prime condanne”.

Interrogazione parlamentare su progetto parco divertimenti a Regalbuto

Per sapere, premesso che:
 
         si è appreso da organi di stampa nazionali, quali il quotidiano La Repubblica, che il prossimo 23 novembre dovrebbe essere apposta da parte del CIPE la firma per il via libera definitivo alla realizzazione di un parco divertimenti a Regalbuto, in provincia di Enna;

         questa notizia è molto preoccupante, in quanto l’unico progetto che risulta depositato presso la Regione Sicilia, in attesa della valutazione di impatto ambientale, è un progetto vecchio, datato 2001 e per la cui realizzazione servirebbero circa 830 milioni di euro, e non il progetto di cui si parla nell’articolo de La Repubblica, che costerebbe invece 624 milioni di euro;

         per il primo progetto pare che i proponenti non abbiano mai nemmeno pagato i diritti per l’istruttoria e che Sviluppo Italia, l’agenzia del Ministero del Tesoro, contrariamente a quanto riportato dalla stampa, lo avrebbe bocciato già  due anni e mezzo fa ritenendolo economicamente insostenibile;

         è indicativo che il progetto sia stato bocciato da parte di Sviluppo Italia nonostante fosse sponsorizzato dall’allora vice ministro all’Economia Gianfranco Micciché;

–   sarebbe paradossale che il CIPE finanziasse un progetto ritenuto insostenibile da un’altra struttura del Ministero e totalmente privo di Valutazione di Impatto Ambientale, regalando risorse pubbliche così ingenti a un progetto senza futuro, proprio nel momento in cui si sta raschiando il fondo del barile con la Legge Finanziaria;

         è necessario che i governi nazionale e regionale sostengano in Sicilia un’infrastrutturazione indirizzata a uno sviluppo turistico che punti sull’imprenditoria locale e su un’offerta diffusa e sostenibile, invece di finanziare progetti faraonici che non portano nessuna ricaduta economica stabile sul territorio;

 
alla luce di quanto sopra esposto, si chiede al Presidente del Consiglio:

 
         se non si ritenga opportuno intervenire immediatamente affinché il 23 novembre 2006 il CIPE bocci la realizzazione del parco divertimenti a Regalbuto;

         quali politiche concrete il Governo intende intraprendere affinché lo sviluppo della Sicilia passi finalmente attraverso la crescita del settore turistico, incentivando un turismo di qualità  che vada verso la valorizzazione delle città  d’arte e del suo paesaggio.

 

Viva Moratti

Il sindaco di Milano ha proposto il road pricing per la sua città .  Apriti cielo! Feltri dalle pagine di Libero gli urla a tutta pagina “Moratti sei scema?”, il  “popolo degli automobilisti” trova un nuovo nemico dopo quei cattivoni di ambientalisti che vorrebbero fargli pagare il bollo un po’ più caro , magari alle auto che inquinano di più, e infine la sua maggioranza gli si ribella contro (compreso il grande capo Berlusconi) tanto che ad oggi non si capisce se il provvedimento vedrà  mai la luce. Se cioè Letizia Moratti vorrà  confermare la sua immagine di donna ferma, che non cede alle pressioni o se si piegherà  alle ragioni dei gruppi politici e di interesse che la appoggiano. Staremo a vedere e, anticipando il senso del mio intervento, ci impegneremo affinché non si retroceda dalla sacrosanta intenzione di limitare il traffico privato e l’accesso delle auto a Milano.

Quello che però mi interessa di più sono i distinguo, le espressioni di contrarietà , francamente a volte trasudanti demagogia, delle voci che si sono alzate dallo schieramento di centrosinistra.

Io credo invece che onestà  intellettuale imporrebbe finalmente di apprezzare provvedimenti drastici su questo fronte da qualsiasi parte politica essi provengano. La situazione delle nostre grandi città  e di moltissime di quelle medie è preoccupante dal punto di vista dell’inquinamento atmosferico – basti vedere i superamenti delle soglie stabilite dalla Unione Europea per le pericolosissime polveri sottili – ed è assolutamente drammatica proprio per quanto riguarda la mobilità . Nelle nostre città  non ci si muove più, nessuno riesce a prevedere i propri tempi di spostamento con le evidenti conseguenze in termini di stress, ma anche di costo economico. E’ del tutto evidente che l’unico modo per ridare ai cittadini il loro fondamentale diritto alla mobilità  e insieme tutelare la salute non ci possono essere strade diverse da quelle che prevedano drastiche limitazioni del traffico privato e la promozione di trasporto pubblico più comodo, più veloce, più efficiente e direi persino più attraente per le fasce sociali che gia oggi non siano “costrette” ad usarlo – studenti, pensionati, immigrati.

Come fare? Certo è importante restituire ai pedoni (con il divieto di circolazione totale delle auto) alcune aree – le più pregiate, ma anche alcune in periferia –  delle nostre belle città , è utile estendere le “zone a traffico limitato” che sono previste in molti casi (esercitando però un controllo molto più attento di quanto si faccia attualmente sul rilascio dei permessi), ma non si capisce proprio perché non andrebbe bene servirsi anche di un sistema che, dove è stato utilizzato in giro per l’Europa, ha dato ottimi risultati sia in termini di disincentivare il ricorso all’auto privata sia per reperire le risorse da destinare appunto al trasporto pubblico, risorse che devono cercarsi anche dalle tariffe dei parcheggi, che invece troppo spesso finiscono in maniera indistinta nei pozzi dei nostri sofferenti bilanci comunali.

A mio parere chi non dice con chiarezza queste cose si rende responsabile di una presa in giro nei confronti dei cittadini e forse risponde di più a piccole, potenti lobby – i commercianti dei centri storici che ostinatamente si rifiutano di vedere come le politiche di limitazione del traffico coerentemente portate avanti non hanno mai danneggiato i loro affari – che non all’interesse generale. Invece di perdere tempo a criticare Moratti, gli amministratori di centrosinistra mostrino coraggio e utilizzino tutti, ma davvero tutti gli strumenti per liberare le nostre straordinarie città  dalla morsa del traffico, migliorando magari gli aspetti tecnici criticabili della proposta milanese, ma non il suo senso di fondo profondamente condivisibile.

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