L’odissea della statale Perugia Ancona

“Il governo convochi una Conferenza dei Servizi per sbloccare i cantieri”

Interrogazione del senatore della Margherita Francesco Ferrante  al Ministro delle infrastrutture Di Pietro

 

“Sessanta metri di galleria in cantiere da sedici anni. Un’opera strategica per la viabilità  umbra che rischia di saltare per i troppi e troppo lunghi contenziosi tra l’impresa titolare dei lavori e l’Anas. Per evitare che questa infrastruttura resti un’incompiuta e diventi un monumento allo spreco di denaro pubblico, chiedo al ministro Di Pietro di convocare al più presto un tavolo con l’Anas, l’impresa Itinera, le parti sociali e le istituzioni locali perché si trovi la via d’uscita e si possano ultimare i lavori”.

E’ quanto propone in un’interrogazione al ministro delle Infrastrutture il senatore Francesco Ferrante, capogruppo dell’Ulivo in Commissione Ambiente, su sollecitazione della Cgil umbra.  Il tratto sotto accusa della strada statale 318 è quello che collega Valfabbrica a Casacastalda. In cantiere dal 1991, ha subito negli anni numerose interruzioni ed è oggi all’ennesima impasse legata a controversie tra Anas e Itinera. Oggetto del contendere sono le perizie di variante richieste da Itinera in occasione di crolli avvenuti nello scavo della galleria che hanno reso necessari lavori e costi aggiuntivi. Perizie che Anas ha effettuato in tempi particolarmente lunghi causando il fermo prolungato dei lavori. 

“Occorre scongiurare la possibilità  che Anas e Itinera vadano incontro all’ennesimo contenzioso che potrebbe portare alla chiusura definitiva del cantiere e mettere a repentaglio l’occupazione dei lavoratori che, dai 120 iniziali, oggi sono ridotti a soli 10 impegnati nell’attività  di custodia”.

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Chernobyl: dopo la vicenda della piccola Maria, occorre rivedere i progetti di accoglienza e puntare sul risanamento di luoghi e popolazione

Lo chiede al Governo il senatore della Margherita Francesco Ferrante con una mozione sottoscritta da 16 senatori dell’Unione

Sono passati oltre vent’anni dall’incidente nucleare al reattore di Chernobyl, che produsse danni devastanti dal punto di vista ambientale, sanitario e sociale. Da allora il nostro Paese, attraverso l’iniziativa generosa di associazioni e famiglie, ha ospitato migliaia di ragazzi provenienti dalle zone contaminate.
I  numeri dell’accoglienza italiana hanno superato di gran lunga quelli di ogni altra nazione europea e, proprio per le dimensioni del fenomeno, spesso è mancato il controllo sulle modalità  con cui sono stati realizzati i progetti, controllo necessario a tutelare i minori ospitati. Il soggiorno ripetuto nella stessa famiglia, seguito dal rientro di questi bambini in situazioni  materialmente povere e limitate dal punto di vista dei rapporti interpersonali, sovente in istituti, può rivelarsi un percorso negativo pur se condotto con le migliori intenzioni di fondo. Spesso le famiglie non sono adeguatamente preparate a gestire un processo di questo genere. 

“Date queste premesse, riteniamo necessario e urgente diversificare, modificare e migliorare sia in termini quantitativi che qualitativi le iniziative di ospitalità  dei bambini provenienti dai Paesi contaminati – spiegano Francesco Ferrante e i senatori che hanno sottoscritto la Mozione -. Accanto a questo il Governo Italiano deve continuare a impegnarsi perché la comunità  internazionale ottenga garanzie sulla messa in sicurezza del reattore di Chernobyl, oggi a serio rischio di collasso per la mancata manutenzione, e avviare interventi in loco di tutela della salute delle popolazioni, favorendo progetti di risanamento delle zone contaminate, potenziando l’azione di prevenzione e diagnosi precoce, attraverso campagne di informazione e di educazione ambientale, alimentare e sanitaria. Infine, impostare un lavoro scientifico articolato sia dal punto di vista sanitario che ambientale e di ricerca in collaborazione con enti, associazioni e ONG ambientaliste italiane, europee e dei Paesi colpiti”.
Dal dossier “Legambiente Solidarietà : le nuove sfide del Progetto Chernobyl” presentato il 16 gennaio 2007 dall’associazione ambientalista, che ha deciso di interrompere il progetto di accoglienza e impegnarsi in altre iniziative di cooperazione, emerge un quadro inquietante della situazione in Bielorussia. Sono 298mila i bambini residenti in zone contaminate del paese, dove si è avuto il 70% della caduta radioattiva e la contaminazione del 23% del territorio nazionale, che avrebbero diritto a progetti di risanamento sul territorio nazionale o all’estero. Nel 2005 solo il 18,79 % di questi ha beneficiato di un soggiorno all’estero. Povertà  e disgregazione sociale sono i segni più evidenti della catastrofe che ha segnato profondamente questo paese: in quella che è stata definita “la zona morta”, un’area compresa in un raggio di 30 chilometri dalla centrale, sono state evacuate in via definitiva oltre 400.000 persone, anche se alcuni villaggi abbandonati si stanno ripopolando di piccoli gruppi di diseredati, i giovani cercano fortuna all’estero, gli anziani trovano conforto nell’abuso di alcool, in certe realtà  la piaga dell’Aids si va diffondendo pericolosamente.
Questi i senatori dell’Unione che hanno firmato la Mozione: Francesco Ferrante, Luigi Lusi, Luigi Bobba, Tommaso Sodano, Giovanni Russo Spena, Antonino Randazzo, Colomba Mongiello, Donato Piglionica, Natale Ripamonti, Gianpaolo Silvestri, Loredana De Petris, Anna Donati, Giovanni Bellini, Edo Ronchi, Tommaso Barbato, Carlo Perrin.
 
 

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Emergenza ambientale nei siti industriali in Sicilia

La Commissione Ambiente del Senato apre un’indagine conoscitiva 

“Un’attenta indagine sull’emergenza ambientale e sanitaria nelle aree industriali siciliane, che vedrà  la Commissione visitare i siti di Priolo e Gela ai primi di marzo. Obiettivo è quello di individuare le maggiori criticità  e definire gli strumenti per rendere compatibili le produzioni con la salute dei cittadini, dei lavoratori e la salvaguardia dell’ambiente”.
 
E’ quanto riferisce il senatore Francesco Ferrante, capogruppo dell’Ulivo in Commissione Ambiente e promotore dell’iniziativa.
 
Occorre che la chimica nel nostro Paese, e in particolare la petrolchimica in Sicilia, metta al primo posto degli investimenti l’innovazione tecnologica e la questione sicurezza. Solo lo scorso anno ci sono stati incidenti agli impianti di Priolo, Milazzo e Gela. Nel 2007 si deve garantire alla popolazione che vive in queste città  la possibilità  di dormire sonni tranquilli senza che la presenza delle industrie a rischio alle porte di casa venga vissuta come un incubo”.
 
 

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