“Varare una politica energetica che permetta all’Italia di raggiungere gli obiettivi di Kyoto”

Attuare una politica energetica che, anche attraverso la liberalizzazione del mercato elettrico, realizzi finalmente nel nostro Paese, attraverso l’efficienza e il risparmio energetico, quella innovazione del settore che ci faccia raggiungere gli obiettivi stabiliti dal Protocollo di Kyoto.

In questo senso, incentivare il risparmio dei consumi elettrici “domestici”, applicando tariffe ridotte in bolletta agli utenti che realizzano una diminuzione dei consumi pari ad almeno il 10% rispetto all’anno precedente, e a verificare in sede di Unione Europea se tale riduzione delle tariffe si può applicare attraverso l’applicazione per un anno di un Iva ridotta del 10%;

E’ questa la richiesta al Governo avanzata  dal capogruppo dell’Ulivo in Commissione Ambiente Francesco ferrante insieme ad altri 11 senatori in occasione della presentazione della Settimana del Clima di Legambiente.

“La liberalizzazione del mercato – che partirà  il 1 luglio – è un’occasione per premiare l’efficienza energetica degli operatori e il risparmio domestico da parte delle famiglie – spiega Ferrante -, oltre che per incentivare la possibilità  di una fornitura diversificata e certificata proveniente da impianti alimentati con energia solare, eolica, idroelettrica e biomasse, anche attraverso incentivi fiscali che premino la nascita di nuovi impianti rinnovabili”.
La Mozione è stata sottoscritta dai senatori: Francesco Ferrante, Edo Ronchi, Giovanni Bellini, Donato Piglionica, Loredana De Petris, Colomba Mongiello, Anna Donati, Francesco Bruno, Bartolo Fazio, Claudio Molinari, Tommaso Sodano, Luigi Zanda.
 
 

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Governo contro legge Regione Lombardia su smog: “si rendono conto i ministri della gravità  di un atto simile?”

“Ma si rendono conto i ministri Lanzillotta, Bianchi e Amato di quello che hanno fatto? Dell’assurdità  di bloccare una legge all’avanguardia nella lotta allo smog come quella della regione Lombardia? Una legge che avrebbe fatto da apripista alle altre regioni italiane pronte a seguirne l’esempio. Non è accettabile che si osteggi una Regione che sta facendo bene solo perché di diverso colore politico”.

E’ sconcertato il senatore dell’Unione Francesco Ferrante, capogruppo dell’Unione in Commissione Ambiente, di fronte alla decisione dei tre ministri di fermare il provvedimento lombardo. Per questo ha presentato un’interrogazione al governo perché chiarisca le proprie ragioni. 

“Non credo proprio che non fosse possibile trovare uno strumento diverso dall’impugnazione per modificare aspetti squisitamente tecnici. Siamo di fronte a un atto di grave irresponsabilità , considerando che stiamo parlando di una questione, quella dell’inquinamento dell’aria e dei cambiamenti climatici, che si trova al primo posto nell’agenda dei governi di mezzo mondo. E’ molto preoccupante scoprire che il nostro, di governo, è evidentemente distratto dal tema. Mi auguro che faccia ammenda al più presto ”.

  

  

  

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e’ l’ambiente la nuova frontiera del Partito Democratico

Domani 8 febbraio a Roma nella Sala delle Conferenze a Piazza Montecitorio in un convegno cui parteciperanno tra gli altri Rutelli, Fassino, i ministri Gentiloni, Melandri e Bersani, presenteremo Il Manifesto “Ambiente: nuova frontiera per il Partito Democratico e per l’Italia”.
Abbiamo promosso il Manifesto insieme ad alcuni protagonisti dell’ambientalismo italiano: dirigenti della Margherita come Ermete Realacci e dei Ds come Edo Ronchi, Fabrizio Vigni e Sergio Gentili e altri impegnati nell’associazionismo come Roberto Della Seta, Gianni Mattioli e Massimo Scalia. Al Manifesto – prima ancora del suo lancio si potrebbe dire – hanno già  aderito oltre 500 persone che vogliono impegnarsi nella costruzione del Partito Democratico, proprio a partire dall’impegno in difesa  e per la valorizzazione dell’ambiente, considerando  questa appunto la “nuova frontiera” di un riformismo moderno.
Gli allarmi che provengono da più parti, sempre più autorevoli e frequenti, sui mutamenti climatici già  in atto ci dicono due cose fondamentali. La prima richiama all’urgenza dell’intervento necessario per invertire la tendenza nelle emissioni di gas di serra. La seconda, conseguenza della prima, è che siccome per raggiungere l’obiettivo ci si deve impegnare in un cambiamento radicale di alcuni fondamenti del nostro stile di vita e del nostro benessere – il modo in cui produciamo e distribuiamo l’energia, e le modalità  con cui trasportiamo uomini e merci – c’è bisogno di una gigantesca assunzione di responsabilità  della politica.
E nella politica devono essere proprio coloro che sono impegnati nella modernizzazione del Paese e nella difesa dell’equità  e della coesione sociale – i riformisti del Partito Democratico – che possono e devono impugnare questa bandiera. Perché da una parte la destra, soprattutto in Italia, è estranea e sorda a questo tema e gli anni di governo Berlusconi, ad esempio con i suoi condoni, ne sono la prova più evidente. Dall’altra lasciare l’onere a un piccolo partito, impegnato a presidiare nicchie marginali di consenso, significherebbe ridurre, con una miopia imperdonabile, una sfida in grado di contribuire davvero alla rinascita e al rilancio del Paese a una piccola storia. Invece non vi è dubbio che uno degli obiettivi più importanti che oggi dobbiamo affrontare è quello dello sviluppo sostenibile: uno sviluppo in grado di far fronte alle esigenze di migliore qualità  ed equità  sociale, delle presenti e future generazioni, senza compromettere l’ambiente, il clima, le risorse naturali del nostro pianeta, valorizzando anzi la qualità  ambientale come fattore cruciale del benessere economico e sociale. Ridurre fortemente la dipendenza dalle fonti fossili, puntare sull’efficienza energetica e sulle energie rinnovabili: ecco l’esempio migliore, più attuale, di azioni che sono indispensabili per rispondere a una minaccia ambientale incombente, ma anche per favorire uno sviluppo economico più duraturo, più diffuso e tecnologicamente avanzato. Una straordinaria occasione per l’innovazione e la modernizzazione ecologica del sistema produttivo.
In Italia l’impegno per l’ambiente è sempre più necessario per combattere fenomeni disastrosi quali l’illegalità  che si è fatta ecomafia, il dissesto idrogeologico, le nostre belle città  assediate da traffico e inquinamento, ma anche perché è proprio la qualità  ambientale uno degli elementi decisivi tanto di quell’insieme di economie dal forte radicamento territoriale e dallo spiccato valore immateriale che possono essere volano del nostro rilancio, quanto della coesione sociale e della stessa identità  nazionale.

Insomma, se l’ambiente ha bisogno di nuove politiche, è altrettanto vero che una nuova politica,  che si voglia autenticamente riformista, non può non avere al centro della sua coraggiosa sfida per il futuro anche e soprattutto l’ambiente.

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