La commissione ambiente del Senato ha iniziato oggi la sua visita in Sicilia per affrontare due problemi: i rifiuti e le bonifiche delle aree industriali. Il primo bilancio della giornata e’ “altamente positivo”. Lo sostengono all’unisono il presidente della commissione di Palazzo Madama Tommaso Sodano (Rifondazione comunista) e il capogruppo dell’Ulivo Francesco ferrante.
“Nel corso delle audizioni, di associazioni, sindacati, sindaci- sostengono Sodano e ferrante– abbiamo registrato un vastissimo consenso sulla necessita’ di rivedere il Piano regionale dei rifiuti della Sicilia”. Al di la’ delle singole posizioni, infatti, sull’utilizzo o meno degli impianti, da parte di tutti “c’e’ la consapevolezza- cosi’ Sodano e ferrante– che il Piano non e’ stato pensato nell’ottica di una gestione integrata del ciclo dei rifiuti”. E quindi che “cosi’ com’e’ non ha senso, che va modificato. Non era affatto scontato- concludono- siamo molto contenti che ci sia questa posizione diffusa”.
LA COMMISSIONE AMBIENTE DEL SENATO IN SICILIA PER VISITARE LE AREE INDUSTRIALI DI PRIOLO E GELA
La Commissione Ambiente sarà in Sicilia lunedì e martedì prossimi (26 e 27 marzo), per visitare i siti industriali altamente inquinanti di Priolo e Gela.
“Solo investendo in nuove tecnologie e nuove professionalità – ha continuato Ferrante – partendo proprio dal patrimonio di tecnici ed esperti locali, sarà possibile offrire un futuro diverso alle due industrie e alle località che le ospitano. E’ necessario mettere in sicurezza gli impianti affinché non si ripetano ancora gli incidenti che negli ultimi anni hanno messo in pericolo i lavoratori e le popolazioni già duramente messe alla prova dagli effetti sanitari dell’inquinamento provocato dai due poli industriali. Per decenni infatti, di non liportuali sito dei sedimenti, senza prescindere dalla necessità di non bloccare nsabilità delle bonifiche per intervetutta la zona industriale del siracusano è stata devastata da una politica industriale dissennata di cui oggi la popolazione sta pagando il prezzo altissimo dato dall’alta incidenza di malformazioni congenite e malattie tumorali”.
Il rilancio della chimica in Italia deve passare attraverso l’innovazione, la ricerca, il ripensamento delle tecnologie produttive, finalizzati ad una maggiore sostenibilità ambientale, obbligate, perché no, anche dalle nuove normative sempre più stringenti.
L’ industria chimica può avere un futuro nel nostro Paese a patto che si mettano in campo azioni concrete sul territorio che vadano nella direzione di una progressiva riduzione degli impatti ambientali. Bonificando in tempi non geologici i suoli e le falde inquinate da anni di lavorazioni, mettendo in campo a tal proposito adeguate risorse economiche ed umane. Investendo in tecnologie sempre più pulite e producendo beni sempre più innovativi e di elevata qualità ambientale. Indirizzando una volta per tutte la chimica italiana verso un futuro sempre più verde.
Ambiente: nuova frontiera per l’Ulivo- Partito Democratico e per l’Italia
Se, come diceva Bob Kennedy, scopo della politica è “addomesticare l’istinto selvaggio dell’uomo e rendere dolce la vita sulla terra”, non vi è dubbio che una delle sfide più importanti e impegnative che la politica oggi deve affrontare è quella di uno sviluppo sostenibile: uno sviluppo in grado di far fronte alle esigenze di migliore qualità e di equità sociale, delle presenti e future generazioni, senza compromettere l’ambiente, il clima, le risorse naturali del nostro pianeta, valorizzando anzi la qualità ambientale come fattore cruciale del benessere economico e sociale.
Un più equo accesso alle risorse e alle opportunità di sviluppo costituisce una base decisiva, in un mondo che è diventato piccolo, per la sicurezza, la pace, la convivenza civile fra i popoli.
Per avere un futuro l’umanità dovrà imparare a fare di più e meglio con meno: con minore inquinamento e con minore consumo di risorse naturali e di energia, a vivere meglio, in tanti, con consumi consapevoli, più sobri e di migliore qualità .
Non sarà un mercato senza regole a risolvere le grandi sfide che abbiamo di fronte: occorre un nuovo riformismo capace di agire anche su scala globale.
Questa sfida non si vince “resistendo” ai grandi cambiamenti in atto – la globalizzazione, l’emergere tumultuoso sulla scena economica e politica di nuovi poderosi soggetti come la Cina e l’India – , ma con valori, visioni, progetti e programmi che siano in grado di misurarsi con i cambiamenti epocali in corso.
La grande minaccia dei mutamenti climatici, richiamata ormai anche dai maggiori leader mondiali, ai quali si è unita, ed è la prima volta, la richiesta autorevole, rivolta al G8, dalle accademie delle scienze dei 12 più importanti Paesi della Terra, rappresenta la principale prova con cui l’umanità deve misurarsi. Ridurre fortemente la dipendenza dal petrolio e, in generale, dalle fonti fossili, puntare sull’efficienza energetica e sulle energie pulite, rinnovabili: ecco l’esempio migliore, più attuale, di azioni che, al tempo stesso, sono indispensabili per rispondere a una minaccia ambientale incombente – un irreversibile e catastrofico cambiamento del clima globale -, ma anche per favorire uno sviluppo economico più duraturo, più diffuso e tecnologicamente più avanzato. Una straordinaria occasione per l’innovazione e la modernizzazione ecologica del sistema produttivo. Una sfida che l’Europa, già determinante nella costruzione degli accordi di Kyoto, è chiamata ad affrontare, con coerenza, con un ruolo di protagonista per il futuro dell’umanità .
L’ambiente, insomma, ha bisogno di nuove politiche, e, d’altra parte, una nuova politica, che si voglia autenticamente riformista, non può non avere al centro anche l’ambiente. Questo è vero in generale, ma è tanto più vero nel caso dell’Italia dove, sui temi della salvaguardia ambientale, si pongono particolari urgenze. Basti pensare alla lotta contro l’illegalità , l’abusivismo, le ecomafie, alla necessità di tutelare la biodiversità e il territorio, di affrontare il dissesto idrogeologico, la morsa dell’inquinamento e la congestione che attanaglia le nostre belle città . Più ancora, in Italia, la qualità ambientale è uno degli elementi decisivi tanto di quell’insieme di economie dal forte radicamento territoriale e dallo spiccato valore immateriale, quanto della coesione sociale e della stessa identità nazionale.
Un’alleanza tra saperi, ricerca, innovazione, creatività , talenti e risorse del nostro territorio, dal patrimonio storico-culturale ai parchi, dall’agricoltura di qualità al Made in Italy, rappresenta la vera scommessa per il futuro della nostra società e della nostra economia.
Una scommessa che richiede coraggio e che non è possibile affrontare utilizzando solo le idee del secolo scorso o presidiando nicchie marginali di consenso.
Per tutto questo noi guardiamo con attenzione e speranza al processo di costruzione
dell’Ulivo-Partito Democratico. Ci sentiamo impegnati perché la cultura ecologista sia tra i profili fondativi e ispiri il concreto agire di questo nuovo progetto che non deve limitarsi ad aggregare solo le culture riformiste del Novecento – conservando la vocazione a pensare lo sviluppo e il futuro come inseparabili dai valori della socialità e della solidarietà – ma che sappia anche immergersi con coraggio nei problemi e nelle dinamiche del nuovo secolo.
Tutti noi auspichiamo che l’Ulivo-Partito Democratico nasca da un percorso aperto e partecipato in grado di coinvolgere, oltre alle forze politiche promotrici, donne e uomini non impegnati nei partiti, associazioni e movimenti, così come è accaduto in occasione delle consultazioni primarie dello scorso anno. Questo nuovo progetto di portata storica va avviato nel segno di un’apertura, non rituale, alle migliori istanze culturali e ideali della società civile, tra le quali vi è certamente l’ambiente come valore, come bisogno, come interesse.
Per questo ci impegneremo, insieme, perché l’ambiente sia anima e nuova frontiera dell’Ulivo- Partito Democratico.