Campagna elettorale in Umbria, appuntamenti di giovedì 18

Giovedì 18 marzo il senatore del Partito democratico Francesco Ferrante sarà  a Perugia, per la campagna elettorale in vista delle elezioni amministrative. Interverrà  alle ore 17.00 al dibattito organizzato da Legambiente Umbria “Quali politiche ambientali per l’Umbria”, presso l’ Aula magna di Palazzo delle Associazioni, in via della Viola 1. 

Alle ore 21 l’esponente del Pd sarà  invece presso il circolo Arci di Collestrada (PG), per partecipare all’incontro col candidato al Consiglio Regionale Sauro Cristofani e discutere del tema “Sviluppo sostenibile del territorio e rete viaria”. L’intervento del senatore Ferrante verterà  sulle criticità  e le prospettive del sistema fluviale del fiume Tevere. 

Il senatore Ferrante, membro della Commissione Ambiente del Senato ed ex direttore generale di Legambiente, sarà  in Umbria per testimoniare come sempre il suo impegno in prima persona a favore della regione e dei cittadini umbri, e per portare il messaggio dell’ambientalismo del Partito democratico: incentivare la green economy, puntando sulle potenzialità  delle energie rinnovabili, e l’opposizione ad un ritorno sconsiderato all’energia nucleare, che il centrodestra vorrebbe in Umbria o ai suoi confini.

“Le  prospettive di sviluppo e di miglioramento dell’Umbria – afferma Ferrante –  sono legate a doppio filo con la tutela e la valorizzazione della qualità  ambientale, culturale, sociale e  imprenditoriale del territorio.

Solo valorizzando l’intreccio inimitabile di natura, cultura e coesione sociale, come ha fatto il centrosinistra  e come intende fare Catia Marini negli anni a venire, l’Umbria potrà  avere un futuro  prospero e sereno”.

Indecente che Frattini si schieri con la Libia

“Troviamo francamente indecente che il ministro degli Esteri italiano Franco Frattini si schieri con la Libia di Gheddafi in una vicenda che contrappone palesemente un governo dittatoriale a una democrazia come la federazione svizzera”. Lo dicono i senatori del Pd Roberto Della Seta, Francesco Ferrante e Claudio Micheloni.
“La vicenda che sta contrapponendo la Libia alla Svizzera – dicono i tre senatori democratici –  è ormai una guerra diplomatica assai delicata. Comprendiamo la volontà  di mediazione dell’Italia, visti i rapporti del nostro paese con la Libia, e dunque capiamo il tentativo svolto dal ministro Frattini con il viaggio a Tripoli. Tuttavia è chiaro che, se da un lato è necessario superare pacificamente l’attuale situazione di conflitto diplomatico, dall’altro è evidente che il nostro Paese non può esercitare una pressione unilaterale sulla federazione svizzera per il superamento della black list, accogliendo in questo modo completamente le ragioni della Libia, la quale peraltro sta operando una ritorsione non solo nei confronti del paese d’Oltralpe ma anche, in modo pretestuoso, di tutti gli stati europei aderenti al trattato di Schengen, tra i quali l’Italia. E’ assolutamente necessario che l’Italia recuperi lucidità  nelle valutazioni e che corregga il tiro della propria azione diplomatica operando per una soluzione equilibrata dell’intera vicenda. La ragione di Stato – concludono i tre senatori del Pd –  non può sconfinare in atteggiamenti che privilegino le pretese di un regime come quello di Tripoli rispetto alle ragioni del diritto e della legalità  internazionali”.

Da successo ecologista in Francia una lezione al PD

Le elezioni regionali francesi consegnano, tra i risultati più eloquenti, la conferma di Europe Ecologie come terza forza della politica d’Oltralpe: il partito di Cohn-Bendit, con oltre il 12% dei voti,  è rimasto al di sotto dell’exploit delle europee del 2009, ma il suo successo è forse ancora più sorprendente di un anno fa in quanto ottenuto in elezioni amministrative dove, tradizionalmente, un voto tipicamente d’opinione  come quello per gli ecologisti pesa molto di meno.
Dopo la Germania e i Paesi del Nord Europa, insomma, anche la Francia sembra dare cittadinanza stabile all’ecologismo nel proprio paesaggio politico. Ed è bene in questo caso parlare di ecologismo, non di “Verdi”, perché  Europe Ecologie è una galassia di esperienze, storie, sensibilità  provenienti da molte origini diverse. Ci sono certo “les Verts”, ma insieme agli “altermondialisti” di José Bové, a esponenti di rilievo del mondo associativo come Yannick Jadot, già  a capo di Greenpeace, a personalità  “civiche” molto popolari come il giornalista Nicolas Hulot e l’ex-magistrata Eva Joly; il tutto sotto l’abile e carismatica regia di Daniel Cohn-Bendit, capogruppo dei Verdi al Parlamento europeo e teorico della “trosième gauche”, la terza sinistra come superamento dell’alternativa novecentesca tra riformismo e antagonismo.
Indicativa è anche la geografia del risultato elettorale di Europe Ecologie: che ottiene gli score più brillanti nelle aree più dinamiche e ricche della Francia, a cominciare dall’Ile de France, la regione di Parigi, dove con la lista guidata dalla trentenne  Cécile Duflot, segretaria nazionale dei Verdi, supera il 20%.
Sarebbe bene che anche in Italia si desse adeguata attenzione al buon successo degli ecologisti francesi, e che soprattutto ci ragionasse sopra il Pd. In buona parte d’Europa l’ambientalismo politico cresce nei consensi e si afferma come un protagonista stabile della dialettica elettorale. E’ possibile, forse probabile, che così accadrà  presto o tardi anche da noi,  che cioè anche da noi l’elettorato comincerà  a premiare le posizioni, le proposte che danno rappresentanza a temi come la qualità  dell’ambiente, la “green economy”, la tutela dei beni comuni, ogni giorno più popolari.
Il Partito Democratico può essere il luogo politico principale di tale processo? Noi crediamo di sì, ma per essere questo il Pd deve ritornare alla sua ispirazione originale: che non era la fusione più o meno fredda tra post-comunisti e post-democristiani, ma l’apertura di un cantiere dove tutti, qualunque fosse il proprio pedigree politico, collaborassero a dare corpo a un’identità  riformista fresca, moderna, capace di aprirsi a problemi e a bisogni inevitabilmente estranei, per motivi di anagrafe storica, sia alla tradizione socialista sia a quella del popolarismo cattolico. La via per una parte è già  aperta, basti pensare a molte scelte innovative avviate in questi anni nelle Regioni governate dal centrosinistra – in Piemonte e in Puglia nelle politiche energetiche, in Toscana nel governo del territorio – o al forte peso dei temi ambientali nel discorso pubblico di nostri candidati governatori, da Vendola a Bresso a Errani a Bonino. Bisogna che anche dopo le elezioni regionali questa diventi una traccia visibile e decisiva del cammino del Pd, che il nostro partito impari a parlare d’ambiente tutti i giorni, a nutrirne le sue proposte e dove governa le sue politiche, a proporlo come una chiave importante per mostrare cosa vogliamo per il futuro e in cosa siamo diversi dalla destra.
Fuori da questa scelta, per ora largamente incompiuta, due pericoli sono in agguato: che a scoprire l’ambiente arrivi per prima la destra, magari con la Lega in un’insopportabile salsa localista, e che nel campo del centrosinistra siano altri ad occupare  lo spazio di una chiara, coraggiosa, avanzata posizione ecologista.
Dalla Germania dove i “Grà¼nen” sono corteggiati da destra e sinistra, alla Francia dove il decollo di Europe Ecologie si accompagna al precoce tramonto del neo-centrismo di Bayrou, si dimostra che l’ecologia è oggi uno dei terreni prevalenti dove intercettare il consenso post-ideologico – vogliamo dire “di centro”? – di chi vota libero da appartenenze precostituite. Vorremmo tanto che il Pd lo capisca in tempo.   
 

ROBERTO DELLA SETA

FRANCESCO FERRANTE

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