5 per 1000: agli italiani piace, il Governo lo renda stabile

FISCO; 5 PER 1000: SENATORI PD, “A ITALIANI PIACE, GOVERNO LO LO RENDA STABILE”.

“Gli italiani premiano il volontariato e l’associazionismo: ben 14,6 milioni di cittadini, un milione in più rispetto all’anno precedente, hanno optato per il 5 per mille, destinando al mondo che si occupa di salute, ambiente, ricerca ben 415, 6 milioni di euro. E’ la prova lampante che questa misura fiscale piace agli italiani, che la considerano come uno strumento fondamentale di sussidiarietà  sociale. Alla luce di questi fatti il governo stabilizzi finalmente il 5 per 1000 e adotti le misure necessarie perché le somme vengano erogate alle associazioni con tempestività ”. Lo dicono i senatori del Pd Roberto Della Seta e Francesco Ferrante.
“Il 5 per 1000 – proseguono i due senatori del Pd – non conosce crisi e sostiene economicamente quasi 30 mila enti che svolgono in molti casi un servizio fondamentale per le persone. Eppure, nonostante l’importanza che ha assunto per la società  italiana, questa misura deve essere incredibilmente prorogata anno per anno, tra l’altro non senza difficoltà  e tentennamenti, come ha dimostrato questo governo che ha legato il destino del 5 per mille addirittura alle entrate incerte dello scudo fiscale. A questo si aggiunge che le somme stanziate dai contribuenti vengono erogate alle associazioni e agli enti con grandissimo ritardo, spesso dopo 3 anni, con grandi difficoltà  per chi svolge un servizio ai cittadini. Speriamo dunque – concludono Ferrante e Della Seta – che il 5 per mille possa essere stabilizzato senza più resistenze da parte del governo, visto che è uno strumento scelto dagli italiani per fare del bene al Paese”.

Ispra potrà  prendere soldi dai privati, a rischio i controlli

“A rischio i controlli ambientali che garantiscono la salute dei cittadini. Con il nuovo regolamento all’esame della Commissione Ambiente del Senato, l’Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca ambientale (Ispra) potrà  stipulare contratti con le imprese, con la conseguenza di un evidente conflitto di interessi: prenderà  soldi da chi poi magari dovrà  sottoporre a controllo”. Lo denunciano i senatori del Pd Roberto Della Seta e Francesco Ferrante, che sottolineano come sia “saltato in commissione Ambiente al Senato il voto sul parere al regolamento per difficoltà  della maggioranza”.
“Noi – dicono i due senatori ecodem – abbiamo denunciato fin dal principio che la scelta della Destra di istituire l’Ispra è stata  profondamente sbagliata perché ha confuso in un unico istituto privo d’identità  la fondamentale funzione dei controlli ambientali, che prima era stata affidata all’Apat, e la funzione della ricerca, con l’accorpamento di ben 2 enti come l’Istituto centrale per la ricerca scientifica applicata al mare (Icram) e l’Istituto nazionale della Fauna selvatica (Infs). Il regolamento dell’Ispra ora all’esame della Commissione non solo non risolve questo nodo, ma presenta 3 aspetti che peggiorano la situazione. Per prima cosa riduce ancora di più l’autonomia dell’Ispra dal ministero, quando in tutto il mondo i controlli ambientali vengono svolti da agenzie terze. In secondo luogo estromette le Regioni dalla governance Ispra, non tenendo in alcun conto la preziosa esperienza delle agenzie regionali per la protezione dell’ambiente che si è affermata in questi anni. Inoltre consente all’Ispra di stipulare contratti di consulenza con i privati, con la conseguenza che l’istituto potrebbe trovarsi a ricevere soldi da aziende in seguito da sottoporre a controlli, con un’evidente conflitto di interessi. In questo modo – concludono Della Seta e Ferrante – non solo si mette a rischio la salute dei cittadini, scopo prioritario dei controlli ambientali, ma non si finanzia la ricerca, come dimostra la protesta sul tetto dei precari dell’Ispra, vicenda sulla quale finora si è solo messa una toppa”.

Commercio di armi per tortura indegno di un Paese civile, il Governo intervenga

“In Italia la tortura non è reato. Sono passati più di vent’anni da quando il nostro Paese ha ratificato la convenzione Onu del 1987 che vieta la tortura, ma da allora non è ancora stata tradotta in legge e i tribunali non possono perseguire adeguatamente i colpevoli. Un vuoto legislativo che ci colloca agli ultimi posti in Europa. Un buco nero che torna alla ribalta con l’inquietante dossier presentato da Amnesty International secondo il quale cinque aziende italiane sarebbero implicate in un commercio internazionale di strumenti di tortura che coinvolge diverse società  dell’Ue. Si tratta di un commercio indegno di un Paese civile e democratico, un business della sofferenza e del dolore su cui va fatta chiarezza urgentemente, e per il quale richiedo l’interessamento e l’intervento del ministro dell’Interno”. Lo dice il senatore del Pd Francesco Ferrante, preannunciando in merito un’interrogazione parlamentare urgente.
“L’assenza del reato di tortura nel nostro ordinamento – prosegue ferrante – è una mancanza gravissima, perché sebbene possa sembrare una pratica da paese dittatoriale sudamericano l’Italia non ne è purtroppo immune, e i famigerati fatti avvenuti nella caserma di Bolzaneto durante il G8 di Genova del 2001 ne sono una drammatica testimonianza. In quel caso i magistrati elencarono le pesanti vessazioni cui furono sottoposti i manifestanti, ma l’unica fattispecie di reato applicabile fu quella dell’abuso d’ufficio. Se fosse confermata la presenza in Italia di aziende che producono strumenti di tortura sarebbe un fatto gravissimo, sul quale – conclude Ferrante –  occorre che sia avviata rapidamente un’indagine, in modo che si spazzi via ogni traccia di questa pratica ripugnante”.

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