Basell: a Terni non deve chiudere

MASSIMO IMPEGNO DEL PD IN PARLAMENTO

“Ribadiamo il nostro massimo impegno in Parlamento affinchè la Basell di Terni non chiuda i battenti e esprimiamo come sempre  il  sostegno e la vicinanza alle centinaia di famiglie che stanno fronteggiando un momento durissimo, con lo spettro della perdita del lavoro che incombe purtroppo non solo sui lavoratori della Basell, ma anche sugli occupati dell’indotto, perché il polo chimico di Terni occupa ben 1250 lavoratori” – lo dichiarano i senatori del Partito democratico Francesco Ferrante e Anna Rita Fioroni al termine dell’incontro di tutti i parlamentari umbri con le rappresentanze sindacali.

“ La Basell – continuano i senatori del Pd –  rappresenta l’architrave dell’intero polo chimico ternano in quanto fornisce polipropilene, la materia prima, ad altre realtà  produttive. La cessazione della produzione innescherebbe un effetto domino, investendo in modo diretto e immediato altre due importanti aziende: la Treofan , che ha 180 dipendenti, e la Meraklon con 280 lavoratori.”

 “Non è francamente accettabile – aggiungono i parlamentari –  la scelta aziendale di chiudere lo stabilimento della Basell con la motivazione della  persistenza della crisi economica che ha prodotto una contrazione nella domanda di polipropilene. L’anno scorso lo stabilimento ha prodotto 205mila tonnellate di polipropilene, a fronte di una capacità  massima di 250mila. L’utile netto del 2009 si è attestato sulla considerevole cifra di 9 milioni di euro.”

“Vanno cercate con determinazione soluzioni ai massimi livelli, con la ridisegnazione e l’aggiornamento di strumenti quali il Patto di territorio e il Governo ha il dovere di non abbandonare i lavoratori della Basell e la città  di Terni. La Basell non deve chiudere, anzi occorre approntare un progetto di sviluppo strategico per il polo chimico ternano, restituendo stabilità  e sicurezze ai lavoratori e al territorio” – concludono Fioroni e Ferrante.

Disastro Alemanno: che fine ha fatto il ponte della musica?

“Che fine ha fatto il Ponte della Musica, che doveva aprire i battenti in questi giorni e il cui cantiere è fermo da mesi? E’ un’altra vittima del disastro di questi due anni di Giunta Alemanno”. Lo dichiarano i senatori Pd Roberto Della Seta e Francesco Ferrante, che sull’argomento hanno presentato un’interrogazione ai Ministri Bondi e Matteoli: “Proprio in questi giorni – ricordano i due parlamentari romani – avrebbe dovuto essere inaugurato il Ponte della Musica, finanziato con i fondi della Legge per Roma Capitale e che dovrebbe collegare la zona del Foro Italico e dello Stadio con l’Auditorium e il Maxxi. Invece al posto del ponte c’è un cantiere fermo da mesi, che crea notevoli disagi ai cittadini e ha cancellato uno dei tratti più belli e frequentati della pista ciclabile sul Tevere”.

“Ci auguriamo – concludono Della Seta e Ferrante – che il sindaco Alemanno si senta in dovere di rispondere di questo caso lampante di cattivo uso del denaro pubblico, e di spiegare ai romani se e quando i lavori del Ponte della Musica saranno finalmente ultimati”.

Lo sconcertante caso di Giuseppe Uva

IL MIO INTERVENTO IN AULA (presidente Vannino Chiti)

 

FERRANTE (PD). Signor Presidente, ho chiesto di intervenire a proposito di una interrogazione da me depositata oggi. Quindi, più che una sollecitazione, questo intervento mira a sottolinearne la gravità . L’interrogazione, signor Presidente, che lei stesso ha voluto firmare con me, riguarda il caso di Giuseppe Uva, un signore morto nel giugno del 2008 a seguito di un trattamento sanitario obbligatorio, disposto a seguito del suo fermo in una caserma dei carabinieri a Varese. La vicenda, molto dolorosa, è assurta agli onori delle cronache in questi ultimi giorni grazie alla denuncia, non solo delle associazioni che si occupano di questi problemi (in questo caso, dell’associazione «A buon diritto», presieduta da Luigi Manconi), ma anche della sorella della vittima. Anche in questo, tale vicenda presenta una somiglianza dolorosa con quella di Stefano Cucchi.  La vicenda è particolarmente grave, anche perché, come per Stefano Cucchi, presenta dei gravi dubbi sul modo in cui si sono svolti i fatti all’interno della caserma dei carabinieri. àˆ probabile che vi sia stato un vero e proprio pestaggio, a seguito del quale, anche per la somministrazione di farmaci errati, Giuseppe Uva è morto.  Mi permetto di sottolineare la gravità  della vicenda e nell’interrogazione chiedo che sia il Presidente del Consiglio a riferirne qui in Senato, perché si tratta di un ennesimo caso di un quadro più ampio. Nelle nostre carceri e nei nostri centri permanenti di detenzione, infatti, si verificano sempre più spesso casi di questo genere, dolorosissimi per le vittime, ma che generano inquietezza anche se guardiamo a chi dovrebbe rappresentare lo Stato al meglio, mantenendo i diritti di tutti e anche di coloro che sono, appunto, privi della libertà  (e, forse, di questi ancor prima di chiunque altro).  

  

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