Stop demolizioni in Campania: che Governo Berlusconi è senza condono?

“Non c’è governo Berlusconi che si rispetti che non porti in dote un condono edilizio. àˆ stato così nel 1994, nel 2003 e oggi il centrodestra, tenendo fede alle promesse scellerate fatte in campagna elettorale in Campania, dà  con lo stop alle demolizioni la stura all’ennesimo condono edilizio, spalancando le porte all’abusivismo e alla camorra. Uno schiaffo bello e buono alla legalità  e alla tutela del territorio, che rischia di innescare un drammatico effetto domino in altre regioni italiane dove già  il solo annuncio di questo provvedimento porterà  a nuovi abusi e a nuovi scempi”. Lo dichiarano i senatori del PD Roberto Della Seta e Francesco Ferrante.
“Negli ultimi dieci anni in Campania sono state costruiti 60mila immobili abusivi, tanti quanti ce ne sono complessivamente in una città  di medie dimensioni come Caserta. L’industria del cemento illegale – ricordano i senatori ecodem – è uno dei settori trainanti dell’economia camorristica, e oltre a depredare il territorio la malavita ricicla grazie alle costruzioni abusive una enorme quantità  di soldi frutto di attività  illecite: il 67% dei comuni campani sciolto per infiltrazione mafiosa ha tra le motivazioni proprio l’abusivismo edilizio. Il Governo con il provvedimento di oggi spiana la strada ad uno nuovo mega condono, prendendo a pretesto la situazione di disagio abitativa circoscritta ad un numero limitato di famiglie.”
“Il governo – concludono Ferrante e Della Seta – paga dazio all’ecomafia, congelando il rispetto della legalità  fino al 2011 e mettendo nel frattempo in cantiere una legge regionale che, adducendo pretestuosamente una necessità  di equità  per i cittadini campani che non hanno usufruito del condono precedente, apre le porte a una sanatoria che affosserà  definitivamente la tutela del territorio campano, gentile omaggio alla criminalità  organizzata”.

Le linee guida del Pd sull’acqua

Acqua pubblica e gestione del servizio idrico integrato
Il Partito democratico si è opposto alle norme fatte approvare dal governo a colpi di fiducia e che spingono verso una privatizzazione forzata togliendo agli enti locali la possibilità  di decidere e portando al rischio di monopoli privati nelle mani di poche grandi aziende spesso del tutto estranee ai contesti territoriali in cui viene svolto il servizio; norme presentate sotto il titolo di obblighi comunitari quando in realtà  non c’è alcun atto comunitario o sentenza europea che imponga di forzare l’ingresso dei privati nel servizio idrico integrato.
Il Pd è contro il disegno di privatizzazione forzata imposto dal governo ed è vicino a quanti lo contrastano seguendo le diverse vie referendarie. Combattere, anche con il referendum contro la privatizzazione forzata dell’acqua è una battaglia fondata ma lo strumento referendario da solo non basta, è inadeguato sia per la scarsa efficacia dimostrata negli ultimi anni (24 referendum persi su 24 negli ultimi 15 anni per mancato quorum) sia perché sua natura abroga leggi senza definirne di nuove e più efficaci.
Il Pd vuole formulare una proposta complessiva di gestione del servizio idrico integrato con un percorso di costruzione di un progetto di legge partecipato, che coinvolga amministratori locali e cittadini e che metta al centro la risorsa acqua per sua natura pubblica, da rendere disponibile a tutti e da preservare per le future generazioni.
L’acqua, infatti, è un bene comune dell’umanità , un bene essenziale e insostituibile per la vita. L’acqua non può che essere un bene pubblico e deve essere garantita a tutti nel rispetto dei vincoli ambientali e al massimo livello di qualità , secondo principi di equità  e solidarietà  e con criteri di sostenibilità  per preservarne la qualità  e la disponibilità  per le future generazioni.
L’acqua è quindi necessariamente un bene pubblico e lo sono anche le infrastrutture del servizio idrico che vanno gestite con criteri di efficienza ed economicità  secondo logiche industriali in grado di assicurare costi sostenibili e qualità  del servizio. 
L’acqua è un bene scarso e va preservata attraverso la cura del territorio, la manutenzione dei bacini idrografici, la tutela dei corpi idrici e delle aree di salvaguardia.
L’acqua è un bene fisicamente limitato e come tale va prelevata e gestita secondo criteri efficienti, in particolare assicurando la migliore manutenzione delle reti di distribuzione, combattendo ogni forma di spreco e governando l’uso della risorsa e la sua assegnazione per i diversi usi, potabili, agricoli e industriali, garantendo l’obiettivo della sostenibilità  attraverso incentivi al risparmio idrico e il rispetto di standard di qualità .
Per il Partito democratico sono obiettivi irrinunciabili la tutela delle acque, l’accessibilità  per tutti, un uso razionale della risorsa che operi dal lato dell’offerta e non si limiti a rincorrere la domanda, l’equità  delle tariffe e la massima qualità  ed efficienza del servizio. Irrinunciabile anche l’obiettivo della copertura totale del servizio di depurazione sull’intero territorio nazionale e di una gestione sostenibile della risorsa acqua, con la riduzione quindi di dispersioni, sprechi e usi inappropriati.
Per raggiungere questi obiettivi:
         una forte regolazione pubblica, attuata da una autorità  di regolazione nazionale di cui siano compartecipi Stato e regioni, che consenta di definire standard di servizio, monitorare i risultati, applicare eventuali sanzioni e quindi incentivi qualità , efficienza e risparmio per migliorare il servizio e garantire al tempo stesso equità  e uso sostenibile della risorsa acqua
         ruolo fondamentale delle regioni e degli enti locali nelle scelte di affidamento del servizio idrico integrato nel pieno rispetto dei principi generali, degli standard di qualità , dei livelli minimi essenziali fissati
         gestione industriale del servizio idrico integrato (ossia dell’insieme dei servizi pubblici di captazione, adduzione e distribuzione di acqua ad usi civili, di fognatura e di depurazione delle acque reflue) anche per realizzare economie di scala, assicurare qualità  omogenea e controllabile dei servizi, garantire sicurezza degli approvvigionamenti idrici ed efficienza nella depurazione
         un quadro normativo chiaro e stabile che metta fine alla continua incertezza prodotta dai ripetuti interventi del centrodestra che riparta affidando alle regioni il compito di organizzare il servizio idrico integrato sulla base di ambiti territoriali ottimali definiti secondo criteri di efficienza, efficacia ed economicità  nel rispetto dell’unità  dei bacini idrografici, dell’unitarietà  della gestione e quindi del superamento delle frammentazioni, dell’adeguatezza delle dimensioni gestionali, della riduzione delle sperequazioni tra ambiti limitrofi
         tariffa come corrispettivo del servizio idrico integrato, che preveda una tariffa sociale per dare agevolazioni a determinate fasce di reddito e ai nuclei familiari numerosi e una tariffa che incentivi il risparmio idrico e scoraggi quindi i consumi elevati
         meccanismi che vincolino alla realizzazione degli investimenti necessari per il miglioramento del servizio, stimati in almeno 60 miliardi di euro con un impegno aggiuntivo per garantire lo stesso livello di servizio in ogni area del paese
Iniziamo da oggi un percorso di costruzione di un progetto di legge che si articola intorno a queste linee guida e che vogliamo elaborare con i nostri amministratori locali ed eletti, territorio per territorio, e con il sostegno dei cittadini che vorranno firmare la petizione a sostegno della nostra proposta.
 

Basell: atteggiamento dell’azienda è irresponsabile

“L’atteggiamento della dirigenza della Basell è irresponsabile e provocatorio nei riguardi dei lavoratori dell’azienda stessa e verso le istituzioni. 

All’unità  di intenti delle istituzioni locali e delle forze politiche, ha fatto seguito la disponibilità  del Governo a trovare una soluzione che salvaguardi le migliaia di lavoratori impiegati nel polo chimico del ternano.

Alla luce di ciò la dirigenza della Basell ha risposto rifiutando persino ogni margine di trattativa compresa la possibilità  di proroga almeno fino al 31 dicembre e la ricerca di eventuali acquirenti o partners. 

Una posizione francamente inaccettabile.” – lo dichiara il senatore del Pd Francesco Ferrante in merito all’incontro tenutosi ieri presso il Ministero delle Attività  produttive sulla vertenza Basell. 

“In una vicenda che, come è stato più volte ripetuto, coinvolge non solo i lavoratori della Basell ma si estende a tutto il tessuto economico ternano, l’atteggiamento dei sindacati, delle forze politiche e per finire anche del governo è stato teso ad una soluzione condivisa, essendoci sicuramente i margini per non affondare il polo chimico della provincia di Terni . 

Certamente – continua Ferrante –  le istituzioni locali non abbandoneranno i lavoratori, e anzi si deve continuare nel dialogo, per scongiurare la chiusura e perseguire l’obiettivo di impegnarsi seriamente nella ricerca delle risorse che servano  a rilanciare la chimica a Terni puntando su produzioni innovative in grado di competere nel mercato globalizzato.” 

 

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