Pd: ambiente deve essere terreno prioritario per Partito

“Dopo il deludente risultato elettorale oggi per il Pd non è più tempo di schermaglie tattiche e rese dei conti personalistiche: nei prossimi mesi ci giochiamo il futuro di un progetto generoso che ha mobilitato grandi speranze ed energie per dare vita in Italia ad un grande partito popolare con le gambe e con il cuore nel 21° secolo. Questo deve essere il Pd, questo finora non è stato, e come ha scritto Ermete Realacci oggi su Europa l’ambiente, la green economy, anche come metafora delle migliori capacità  italiane, dal made in Italy alle virtù civiche, sono una materia prima indispensabile per dare un seguito a questo grande progetto”. Lo dicono i senatori del Pd Roberto Della Seta e Francesco Ferrante.
“Il tempo sta per scadere – continuano gli esponenti ecodem – perché in tutto il mondo l’ambiente sta diventando un fattore chiave dell’offerta politica. In alcuni casi a guidare  questo cammino sono i partiti ecologisti, come in Francia e in Germania, in altri questo tema è al centro della proposta e del discorso pubblico delle grandi forze riformiste e democratiche, come gli Stati Uniti di Barack Obama. I prossimi mesi diranno e dipenderà  dall’impegno del gruppo dirigente del Pd – concludono Ferrante e Della Seta – se il nostro partito sarà  in grado di raccogliere questa sfida”.

Grillini costola della sinistra?

Articolo pubblicato su Il Manifesto

Proviamo a fantasticare: e se i «grillini» diventassero per il centrosinistra
ciò che la Lega è stata per il centrodestra? Se più dell’Idv – dove l’appeal
giustizialista di Di Pietro è stata l’occasione per il riciclaggio di seconde
e terze file della prima Repubblica anziché per la promozione di un personale
politico «inedito» e innovativo – finissero per portare un po’ di sangue
fresco nel corpo decisamente anemico dell’attuale Pd e dei suoi alleati, e
molto più dell’esausta e antichissima sinistra radicale portassero temi e
linguaggi contemporanei nel discorso quanto mai stentato e datato del
riformismo italiano?
Le differenze tra i due fenomeni – la Lega degli inizi, questo movimento
«cinque stelle» che presentatosi solo in cinque regioni su 13 ha raccolto
quasi mezzo milione di voti – sono immense. I mondi di riferimento non
potrebbero essere più lontani: da una parte un elettorato poco metropolitano,
non giovanissimo, culturalmente tradizionalista, spaventato dai ritmi sempre
più incalzanti della globalizzazione e dei connessi cambiamenti socio-
economici e per questo allettato dall’offerta di un’identità  etnica – la
Padania – magari un po’ inventata ma rassicurante; dall’altra un elettorato
giovane, prevalentemente cittadino, a suo agio con i temi e anche con i
linguaggi e le tecniche comunicative della globalizzazione, proiettato in
un’identità , come direbbe Manuel Castells, «progettuale».
Eppure per più di un aspetto queste due «novità », l’una e l’altra giunte ad un
primo successo nel più totale disinteresse dei media tradizionali, si
assomigliano.
Entrambe hanno raccolto il loro iniziale consenso scagliandosi contro i vizi e
i privilegi del ceto politico consolidato, che per la Lega era «Roma ladrona»
e per i «grillini» è la casta dei politici di professione; entrambe hanno
rifiutato l’etichetta di destra (la Lega) e di sinistra (i «grillini»);
entrambe hanno utilizzato per imporsi un linguaggio rozzo, demagogico,
estremista; entrambe si sono mostrate particolarmente aggressive verso le
forze politiche che attingono al bacino elettorale più vicino (Bossi che dava
del mafioso a Berlusconi e dei porci ai «neofascisti» di An, o che rivendicava
l’ascendenza della Lega nella lotta partigiana; Grillo che riempie di insulti
e di disprezzo i leader del Pd).
Dall’altra parte, come i valori e i temi proposti dalla Lega sono sempre stati
decisamente «di destra» – l’attaccamento alla tradizione, il rifiuto
dell’immigrazione – così quelli dei «grillini» sono oggettivamente e
soggettivamente «di sinistra»: la partecipazione democratica, l’innovazione
tecnologica («banda larga per tutti»), i diritti civili, l’ambiente, un
welfare rinnovato capace di rispondere ai bisogni e ai problemi di gruppi
sociali poco tutelati a cominciare dai giovani e dai precari.
Inoltre sia la Lega che i «grillini» presentano una analoga caratteristica che
li fa contraddittori e in parte sfuggenti: sono forze radicali, populiste,
sotto certi aspetti persino sovversive, e al tempo stesso fanno breccia in un
elettorato non ideologizzato e dunque, si può dire, «di centro».
La Lega che nelle province piemontesi da Cuneo a Novara e nel Veneto ex-bianco
fa il pieno di voti che secondo le categorie politologiche sono squisitamemnte
moderati, i «grillini» votati da un elettorato le cui scelte elettorali si
sottraggono ad ogni criterio di appartenenza. Se questa breve e sommaria
analisi ha qualche base di verità , resta una domanda di fondo: nel caso della
Lega e del centrodestra, l’incontro è stato il capolavoro di due politici con
tratti geniali, Berlusconi e Bossi.
Nel caso dei «grillini» e del centrosinistra, oggi figure così, carismatiche e
capaci di altrettanto, in un campo e nell’altro non sembrano alle viste.
Emergeranno?

ROBERTO DELLA SETA e FRANCESCO FERRANTE

Clima: Destra in Senato chiede al Governo di uscire dalla Ue

“Parafrasando il celebre film horror possiamo dire ‘A volte ritornano’: e a ritornare sono i negazionisti a oltranza del centrodestra italiano che, dopo la figuraccia rimediata con la loro precedente sortita sui cambiamenti climatici, ripropongono di nuovo al Senato una mozione in cui  chiedono in sostanza all’Italia di abbandonare gli impegni europei per la riduzione delle emissioni dannose per il clima, quegli impegni che per esempio hanno già  trasformato la Germania in uno dei leader mondiali nel settore efficienza e delle rinnovabili”. Lo dicono i senatori del Pd Roberto Della Seta e Francesco Ferrante in merito alla mozione sulle politiche ambientali firmata dai senatori del centrodestra  D’Alì, Possa, Fluttero, Viceconte, Izzo, Sibilia, Nespoli, Vetrella e Carrara.
“Affermare – continuano i senatori ecodem –  che l’Unione europea è malata di catastrofismo e che l’Italia può salvarla buttando a mare gli impegni a difesa della stabilità  climatica, continuando con la vecchia economia basata sul petrolio e sul carbone fa stropicciare gli occhi per quanto sembri fuori dal tempo come posizione. E’ purtroppo la realtà , che il centrodestra ha addirittura messo nero su bianco, auspicandosi di  far saltare l’obiettivo europeo al 2020 di una riduzione del 20 per cento dei gas serra, di un aumento del 20 per cento dell’efficienza energetica e di una quota del 20 per cento di energia da fonti rinnovabili richiedendo ‘l’attivazione in sede di Unione europea della clausola Berlusconi nel senso di dichiarare decaduto, in quanto non più utile, l’accordo del 20-20-20’. Questi negazionisti di casa nostra, epigoni probabilmente di coloro che ad esempio negli Stati Uniti propugnano idee sui cambiamenti climatici elaborate da associazioni sovvenzionate dalle maggiori aziende petrolifere, sembrano veramente chiudere gli occhi di fronte alle potenzialità  della green economy. Questo mentre l’amministrazione Obama decide di investire 150 miliardi di dollari in dieci anni nel settore delle energie rinnovabili e dell’efficienza energetica per produrre entro il 2015 un milione di auto ibride (da 50 km con un litro) e per portare al 25 per cento entro il 2025 la quota di elettricità  prodotta con fonti rinnovabili. L’Italia, in controtendenza rispetto all’Europa, è in declino per quanto riguarda gli standards di efficienza energetica e a causa dell’atteggiamento di retroguardia del Governo Berlusconi – concludono Ferrante e Della Seta –  le nostre imprese stanno accumulando un crescente disvalore competitivo, perdendo il treno vincente della green economy”.

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