“L’ennesimo condono edilizio sarebbe una macelleria ambientale”. Lo
affermano i senatori del Pd Roberto Della Seta e Francesco Ferrante che poi
continuano: “La notizia apparsa su alcuni quotidiani sull’ennesimo condono
edilizio che il governo starebbe studiando per raccogliere le risorse
necessarie ad anticipare la manovra finanziaria è un’ipotesi letteralmente
indecente. Sarebbe la terza sanatoria edilizia firmata da Berlusconi. Un
esempio evidente di macelleria ambientale che alimenterebbe una nuova
ondata di abusivismo del mattone distruggendo, con il paesaggio e il
territorio, una delle risorse anche economiche più preziose su cui l’Italia
può contare”.
“Legalizzare per decreto decine di migliaia di case abusive – concludono i
senatori del Pd – è una scelta suicida per il Paese che ha già pagato
prezzi pesantissimi all’illegalità urbanistica. Ci auguriamo che nella sua
disperazione di oggi, il governo Berlusconi non voglia regalare al nostro
Paese quest’ultimo boccone avvelenato”.
Se somigliamo agli altri
L’antipolitica esiste dappertutto ma in Italia è una vera marea montante, ben più poderosa di quanto riescano a misurare gli indicatori elettorali, dall’aumento dell’astensionismo al voto per le liste dei “grillini”.
E’ una marea montante ed è una strana “bestia”. Le sue parole d’ordine, i suoi linguaggi sono spesso detestabili, segnati dal peggiore qualunquismo.
Ma la premessa da cui nasce, un giudizio largamente e duramente negativo sulla moralità , l’attenzione all’interesse pubblico, dei politici come “categoria”, non è infondato. Così, circostanze che in linea astratta non dovrebbero destare scandalo – gli stipendi dei parlamentari italiani, per esempio, sono in linea con la media europea – da noi diventano colpe, e colpe gravi, per il totale discredito che circonda i partiti e chi dà loro volto e voce.
Il problema è che l’antipolitica italiana dei “rappresentati” trova alimento e anche obiettiva giustificazione in quell’altra antipolitica ancora più devastante – anch’essa per diffusione e intensità un’anomalia italiana:
un’infezione che demolisce il senso stesso della politica come cura del bene comune – che traspare dall’agire di troppi “rappresentanti”, nel quale le convenienze personali, di gruppo, di partito prevalgono sulla considerazione dell’interesse generale dando luogo a un ampio spettro di comportamenti, appunto, “antipolitici”: dalla corruzione per arricchirsi personalmente, a quella per arricchire il partito, all’abuso talvolta esibito dei simboli di stato del potere (l’auto blu, la scorta, i voli di stato…), alla difesa di prerogative d’eccezione che sono evidenti privilegi quali il generosissimo assegno vitalizio a tutti i parlamentari con almeno cinque anni di legislatura alle spalle.
Sebbene questo marciume si presenti, nel centrodestra, in forme incommensurabilmente più acute e patologiche (leggi ad personam, acquisto di parlamentari, cricche varie, i palazzi berlusconiani adibiti a bordelli), noi pure, noi Pd e noi centrosinistra, siamo coinvolti in una sorta di “chiamata di correo”; e noi pure, questo è evidente, siamo considerati da molti – anche da molti tra i nostri elettori – parte del problema e non della soluzione.
Insomma l’attuale “questione morale” interroga anche noi. Così la pensa la maggioranza degli italiani, così testimoniano numerose vicende più o meno
recenti: dalla Sicilia a Napoli, da Milano all’Umbria. Troppo spesso la nostra politica somiglia terribilmente a quella “macchina di potere e di clientela” descritta da Enrico Berlinguer esattamente trent’anni fa. Troppo spesso, al di là degli specifici contenuti e degli esiti naturalmente aperti delle inchieste giudiziarie in corso, anche tra di noi si manifesta un’abitudine consolidata a coltivare rapporti opachi con gli interessi economici; rapporti, va detto, che spesso diventano la vera base di decisioni politiche e amministrative in molteplici campi: l’urbanistica, le infrastrutture, gli appalti…
Riconoscere questo problema e soprattutto impegnarsi a testa bassa per affrontarlo, è il modo più saggio ed efficace per difendere l’onore del Pd, nella consapevolezza che quanto più la politica immiserisce la propria missione nell’amministrazione del potere a fini di vantaggio privato o lobbistico, tanto più essa perde di vista i bisogni, gli interessi, le aspirazioni più larghi, più generali, e tanto più contribuisce ad alimentare un’analoga caduta dell’etica in tutta la società .
Allora, se si vuole che il Partito democratico sia una vera, concreta, creduta speranza di cambiamento e miglioramento per gli italiani, occorre che chi fa politica nel Pd non solo sia garanzia assoluta di una lotta senza quartiere all’illegalità , ma testimoni una passione ideale, un rigore etico inattaccabili. Fuori da questa via, resta solo il fallimento della stessa premessa di rinnovamento da cui siamo nati, e resta il rischio più che probabile che i nostri elettori attuali e potenziali si ritrovino a confondere noi come tutti in un unico, inappellabile giudizio di condanna.
ROBERTO DELLA SETA
FRANCESCO FERRANTE
Bene conferma divieto dei sacchetti di plastica
“E’ da giudicare positivamente la scelta del Ministero dell’Ambiente di portare oggi in Consiglio dei Ministri e fare approvare un ddl che ribadisce il divieto di commercializzazione dei sacchetti di plastica chiarendo alcuni dettagli della norma, rispondendo alle nuove esigenze del mercato e dei consumatori e alle richieste dell’Unione Europea. Nel percorso parlamentare del provvedimento, che come opposizione assicuriamo sin da adesso che faremo di tutto per rendere il più rapido possibile, miglioreremo alcuni aspetti tecnici a partire da quello che stabilisce che i sacchetti riutilizzabili conformi alle nuove disposizioni sarebbero quelli di spessore superiore ai 400 micron. E’ uno spessore eccessivo che può utilmente ridursi sino a 80 micron, salvaguardando le esigenze dell’ambiente e rispondendo in maniera più coerente alle richieste del mercato”.
Lo dichiara il senatore Francesco Ferrante, responsabile per il Pd delle
politiche relative ai cambiamenti climatici, che nel 2007 firmò
l’emendamento che ha introdotto la norma nel nostro Paese.
“La messa al bando dei sacchetti di plastica – continua Ferrante – ha incontrato il grande favore dei cittadini, tant’ è che un recente sondaggio, realizzato dall’Istituto diretto da Mannheimer, ha stabilito che il 93% degli italiani è consapevole del fatto che dal 2011 non è più possibile commercializzare gli shoppers di plastica, e 6 su 10 esprimono un consenso convinto. C’è insomma un atteggiamento positivo nei confronti della normativa in quanto, l’impegno nei confronti dell’ambiente “è giusto e doveroso” e giustifica un’imposizione di legge”.