Ogm: Zaia intervenga subito con un Decreto, altrimenti è solo “chiacchiere e distintivo”

 

“In seguito alla sentenza del Consiglio di Stato del 19 gennaio scorso da aprile in Italia sarebbe possibile avere coltivazioni ottenute con Ogm, con tutti i rischi connessi per salute dei cittadini. Il rischio è tanto più concreto a causa della fiducia al decreto ‘mille proroghe’ con cui decadrà  l’emendamento che avevo presentato per sospendere la sperimentazione e le coltivazioni in campo aperto degli Ogm fino a quando le Regioni non abbiano adottato i piani di coesistenza, che aveva raccolto apprezzamenti e convergenze in Parlamento e da larga parte del settore agricolo e delle associazioni dei consumatori. Il ministro Zaia a questo punto non può più tergiversare, emani  subito un decreto o sennò tra qualche mese gli italiani rischiano di ritrovarsi nel piatto alimenti mutati geneticamente”- lo dichiara il senatore del Pd Francesco Ferrante.
“Zaia dal giorno delle sentenza – continua l’esponente ecodem –  continua a ripetere che gli Ogm non saranno mai utilizzati sul suolo italiano, perché a lui giustamente la polenta biotech fa schifo, assicurando che si sarebbe battuto in tutte le sedi contro la sentenza del Consiglio di Stato. Nella sua vaghezza il ministro non ha mai indicato chiaramente quale è l’unica strada percorribile, essendo la sentenza del massimo giudice amministrativo inappellabile, ovvero l’emanazione di un decreto che intervenga in maniera netta sulla materia. La sentenza del Consiglio di Stato – sottolinea Ferrante –  rischia di provocare danni gravissimi all’agricoltura italiana, connotata dalla tipicità  del prodotto,  consentendo l’uso degli Ogm in un paese come il nostro dove la stragrande maggioranza dei cittadini e degli agricoltori si dichiara contrario alle coltivazioni geneticamente modificate.”
“Il tempo stringe e la soluzione passa solo attraverso un intervento legislativo del ministro, che si professa grande nemico degli Ogm ma che se non interviene immediatamente – conclude Ferrante –  rischia di essere solo ‘chiacchere e distintivo’.”