Meno di un anno fa nel suo discorso d’insediamento alla Casa Bianca, Barack Obama disse che l’America per risolvere i suoi problemi e riprendere la sua leadership globale doveva mettersi alla testa di tre grandi sfide: sconfiggere la più grave crisi economica degli ultimi decenni, sconfiggere il terrorismo, sconfiggere l’inquinamento e il rischio mortale rappresentato dai cambiamenti climatici.
Meno di una settimana fa, in un articolo sui vent’anni dalla caduta del Muro di Berlino pubblicato in Italia da la Repubblica, Joschka Fischer concludeva che dopo quell’indimenticabile e benedetto Ottantanove, oggi sta per arrivare un altro, non meno decisivo appuntamento con la storia: la Conferenza di Copenaghen, dove i Paesi ricchi, i giganti emergenti con in testa la Cina e l’India, il Sud del mondo dovranno mettersi d’accordo per fermare tutti insieme il “global warming”.
Obama e Fischer sono due uomini di centrosinistra, queste loro parole testimoniano che nel discorso pubblico delle forze politiche e dei leader riformisti l’ambiente occupa ormai un posto di assoluta priorità .
Così non è stato finora in Italia, dove la politica ha mostrato una notevole resistenza a considerare l’ambiente una questione che intreccia e deve condizionare tutte le scelte sullo sviluppo.
Per questo tanti ecologisti italiani hanno guardato con fiducia alla nascita del Partito Democratico, che fino dal discorso tenuto al Lingotto da Walter Veltroni ha collocato questo tema come una pietra angolare della propria rinnovata identità . Ma ne Pd ancora oggi l’ambiente rimane per molti un tema secondario, e non vi è sufficiente consapevolezza del circolo virtuoso che può e dovrebbe legare le risposte alla crisi economica con quelle alla crisi ambientale e climatica. Noi ecologisti democratici vorremmo un Pd più deciso e netto nei suoi no – no al nucleare, no alla cementificazione illimitata del territorio, no a politiche infrastrutturali che privilegiano il trasporto su strada e penalizzano quello su ferro -; e più risoluto nel fare dell’ambiente uno dei tratti di più profonda e irriducibile differenza tra noi e la destra italiana.
Questa ambizione ha animato anche il nostro impegno nella vicenda congressuale convinti come siamo che senza l’ambiente al centro il Pd resterà un partito riformista incompiuto, zoppo, dimezzato. Oggi, dunque alla vigilia dell’assemblea nazionale che proclamerà Pier Luigi Bersani nuovo segretario del nostro partito, si terrà un primo incontro tra quanti condividono la nostra stessa ispirazione, promosso da Ermete Realacci e da Giuseppe Civati: sarà l’atto di nascita, così ci piacerebbe, di una lobby ecologica dentro il Pd, che nei prossimi mesi farà ogni sforzo per avvicinare la sostanza e l’immagine del Partito Democratico all’idea di riformismo che professano, e quando governano si sforzano di praticare, leader come Fischer e come Obama.
ROBERTO DELLA SETA
FRANCESCO FERRANTE