La balla del mare pulito

Articolo pubblicato su L’Unità 

E’andata in scena in questi giorni la “grande bufala” di Ferruccio Fazio. Il Ministro della Salute ha presentato alla stampa il Rapporto annuale sulle acque di balneazione, da cui si dovrebbe capire quanti e dove sono i tratti di mare troppo inquinati per poterci fare il bagno.
I dati contenuti nel Rapporto sono rassicuranti: sui 5175 chilometri di litorale controllati (oltre due terzi di tutte le coste italiane), i chilometri da vietare alla balneazione per inquinamento sono appena il 4%, poco più di 224. In trentacinque province la percentuale di mare pulito è superiore alla media nazionale, in molti casi raggiunge anche il 100%. Così per esempio nelle province di Imperia, Livorno, Potenza, Taranto, Campobasso, Ancona, Trieste e Agrigento. Meritano infine la lode l’Emilia Romagna e la Sardegna, regioni nelle quali tutte le province fanno registrare il 100% di balneabilità  delle coste controllate.
I siti vietati alla balneazione sono invece 302, e cinque le province con meno del 90% di mare balneabile. Maglia nera a Caserta, dove solo il 35% della costa è in regola.
Tutto bene dunque? No, tutta una balla. Perché le tabelle distribuite ai giornalisti, e scaricabili da chiunque sul sito del Ministero, sono quelle di un anno fa, con dati che si basano su analisi effettuate tra il 2008 e l’inizio del 2009.
Difficile dire come sia nata questa vicenda incredibile. Forse è soltanto sciatteria, forse qualcosa di peggio.
Fino a pochi giorni fa, sembrava che il Ministro della Salute si fosse dimenticato di comunicare agli italiani, come impone la legge, i dati sullo stato di salute del mare, sui tratti di costa balenabile  e su quelli vietati. La stagione estiva è già  entrata nel vivo, ogni fine settimana centinaia di migliaia di famiglie vanno sulle spiagge, ma del Rapporto sulla balneazione nemmeno l’ombra. Non è la prima volta che succede: nel 2008 fu reso noto il 2 luglio, l’anno scorso addirittura il 4 agosto, con buona pace di chi aveva già  fatto il bagno dove il depuratore funzionava poco e male e di chi aveva prenotato, pagando, una vacanza in una località  di mare inquinata. Quest’anno Fazio ha scelto un’altra strada: per accelerare i tempi – si fa per dire – ha fatto un po’ di copia e incolla, riciclando dati vecchi e spacciandoli per nuovi.
Il fatto è di assoluta e inedita gravità . In un Paese come il nostro con una spiccata vocazione balneare, e dove le cronache degli ultimi mesi dicono di zone costiere anche molto estese – per esempio il litorale del Golfo di Napoli – senza depuratori o con impianti andati in tilt, la condotta di Fazio è un ennesimo monumento all’irresponsabilità , al cinismo, al dilettantismo di troppi che sono pur sempre classe dirigente.
 

Roberto Della Seta
Francesco Ferrante
Parlamentari Pd