Intervento in Aula su situazione carceri

FERRANTE (PD). Signor Presidente, signor Ministro, colleghi, bene hanno fatto i colleghi radicali a prendere l’iniziativa, cui molti di noi hanno aderito, di impegnare l’Aula del Senato su un problema così drammatico.

La prima cosa da fare è evitare di aggiungere un altro scarto a quello drammaticamente presente della distanza tra ciò che prevede la Costituzione e le condizioni di vita reali dei detenuti: una situazione di fatto incostituzionale, uno scarto di cui ha parlato autorevolmente, molto meglio di quanto possa farlo io, il Presidente della Repubblica, che anche il Ministro ha voluto opportunamente citare nell’introduzione della sua relazione.

Ebbene, lo scarto che dobbiamo evitare noi è quello per cui a una dotta e approfondita analisi che possiamo svolgere in questa nostra giornata seguano  risposte assolutamentevaghe e inadeguate. Condivido quindi la proposta della senatrice Bonino di prenderci tutto il tempo necessario affinché a questa discussione possano invece seguire interventi efficaci, che siano coraggiosi fino in fondo e affrontino il problema, senza escluderne alcuno.

Signor Ministro, i dati sul sovraffollamento che lei ha voluto dare sono quelli noti; l’unico che non ho ben capito e che stride non poco con la concretezza dell’esperienza di chi di noi è andato nelle carceri è quello secondo il quale, dai numeri che lei ha fornito, i detenuti attualmente in prigione sarebbero 2.000 di meno di quanti le carceri italiane sarebbero in grado di accogliere. Così non è, evidentemente, in molti dei nostri istituti penitenziari la situazione di sovraffollamento  è veramente grave.

Tra i molti sintomi di disagio, il più grave è sicuramente quello delle morti che avvengono in carcere e, tra quelle, dei suicidi: Vincenzo Lemmo, Loredana Berlingeri, Carlo Saturno, ‘Mehedi Kadi, Moez Atadi, sono i nomi di solo alcuni dei 1.890 detenuti morti, di cui 673 suicidi, nelle carceri italiane negli ultimi dieci anni.

Signor Presidente, ho meditato sul fatto se fosse opportuno impiegare i sette minuti che ho a disposizione nel leggere l’elenco dei nomi di quei morti: ho deciso di non farlo per rifuggire dalla retorica, ma certo è che di queste donne e questi uomini, se non viene denunciato il decesso o il tentato suicidio dai parenti o dalle associazioni che meritoriamente si battono in difesa dei diritti dei detenuti, spesso nemmeno conosciamo il nome.

Anche in questo anno la lugubre contabilità  dei morti ci sta facendo raggiungere un record, perché sono già  143 i detenuti morti e lei ha detto che i suicidi sono 50 e non 47 come a noi risultava. Insomma, è davvero una lugubre contabilità .

A fronte di tutto questo, dobbiamo avere il coraggio di dire, come ha affermato la senatrice Bonino e condivido, che non c’è una connessione tra la sicurezza che dobbiamo garantire ai cittadini onesti e le condizioni del carceri e tantomeno il sovraffollamento delle stesse che oggi viviamo, e che quindi si deve intervenire per liberare fino in fondo gli istituti penitenziari.

Le misure alternative, di cui anche il Ministro ha parlato oggi, mi sembra siano evidentemente del tutto insufficienti, almeno fino adesso, e quindi dobbiamo rafforzarle e in un quadro più generale del miglioramento  del funzionamento della giustizia credo si debba avere il coraggio di considerare anche l’amnistia e l’indulto come strumenti da prendere in esame per risolvere il drammatico problema.

Colleghi, sono tra coloro che nella scorsa legislatura hanno votato l’indulto e, forse contrariamente ad altri che lo votarono insieme a me, non sono affatto pentito di quel voto.

So che nel 2006-2007 quando, per effetto dell’indulto, la popolazione detenuta era tornata nei limiti di capienza prevista per il sistema penitenziario, i detenuti morti furono il minimo dell’intero decennio. àˆ davvero triste e lugubre riportare i dati elaborati dal Centro studi di Ristretti Orizzonti che riguardano, rispettivamente, l’anno, i suicidi e il totale dei morti, ma è necessario lasciarli agli atti di questa giornata.

Nel 2000, vi sono stati 61 suicidi e 165 morti; nel 2001, 69 suicidi e 177 morti; nel 2002, 52 suicidi e 160 morti; nel 2003, 56 suicidi e 157 morti; nel 2004, 52 suicidi e 156 morti; nel 2005, 57 suicidi e 172 morti; nel 2006, 50 suicidi e 134 morti; nel 2007, 45 suicidi e 123 morti; nel 2008, 46 suicidi e 142 morti; nel 2009, 72 suicidi e 177 morti, nel 2010, 66 suicidi e 184 morti e nel 2011, al 13 settembre, vi sono stati 47 suicidi e 143 morti. Da questi dati emerge chiaramente che il 2006 e il 2007 sono gli unici due anni in cui c’è stata una diminuzione di questa lugubre contabilità .

àˆ del tutto evidente che nelle carceri italiane, alla luce di quanto sta accadendo in questi anni, si può affermare senza paura di smentita che oramai è in corso una drammatica e inesorabile strage silenziosa.

Signor Ministro, su questo episodio ho presentato moltissime integrazione (credo siano 15) insieme a tanti altri colleghi e mai il Governo ha risposto. Sarebbe forse opportuno che invece il Governo rispondesse al Parlamento quando questo pone problemi di tale natura.

In conclusione del mio intervento vorrei affrontare uno dei motivi principali per cui le carceri italiane sono giunte all’attuale situazione, tanto intollerabile, di sovraffollamento. Io credo che uno dei motivi principali – dobbiamo dirlo con chiarezza – è quell’ingiusta ed inefficace legge che porta il nome del sottosegretario Giovanardi.

Nel 2009, in occasione della Conferenza nazionale sui problemi connessi con la diffusione delle sostanze stupefacenti e psicotrope convocata dal sottosegretario Giovanardi, le associazioni «La società  della ragione», «Forum Droghe» e «Antigone» presentarono a Trieste un Libro bianco sui primi tre anni di applicazione della legge punitiva del 2006. Ovviamente la Conferenza governativa eluse il confronto sulla riforma legislativa, ma fece male perché in quel Libro bianco del 2009 si evidenziavano gli effetti negativi dell’inasprimento penale che cominciavano ad emergere con chiarezza.

Oggi, dalla lettura del secondo Libro bianco emerge che non vi è alcun dubbio sui danni collaterali della legge antidroga respressiva e criminogena, nel frattempo aggravata dalla legge Cirielli che salva gli incensurati e bastona i recidivi, cioè proprio i tossicodipendenti e gli emarginati. àˆ soprattutto aumentato in maniera esponenziale il numero dei ristretti per violazione della normativa antidroga, ai sensi dell’articolo 73 della citata legge, e quello è uno dei problemi più gravi che dobbiamo risolvere.

Sono tante le iniziative che possiamo presentare: io ed il collega Della Seta, ad esempio, abbiamo presentato un disegno di legge che vuole rimediare a queste distorsioni. Qualche collega ha detto, giustamente, che è ormai improcrastinabile ripensare al modello unico di istituto penitenziario. Certo è che se non prendiamo in esame tutti gli strumenti legislativi che abbiamo a disposizione non saremmo mai in grado di risolvere questo drammatico problema.