Intervento in aula su dissesto idrogeologico

FERRANTE (PD). Signor Ministro, Presidente, oggi parliamo a valle
dell’ennesimo fenomeno drammatico che questa volta ha colpito Toscana ed
Umbria in particolare. Purtroppo troppe volte abbiamo parlato a latte
versato, se così si può dire, ed in alcuni casi anche dopo che vi sono
state vittime e lutti: è latte versato che ci costa veramente troppo.

Soltanto dal 2009 all’inizio del 2011 è stato calcolato che abbiamo speso
qualcosa come oltre cinquecento milioni per riparare ai danni fatti e non
per prevenirli soltanto in quell’anno e successivamente purtroppo come noto
anche di più. Stiamo parlando quindi di cifre pari ad un milione al giorno
in spese che servono soltanto a rimettere a posto le situazioni, senza
davvero prevenirle.

Sempre rimanendo sulle cifre che lei stesso ha dato, cioè quella parte di
territorio interessata al dissesto idrogeologico, significa, tradotto in
persone, che oggi ci sono 5 milioni di persone che vivono in una situazione
di rischio per i motivi che stiamo qui discutendo.

Allora mi chiedo, Ministro. se è vero com’è vero – perché le cifre sono
note da tempo e lei anche oggi ce le ha ricordate – che qualcosa di
imponente, 40 miliardi, sono necessari per mettere in sicurezza il nostro
territorio – non crede sia giunto il momento di fare delle scelte nette per
cui finalmente si possano trasferire risorse impegnate magari in grandi
opere che mai si verranno a realizzare per trasferirle in qualcosa di più
concreto e fattibile?

àˆ meglio continuare a tenere impegnati i soldi sul Ponte sullo Stretto o
piuttosto chiudere finalmente la vicenda del Bisagno con lo scolmatore a
Genova ?

àˆ meglio continuare a tenere impegnate risorse per l’ennesimo progetto che
vuole trasformare una strada in autostrada o piuttosto mettere in sicurezza
i territori dell’orvietano che anche questa volta sono stati alluvionati?

Ho condiviso le motivazioni che l’hanno spinta a scrivere all’Europa per
chiedere la deroga al patto di stabilità  per gli investimenti che non solo
aiutano a difendere il territorio ma lo sviluppo.

Se è vero questo, non è vero anche al nostro interno ? Se quegli
investimenti sono per lo sviluppo non ha senso considerare una deroga, un
allentamento anche del patto di stabilità  interno per quei Comuni virtuosi
che potrebbero utilmente impiegare le loro risorse in quella direzione?

Veniamo ora alle cause: in questo Paese negli ultimi 10 anni abbiamo perso
300.000 ettari – dice l’Istat – di suolo. Forse è pari ad 1 milione di
ettari la superficie agricola utilizzata che abbiamo perso in questi ultimi
anni.

Fa un po’ specie sentire proprio in queste ore i colleghi Nitto Palma e gli
altri riproporre per l’ennesima volta un condono edilizio per la loro
Regione che però -ahimè – si estenderebbe in tutto il Paese. Ma lasciamo
perdere queste amenità .

Non è il caso finalmente di fare quelle politiche che servano a
rinaturalizzare il territorio, ridare spazio ai fiumi perché oltre a
trovare risorse dobbiamo riuscire ad avere anche la qualità 
dell’intervento, determinare una qualità  dell’intervento.

Da questo punto di vista, signor Ministro, mi permetto di suggerire, oltre
alla revisione e al rafforzamento del ruolo delle autorità  di bacino, nuovi
strumenti che vanno nella direzione indicata dalla Comunità  europea e dalle
nuove direttive europee sulla partecipazione. Penso, ad esempio, ai
cosiddetti Contratti di fiume.

A me fa piacere aver sentito oggi il collega Benedetti Valentini convertito
alla questione dei cambiamenti climatici. Non posso però non ricordare a
lui e alla sua parte politica che questo Senato per due volte, in questa
legislatura, è stato costretto a votare, da quella parte politica, mozioni
che negavano i cambiamenti climatici che, ahimè, hanno fatto ridere di noi
mezzo mondo.

Contento che finalmente anche da quella parte si comincino a sentire parole
più sagge da questo punto di vista, mi chiedo se non sia il caso di
arrivare ad un piano nazionale di adattamento ai cambiamenti climatici. Un
piano nazionale che metta insieme tutte le politiche necessarie affinché si
rafforzi la resistenza del territorio nei confronti di effetti
metereologici sempre più estremi innestati dai cambiamenti climatici.

Ricordo che oggi parliamo di alluvioni, ma al contempo abbiamo un problema
altrettanto grave che è la desertificazione avanzante in tanta parte delle
nostre Regioni del Mezzogiorno e quindi l’adattamento a questi cambiamenti
è sempre più urgente e non può essere rimandato ancora.

Mi auguro pertanto che le risorse di cui lei ha parlato – apprezzo l’onestà 
nel dire che esiste una difficoltà  nel saperle spendere, ma è una
difficoltà  che non appartiene solo alle Regioni essendo appartenuta in
passato anche al Dicastero che lei oggi dirige -, a parte la difficoltà  di
spenderle e di scegliere gli interventi, vengano impiegate quanto prima
perché non possiamo più perdere tempo di fronte a quella che ormai è una
vera e propria emergenza. (Applausi dal Gruppo PD).