E’ urgente un interpretazione autentica e univoca del testo della sanatoria Maroni che rispetti i principi sacrosanti dell’uguaglianza, dell’accoglienza, della solidarietà e dei più elementari diritti civili”.Lo dichiarano i senatori del Pd Francesco Ferrante e Roberto Della Seta, che in merito hanno presentato un’interrogazione al Ministro Maroni.
“Non è chiaro, infatti – sostengono i senatori – come le Autorità di Polizia si stiano comportando nei riguardi degli immigrati che hanno avanzato domanda di regolarizzazione in virtù dell’ultima “Sanatoria per colf e badanti” del 2009, ma che in passato hanno ricevuto e non hanno rispettato un decreto di espulsione. Da parte delle varie Prefetture c’è una drammatica disparità di trattamento nell’applicazione della Sanatoria Maroni, per cui in molti casi sono stati espulsi gli stranieri che erano stati invitati per legge ad autodenunciarsi proprio per uscire dalle condizioni di illegalità “.
“Di fronte all’apertura di un percorso di legalità – continua i senatori del Pd – decine di migliaia di lavoratori stranieri sono ‘emersi’, hanno presentato regolare domanda di sanatoria e pagato l’Inps, dopo di che sono stati espulsi.
All’origine di quello che potrebbe essere definito l’ennesimo pasticcio burocratico del nostro Paese, se di mezzo non ci fossero uomini, donne e famiglie separate a forza, ci sono due indicazioni contrastanti: il 23 settembre 2009 il Viminale dichiarava che un immigrato che avesse ricevuto un decreto di espulsione a seguito del solo fatto di essere stato fermato e trovato privo del permesso di soggiorno poteva presentare domanda di sanatoria, mentre il 17 marzo 2010 il Capo della Polizia Manganelli ordinava l’esatto contrario. In pratica una colf o una badante rimasta a vivere nel nostro Paese senza un documento di soggiorno veniva di fatto messa sullo stesso piano di consumati criminali”.
“Occorre immediatamente sospendere il rigetto delle domande di sanatoria dubbie, anche di quelle già negate, perché – concludono Ferrante e Della Seta – è indegno di un paese civile che prima si invitino gli immigrati ad autodenunciarsi e a versare tasse, con la promessa di regolarizzarli, e poi si cambino le regole in corsa per espellerli.”