Nella mattinata di oggi, 3 novembre, si è svolto presso la Sala Aldo Moro della Camera dei Deputati la celebrazione del 1° Anniversario dell’entrata in vigore dell’Accordo di Parigi e una riflessione sulle sue prospettive di attuazione. L’evento è stato organizzato da Kyoto Club.
Nel dicembre 2015 si è tenuta la Conferenza mondale sul clima dell’ONU (COP 21) con l’obiettivo di discutere l’approvazione di un accordo per vincolare le emissioni di gas serra e contenere il surriscaldamento globale ben al di sotto dei 2°. Il 4 novembre 2016, dopo aver raggiunto la soglia minima prevista di 55 Paesi l’Accordo di Parigi – ratificato ad oggi da 169 Paesi, sui 197 aderenti alla Convenzione quadro sui cambiamenti climatici – è entrato in vigore divenne effettivo. L’Italia lo ha ratificato il 27 ottobre del 2016.
“Gli obiettivi fissati con l’accordo di Parigi – ha sottolineato Lorenzo Radice, Responsabile Sostenibilità Gruppo FS Italiane – rappresentano un punto fermo della strategia per il contenimento dei cambiamenti climatici e devono orientare le scelte di Stati, imprese e cittadini. In questo scenario, il settore dei trasporti ha importanti responsabilità in quanto concorre in maniera consistente alle emissioni climalteranti immesse nell’atmosfera. Il Gruppo FS Italiane – ha continuato – è da sempre impegnato nel migliorare le proprie performance ambientali con l’obiettivo di contribuire a ridurre l’impronta ecologica delle attività industriali, produttive e dei servizi, individuando le migliori e più innovative soluzioni per rendere sempre più efficienti ed efficaci i processi industriali. Con il Piano industriale 2017-2026, incardinato su cinque pilastri (infrastrutture integrate, mobilità integrata, digitalizzazione, logistica integrata ed espansione internazionale), il Gruppo FS Italiane vuole creare sinergie fra attori, tecnologie e infrastrutture per favorire lo shift verso modalità di spostamento più efficienti e meno inquinanti per passeggeri e merci. Inoltre – ha concluso Radice – il Gruppo FS Italiane, nel prossimo decennio, vuole proporsi come soggetto promotore di un nuovo sistema di mobilità, che favorisca l’integrazione di tutte le modalità di trasporto, collettive e individuali, a tutti i livelli, internazionale e regionale, in un’ottica di sostenibilità sociale, economica e ambientale: questa è la vision alla quale tutte le attività del business stanno concorrendo”.
“L’Accordo di Parigi offre opportunità senza precedenti per lo sviluppo sostenibile dell’Italia e dell’Unione europea – ha dichiarato Catia Bastioli, CEO di Novamont S.p.A. e Presidente di TERNA e di Kyoto Club. Per tenerne monitorata l’attuazione e i costi del “non fare” – continua Bastioli – da quest’anno Kyoto Club organizzerà annualmente un evento in occasione dell’entrata in vigore dell’Accordo. A Parigi i Governi hanno dettagliato gli impegni per de-carbonizzare l’economia e riconnetterla con la società, prosegue Bastioli, ed essere in grado di vivere bene nel limite naturale è la grande sfida del nostro secolo, una sfida che richiede azioni immediate perché la variabile tempo incombe. Occorre ripensare criticamente la cultura della produzione e della conservazione, superando quella egemone dello scarto e per vivere nei limiti della natura dobbiamo superare i nostri limiti, avendo chiare la consapevolezza della responsabilità dell’azione umana sui cambiamenti climatici e l’essenzialità e la centralità delle risorse naturali. Oggi diventa di primaria importanza poter contare su manager e imprenditori, nonché su investitori, accademici e istituzioni, che comprendano fino in fondo il valore del capitale naturale e della stabilità sociale e lo includano nei loro piani industriali e di sviluppo. Dobbiamo mettere al centro l’uso efficiente delle risorse e l’azzeramento degli scarti – ha detto quindi la Presidente dell’associazione, trasformando problemi locali in opportunità imprenditoriali, capaci di trarre valore dalla preservazione del capitale naturale e sociale e di dare un peso economico significativo alle esternalità generate dai diversi modelli di produzione e consumo, partecipando così a quel cambiamento culturale essenziale per intraprendere un nuovo e più virtuoso modello di sviluppo”.
Gianni Silvestrini, Direttore Scientifico di Kyoto Club, ha affermato che “la firma dell’Accordo sul Clima ha innescato una decisa accelerazione delle politiche climatiche in alcuni paesi chiave. Le emissioni dell’India al 2030 dovrebbero infatti essere almeno di 1,5 miliardi di tonnellate di CO2 inferiori rispetto agli obiettivi presentati a Parigi e quelle dell’India vengono stimate in 1 miliardo meno rispetto ai 6 miliardi previsti”. Silvestrini ricorda poi che, nonostante la retromarcia federale di Trump, “gli Usa vedono un proliferare di azioni dal basso da parte di città, Stati e imprese che contrastano. Adesso tocca all’Europa dare un segnale chiaro se vorrà mantenere la leadership della battaglia climatica insidiata dalla Cina ormai capofila del boom delle rinnovabili e della mobilità elettrica”.
“Quando in conclusione della COP21 si firmò l’Accordo di Parigi in molti pensarono che si stava uscendo dall’era fossile e che quella fosse davvero una volta storica – mette in guardia Francesco Ferrante, Vicepresidente di Kyoto Club. Oggi celebriamo il primo compleanno della sua entrata in vigore in maniera contraddittoria – afferma Ferrante – spiegando poi che da una parte si moltiplicano i segnali positivi per cui si è definitivamente stabilizzato il disaccoppiamento tra crescita del Pil globale e l’aumento delle emissioni di CO2, si riduce il consumo di carbone e persino negli Usa di Trump, dal 2010 a oggi si sono chiuse o hanno annunciato la chiusura più della metà delle centrali a carbone, e anche il nostro paese può vantare alcuni record invidiabili sul fronte della produzione di energia elettrica da fonti rinnovabili. Ma allo stesso tempo sono le stesse Nazioni Unite che ci avvertono che la somma degli impegni nazionali di riduzione delle emissioni non garantisce affatto che i target fissati a Parigi possano essere raggiunti. E nel nostro Paese negli ultimi due anni invece di accelerare verso un’economia low carbon, abbiamo innestato la marcia indietro e sono addirittura aumentate le emissioni nel settore della produzione di energia. Serve quindi un urgente cambiamento – conclude poi il Vicepresidente – nelle scelte politiche che ci consenta invece di rispettare gli impegni internazionali e di cogliere le opportunità di nuovo sviluppo che ci offre l’innovazione tecnologica”.