Pubblicato su huffingtonpost.it
Alla fine la figura più dignitosa l’ha fatta, incredibilmente, Angelino Alfano: da quando si è cominciato a parlare della Legge sulle unioni civili, ha detto ogni giorno che di “stepchild adoption” non voleva sentire parlare, che avrebbe fatto di tutto, referendum compreso, per impedire questa che per lui, per il suo partito e per una parte non piccola dell’opinione pubblica italiana è una norma letteralmente “contro natura”. Certo come molti altri nemici della possibilità di adottare il figlio biologico del proprio partner ha cercato di intorbidare le acque del dibattito pubblico: agitando lo spauracchio dell’utero in affitto, che in Italia era e restareà vietato e che con questa legge non c’entra nulla, e alimentando la confusione – ahinoi subita anche da più di un sondaggista – tra “stepchild adoption” e adozioni per le coppie gay, misura che sarebbe sacrosanta ma che, di nuovo, non ha mai fatto parte della legge Cirinnà. Ha giocato sporco come tanti, Alfano, ma per lo meno ci ha messo la faccia, e adesso incassa un’indiscutibile vittoria politica e di immagine.
Chi proprio non ha vinto sono invece i due apparenti “duellanti” di queste ultime settimane di “balletto” sulle unioni civili: Pd di Renzi e Cinquestelle di Grillo.
Gli uni e gli altri hanno avuto paura di votare la legge Cirinnà con dentro la “stepchild adoption”, preoccupati che questa “terribile” equiparazione, quanto a status e diritti, di alcune centinaia i bambini italiani a tutti gli altri innervosisse un po’ di loro elettori (e nel caso del Pd anche un bel po’ di senatori).
Per evitarlo, hanno scaraventato sull’ultimo miglio della legge improvvisi e del tutto artificiosi ostacoli: i grillini scoprendosi da un giorno all’altro nemici giurati di quell’emendamento “canguro”, anti-ostruzionistico, che fino a poche ore prima avevano garantito di sostenere; il Pd con il suo leader-presidente del consiglio prendendo la palla al balzo da questo voltafaccia per decidere un altrettanto vistoso dietrofront: via la “stepchild adoption” dalla legge, accordo di maggioranza con il partito di Alfano, voto di fiducia su un provvedimento rispetto al quale il governo si era sempre dichiarato “neutrale”.
Insomma: come in quegli spettacoli americani di wrestling in cui due avversari sul ring si scambiano colpi tremendi, si insultano, si calpestano ma tutto rigorosamente per finta, anche qui lo scontro tra Pd e Cinquestelle è stato un’immensa simulazione.
Ora entrambi i (finti) contendenti stanno per portare a casa il risultato cui tenevano: niente “stepchild adoption”, i democratici potranno dire di avere comunque dato qualche diritto in più alle coppie omosessuali, i grillini magari grideranno che il Pd ha sacrificato altri diritti pur di accontentare Alfano.
La pantomima dunque continuerà, solo sarebbe corretto che i suoi protagonisti avvertano il pubblico che si fa tutto ed esclusivamente per lo spettacolo, come nel wrestling.
ROBERTO DELLA SETA
FRANCESCO FERRANTE