Pubblicato su La Nuova Ecologia
Rilanciare l’iniziativa ecologista per avanzare un’ipotesi di economia centrata sulla legalità , l’innovazione e la bellezza.
La sfida entra nel vivo. Forse i lettori de “La Nuova Ecologia” ricorderanno che qualche mese fa, in un’analisi semiseria sui risultati elettorali di febbraio sulle pagine di questo giornale che sentiamo un po’ “casa nostra”, concludevamo il nostro ragionamento con una promessa (o per qualcuno una minaccia): “toccherà fare qualcosa di nuovo. Oggi contrariamente anche a pochi anni fa la voglia di rappresentanza di un pezzo di società , anche di sistema economico, che anela la modernizzazione è più forte che mai. E’ come se la domanda di politica, di buona politica non abbia ancora trovato l’offerta giusta e vada disperatamente cercando a destra e sinistra. Noi vogliamo provare a costruire questa offerta…”.
Dopo qualche mese ve lo confermiamo: ci stiamo provando. A fine giugno, in un’affollata assemblea all’Auditorium del Maxxi di Roma abbiamo lanciato “Green Italia” (appello, documenti, rassegna stampa su www.greenitalia.org), con l’ambizione appunto di dare testa, gambe e possibilmente cuore a un nuova forza politica ecologista che sappia rispondere a quell’esigenza di “altra politica” che a noi sembrava emergere in maniera lampante anche dai risultati elettorali e a cui i partiti e i movimenti, vecchi e nuovi, non ci sembrano capaci di raccogliere.
Peraltro ciò che è successo dopo le elezioni e dopo quel nostro commento, ha reso ancora più evidente tale necessità : consultazioni in streaming, i 101 Pd che affondano Prodi e poi le #largheintese, l’Imu, l’Iva, nessuna visione di futuro che si aggiri dalle parti del Governo, sino al balletto indecente intorno alla decadenza di B. e la rinnovata fiducia a Letta. Altro che “teatrino della politica”!
Così, insieme a persone che vengono dall’associazionismo, ad altri che si sono misurati già con la politica, a imprenditori stufi di delegare ad altri una rappresentanza di interessi innovativi sempre negletta, stiamo girando l’Italia in un’operazione che al contempo è di “scouting” – alla ricerca di cittadini attivi e socialmente responsabili che voglio impegnarsi in prima persona – e di organizzazione di una forma nuova di politica: che non vuole essere “partito” tradizionale ma campo d’impegno più largo e più aperto, che cercherà di utilizzare al meglio le grandi possibilità della rete ma senza rinunciare mai al “corpo a corpo” sui temi concreti, nelle città e nei territori, che mai nessun social network potrà sostituire.
Da Ancona a Torino, da Palermo a Milano, da Reggio Calabria a Napoli, le iniziative di Green Italia hanno ruotato intorno a tre assi fondamentali: green economy, bellezza, legalità .
La legalità è una precondizione, che in Italia troppo spesso manca. Di questo abbiamo parlato con Don Ciotti quando siamo andati a trovarlo ad Avigliana. La criminalità organizzata che soffoca territori e libertà di impresa, ma anche una politica che non sa (o non vuole) prendere le distanze da interessi oscuri e illegali. Da qui dobbiamo partire, e anche nella costruzione di Green Italia siamo inflessibili su trasparenza (tutti i conti on line) e sull’adozione del codice etico “antimafia” da parte di tutti gli aderenti.
La bellezza è il “patrimonio” più importante di questo Paese. Da tutelare innanzitutto contro le aggressioni di abusivismo, cemento, consumo di suolo. Ma anche da saper valorizzare con intelligenza. “Voler bene all’Italia” si chiama una bella campagna di Legambiente – quella sui piccoli comuni custodi di tanta di quella bellezza. Ecco, noi vogliamo bene all’Italia, ne siamo orgogliosi e vogliamo combattere i tanti “traditori” interni: dai protagonisti di “Gomorra” a chi pensa di poter produrre senza attenzione alla salute e all’ambiente come è avvenuto per troppo tempo a Taranto, dai cementificatori delle nostre coste a chi vorrebbe utilizzare il mare per trivellarlo alla ricerca di qualche goccia di petrolio.
La green economy non può essere più né una nicchia, né una “parte”. Green economy è il futuro dell’economia e se non si fanno le scelte conseguenti non solo si perde tempo e si sprecano occasioni, ma non si dà futuro alle nuove generazioni. In molti, in tutti gli schieramenti politici, si riempiono la bocca di “lavoro”, in molti dichiarano di combattere la “precarietà ”, ma nulla di concreto si fa e lo stesso dibattito pubblico non va oltre discussioni, pur importanti ma non certo esaustive, su forme e diritti. Servono invece indicazioni nette e una politica industriale coerente: chimica verde per il rilancio di quel settore che negli anni ‘60 fu al centro del boom economico; rinnovabili ed efficienza per accelerare l’inevitabile uscita dal fossile e attrezzarci prima degli altri nella gigantesca rivoluzione energetica in atto; mobilità nuova per ridare libertà di movimento ai cittadini nelle nostre aree urbane; scelte nette sui rifiuti che privilegiando il recupero di materia diano fiato a un economia che come è noto è povera di materie prime.
Queste le sfide di Green Italia su cui stiamo trovando grande ascolto, interesse, voglia di protagonismo. L’obiettivo più immediato resta quello di celebrare il congresso fondativo della nuova formazione politica tra dicembre e gennaio, per essere pronti per la prossima competizione elettorale: le europee della primavera prossima o anche le politiche nella (auspicabile) ipotesi che si faccia una nuova legge elettorale e si metta fine a questa triste stagione di larghe intese.
ROBERTO DELLA SETA
FRANCESCO FERRANTE